Juve, l'ultimo stipendio di Cristiano Ronaldo: tutti i retroscena

Il club paga per le manovre nel periodo della pandemia. Con la Figc patteggiò. La società:   "Nessun accordo, la famosa carta non era vincolante"

Accordi di riduzione degli stipendi nel periodo Covid, integrazioni successive portate a termine forse non con la stessa premura, lettere segrete e persino mail sospette. C’era di tutto nel calderone che portò la Juventus per la seconda volta in pochi mesi davanti alla giustizia sportiva dopo la penalizzazione per le plusvalenze (-10 in classifica) e che animò nel 2023 una primavera di tensioni, destabilizzando la squadra di Allegri in corsa per la Champions. Ieri il Collegio arbitrale ha detto l’ultima parola sul caso forse più spinoso: lo stipendio di Cristiano Ronaldo. La Juve è stata condannata a versare quasi 10 milioni di euro (9.774.166 e 16 centesimi) sul già ricchissimo conto in banca del campione portoghese a titolo di «risarcimento danni per comportamento doloso» o comunque «per responsabilità precontrattuale». Il Collegio non ha stabilito la validità o meno delle manovre stipendi delle stagioni 2019-20 e 2020-21, quelle per le quali il club ha patteggiato con la procura Figc una multa pur di chiudere le varie controversie, ma ha semplicemente affermato che il comportamento della società non fu corretto in varie fasi. 

Colpa CR7

In principio a Ronaldo spettavano 19,5 milioni, ridotti a 9,77 perché il calciatore «ha contributo al danno». Un aspetto che finisce per costargli un 50% del risarcimento. «Il Collegio ritiene che la condotta di Ronaldo non sia immune da colpe». Quali? Il cinque volte Pallone d’Oro ha sottoscritto la riduzione del proprio stipendio (4 mesi) nella seconda manovra (2020-21) senza avere ottenuto le dichiarazioni «destinate a ripristinare le sue spettanze». E poi: «quando tra luglio e agosto 2021 erano disponibili i moduli federali per formalizzare gli accordi di integrazione - viene spiegato nel dispositivo da Villa, Sacchi e Cantamessa, componenti del Collegio - preferì soprassedere con il desiderio di non creare ostacoli alla trattativa per il suo trasferimento al Manchester». La Juve ha espresso la propria posizione in tarda serata tramite una nota, nella quale fa presente che «gli arbitri hanno riconosciuto la validità dell’accordo di riduzione dei compensi e rilevato l’assenza di alcun accordo di integrazione tra le parti, ritenendo che la “carta Ronaldo” non abbia alcun effetto vincolante».


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Lo stipendio di Ronaldo: i fatti

Dall’Arabia, dove oggi gioca per l’Al-Nassr, Ronaldo aveva attivato tramite i propri legali due diversi procedimenti arbitrali: il primo perso, il secondo concluso con la sentenza di ieri. Non è stato possibile dimostrare, come chiedeva Ronaldo, la nullità degli accordi di riduzione degli stipendi poiché si sarebbe dovuto parlare a quel punto di inganno, «ed è necessario che la parte fosse stata indotta in errore tramite artifici o raggiri». Accettata, invece, la bontà della domanda risarcitoria perché è ritenuto imputabile al club il modus operandi contrario alla buona fede ai sensi dell’articolo 1337 del codice civile. Il Collegio arbitrale ha così rimandato indietro il tempo, riportando la situazione al 13 aprile 2021, momento nel quale viene documentato l’inizio della negoziazione tra le parti. Semplifichiamo: è come se CR7, che alla Juve costava 58,6 milioni lordi a stagione, non avesse mai rinunciato a un euro.


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Accordi di riduzione degli stipendi nel periodo Covid, integrazioni successive portate a termine forse non con la stessa premura, lettere segrete e persino mail sospette. C’era di tutto nel calderone che portò la Juventus per la seconda volta in pochi mesi davanti alla giustizia sportiva dopo la penalizzazione per le plusvalenze (-10 in classifica) e che animò nel 2023 una primavera di tensioni, destabilizzando la squadra di Allegri in corsa per la Champions. Ieri il Collegio arbitrale ha detto l’ultima parola sul caso forse più spinoso: lo stipendio di Cristiano Ronaldo. La Juve è stata condannata a versare quasi 10 milioni di euro (9.774.166 e 16 centesimi) sul già ricchissimo conto in banca del campione portoghese a titolo di «risarcimento danni per comportamento doloso» o comunque «per responsabilità precontrattuale». Il Collegio non ha stabilito la validità o meno delle manovre stipendi delle stagioni 2019-20 e 2020-21, quelle per le quali il club ha patteggiato con la procura Figc una multa pur di chiudere le varie controversie, ma ha semplicemente affermato che il comportamento della società non fu corretto in varie fasi. 

Colpa CR7

In principio a Ronaldo spettavano 19,5 milioni, ridotti a 9,77 perché il calciatore «ha contributo al danno». Un aspetto che finisce per costargli un 50% del risarcimento. «Il Collegio ritiene che la condotta di Ronaldo non sia immune da colpe». Quali? Il cinque volte Pallone d’Oro ha sottoscritto la riduzione del proprio stipendio (4 mesi) nella seconda manovra (2020-21) senza avere ottenuto le dichiarazioni «destinate a ripristinare le sue spettanze». E poi: «quando tra luglio e agosto 2021 erano disponibili i moduli federali per formalizzare gli accordi di integrazione - viene spiegato nel dispositivo da Villa, Sacchi e Cantamessa, componenti del Collegio - preferì soprassedere con il desiderio di non creare ostacoli alla trattativa per il suo trasferimento al Manchester». La Juve ha espresso la propria posizione in tarda serata tramite una nota, nella quale fa presente che «gli arbitri hanno riconosciuto la validità dell’accordo di riduzione dei compensi e rilevato l’assenza di alcun accordo di integrazione tra le parti, ritenendo che la “carta Ronaldo” non abbia alcun effetto vincolante».


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