Napoli a Udine un anno dopo: come cambiano le lacrime napoletane

Leggi il commento sul periodo degli azzurri di Calzona
Napoli a Udine un anno dopo: come cambiano le lacrime napoletane© ANSA
Mimmo Carratelli
6 min
Ben ritrovata, Udine. Qui i delusi e gli ammaccati dello scudetto 2023. Anche l’altra volta era de maggio. Ma un giovedì, 4 maggio, turno infrasettimanale. Tutta un’altra storia. Dal Friuli, quella notte, Osimhen, e chi se non Osimhen, con un tap-in memorabile segnò il gol del pareggio (1-1) che valse il terzo scudetto azzurro a cinque giornate dalla fine del campionato. Un trionfo. Una pura formalità al Friuli. A fine febbraio quel Napoli stregato da Spalletti aveva un vantaggio di 18 punti su Inter e Milan. Nel girone d’andata (50 punti) aveva volato. Applausi anche in Europa.  

A cinque giornate dalla fine mancava la certezza matematica della vittoria. Bastava un pareggio a Udine contro un squadra di bella gente, l’immenso Becao in difesa, il talentuoso Samardzic, l’irrequieto Udogie, il macedone Nestorovski, allenati da Andrea Sottil, uno di Venaria Reale. Andò bene. Fummo felici anche se proprio quella sera, 4 maggio 2023, vennero fuori le prime crepe, i primi dissapori, i primi dispetti e l’annunciata fuga di Spalletti e Giuntoli. Scudetto cotto e mangiato. Poi, l’indigestione totale, il disastro di quest’anno. È nelle sale cinematografiche la pellicola dei ricordi dello scudetto trentatré anni dopo Maradona. Una beffa di questi tempi. 

Questa volta, il Napoli sale a Udine senza nessuna ambizione, acquattato a metà classifica, lontano da ogni zona europea, per poco non lo prende anche il Torino. Non porta nessuna felicità. Eppure ci sono ancora Osimhen e Kvaratskhelia, i gemelli dei gol-scudetto. E ce ne sono tanti con lo scudetto. Ma si sono afflosciati, piegati su se stessi, con poca voglia di vincere, come dice Calzona, e il modo ancor ci offende. Il Napoli, stavolta, non ha nulla a pretendere. Udine in ambasce per un campionato girato storto. Neppure una vittoria con Sottil nelle prime nove partite, delusione imprevista, Gabriele Cioffi che torna in panchina, le cose peggiorano, e sono arrivati Fabio e Paolo Cannavaro, i nostri cari fratelli del golfo, per una salvezza complicata.  

Udinese-Napoli questo lunedì 6 maggio. Domani. Già eseguito a Napoli lo sfratto dello scudetto. Il presidente s’è arrotato da solo. Tre allenatori ci hanno capito poco. I giocatori potevano dare una mano, non ci hanno messo neanche i piedi. Appena due vittorie nelle nove partite con Calzona. La miseria di 52 gol. Sono stati 77 l’anno scorso e una difesa super, 28 gol, la migliore del campionato. Ma se Napoli piange, Udine non ride. La squadra friulana non vince da sei partite, dall’incredibile vittoria a Roma contro la Lazio. Quasi a galla con 17 pareggi, nove in casa, otto fuori, col capestro di 13 sconfitte (il Napoli 10, figuriamoci!).  

Siamo tra color che son sospesi. Il Napoli sulla vergogna. L’Udinese, da 29 anni in Serie A, sul baratro della retrocessione. Terzultima. Mai così in basso dalla stagione 2015-16 quando, quart’ultima, si salvò per un punto, il vulcanico Colantuono in panchina per 29 partite, poi il più pacato De Canio, e c’era ancora Totò Di Natale, però all’ultima stagione, 38 anni, 227 gol mai banali in maglia bianconera.  
Una partita malinconica al Friuli, in questo posticipo del lunedì, chiusi i barbieri, però aperta la difesa del Napoli che ha preso gol in ventotto partite su trentaquattro. L’Udinese ha bisogno di vincere. Ci metterà fisico, volontà, disperazione pilotata. Fabio Cannavaro ha appena strappato un favoloso pareggio a Bologna (1-1), conducendo in vantaggio per oltre mezz’ora, il gol di Martin Payero, centrocampista argentino improvvisatosi centravanti sull’assist di Lucca per beffare sull’uscita Skorupski a fine primo tempo. Una gara gagliarda dei friulani. Poi, a dieci minuti dalla fine, la delusione del pari di Saelemaekers, il biondino belga rinato a Bologna in prestito dal Milan.  
L’Udinese ha fisicità da far valere che il Napoli non sopporta, preferendo le partite col fioretto a quelle con la spada, campioni azzurri senza collare, e senza il guinzaglio che Spalletti sapeva ben padroneggiare. Al Friuli, il Napoli dovrà spendere gli ultimi spiccioli di dignità. Ma le esigenze di classifica dell’Udinese minacciano il fragile castello azzurro, perennemente forato, un invito ai friulani a sparacchiare verso la porta di Meret.  
È una giornata particolare in fondo alla classifica per le squadre a 31 punti. Empoli-Frosinone a mordersi tra di loro, il Verona ospita la Fiorentina. L’Udinese a 29 punti deve prodursi in uno scatto decisivo. E le stelle stanno a guardare, le stelle del Napoli offuscate, nel buco nero di questo campionato.


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