Lukaku e Roma, addio senza rancore: cosa c'è nel suo futuro e le cifre

Ultima in giallorosso contro il Genoa per il centravanti che saluta dopo un anno poco gratificante
Roberto Maida
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ROMA - Sarà un saluto formale, come accade tra persone che si sono frequentate un po’ senza innamorarsi davvero. Romelu Lukaku vivrà domenica la sua ultima notte all’Olimpico, almeno da calciatore della Roma. Non lo applaudiranno, non lo fischieranno. Arrivederci e buona fortuna: la stagione in prestito, contratti alla mano, si esaurirà con la fine del campionato. Poi ciascuno dei soggetti coinvolti nel rapporto, il giocatore da una parte e la squadra dall’altra, cercherà la felicità dei risultati altrove. Insieme, hanno funzionato poco. Per poco, anzi.

Roma-Lukaku, un incontro inaspettato

E’ stato un sodalizio improvvisato, frettoloso. Accompagnato da un grande entusiasmo, questo sì, perché in un pomeriggio torrido di fine estate a Ciampino erano in migliaia ad accogliere quell’omone in maglietta nera. Ma tutte le parti coinvolte, tifosi compresi, sapevano che non sarebbe stato un amore duraturo. La Roma aveva scelto Lukaku perché le serviva un grande colpo per rinforzare l’attacco e rilanciare l’ambizione dopo la finale di Budapest e un terribile inizio di campionato. Lukaku aveva accettato la Roma perché, persa l’opportunità di andare alla Juventus, il Chelsea non trovava altri club di prestigio per piazzarlo. Se non fosse rimasto in Serie A, un campionato allenante in vista dell’Europeo al quale teneva e tiene tantissimo, Romelu avrebbe dovuto anticipare i programmi e volare subito in Arabia Saudita.

Lukaku, il costo dell’operazione

Diciassette milioni per nove mesi. Tanto è costata l’operazione ai Friedkin che, quando si mettono in testa una cosa, non si fermano neppure davanti a numeri insostenibili. Speravano, i presidenti, che Lukaku in coppia con Dybala avrebbe garantito il primo invito al ballo della Champions League. Non è stato così, classifica alla mano, perché la Roma è esattamente sesta come lo scorso anno. Con gli stessi 60 punti. Se verrà promossa al salotto buono è perché i satelliti, tra ranking e Atalanta, si sono allineati, non per un miglioramento decisivo imposto dalla qualità dell’investimento.

Big Rom, una stagione deludente

Lukaku in verità ha cominciato fortissimo, motivato dal senso di rivincita verso chi lo aveva ripudiato e responsabilizzato dal terzo abbraccio in carriera a Mourinho: 5 reti nelle prime 5 partite da titolare in campionato, 3 su 3 nel girone di Europa League. E tutti a pensare: non sarà mica tornato il centravanti dell’Inter di Conte? No, l’illusione si è spenta insieme all’ora legale. Il tempo di constatare che Lukaku perdeva efficacia quando saliva il livello della partita. Alla fine i gol stagionali sono stati 20, che non sono pochi e gli hanno permesso di toccare quota 300 con i club. Ma di questi 20, solo uno è arrivato contro una delle prime cinque della Serie A (la Juventus, poco fa). In Europa, nella fase a eliminazione diretta, ha segnato di spalla al Feyenoord, è vero. Ma nel ritorno ha sbagliato uno dei rigori. E nel prosieguo dell’avventura, a parte un gol al Brighton in una notte di cuccagna generale, non ha più lasciato tracce visibili.

L’addio dopo tre stagioni

Siamo così al terzo anno consecutivo senza grandi soddisfazioni. Ora Lukaku, prima di dedicarsi al Belgio che pure aspetta di perdonarlo per gli errori commessi al Mondiale in Qatar, può solo chiudere in bellezza davanti al pubblico che contava su di lui: il Genoa è un’occasione. Occhio però: sul suo capo pende la diffida. In caso di ammonizione, salterebbe l’ultima a Empoli. Tanto per velocizzare un addio annunciato.


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