Attentati Bruxelles, il racconto di Chiara: «Ero nella metro, salva per miracolo»

Chiara Burla, originaria di Borgosesia (Vercelli) ma residente a Firenze, è una degli italiani feriti in Belgio
Attentati Bruxelles, il racconto di Chiara: «Ero nella metro, salva per miracolo»© ANSA
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BRUXELLES - «Non so se è stato un miracolo, o semplicemente fortuna. So solo che sono sopravvissuta e che ho riportato solo leggere ferite, mentre un paio di vagoni avanti si sono contati i morti. Il mio pensiero va ora a loro». Chiara Burla, originaria di Borgosesia (Vercelli) ma residente a Firenze, è una dei feriti italiani dell'attentato di Bruxelles. Stava sul treno della metropolitana che è saltato. «Ricordo l'esplosione, il buio, le urla», dice all'ANSA. «Adesso non vedo l'ora di tornare a casa. Mi interessa solo questo».

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LA PAURA - Come sta? «Abbastanza bene, considerato quello che poteva succedere», risponde Chiara al telefono, dalla casa di alcuni amici che l'hanno ospitata a Bruxelles nell'ultima settimana. «Sono arrivata venerdì per un workshop di danza. Sarei dovuta ripartire domani», spiega. «Stavo andando a fare lezione. Ho preso la metro alle 9. Era piena di gente, chi andava al lavoro, turisti. Una giornata normale. Ad un certo punto - questo il racconto della giovane, 24 anni - nei pressi della fermata di Maalbek, l'inferno. Non so se eravamo già arrivati: il treno comunque era fermo. Io ero vicino alla porta opposta alla banchina, dal lato dei binari. Stavo guardando verso la coda del treno.

 Ad un tratto ho visto e sentito l'esplosione. Prima un boato, poi si sono spente le luci, tutto è diventato scuro. Il treno sobbalzava. Tutti noi siamo stati scaraventati a terra dall'energia sprigionata dallo scoppio. Le porte del vagone sono saltate via ed una mi è finita addosso. C'era il panico. Tutti urlavano, cercavano di fuggire. Ero frastornata, ferita. Non ho capito subito cosa stava succedendo. Ho sentito un rumore forte nell'orecchio, mi sono ritrovata a terra, con la porta addosso. Non capivo. Mi dicevo: 'c'è stata un'esplosione, è assurdo'. In questi casi pensi sempre che a te non possa mai succedere, invece...».

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LA REAZIONE - Chiara tuttavia non si è persa d'animo. «Il mio istinto mi diceva che dovevo scappare. Mi sono alzata, I binari a fianco erano liberi. Sono scesa giù e ho raggiunto l'altra banchina. Mi dicevo che dovevo stare calma: 'Chiara, se ti prende il panico è finita'. Insieme a me c'erano altre persone che scappavano. Abbiamo visto una luce, delle scale. Le abbiamo salite e siamo usciti. Fuori c'era già gente accorsa per dare aiuto. Un uomo che lavorava lì vicino mi ha portata in edificio e mi ha fatto sedere.

 Sono arrivati i primi soccorsi, le ambulanze. Hanno controllato che stessi bene, mi hanno dato le prime cure. Mi sono resa conto che avevo la faccia piena di sangue. Piccole ferite provocate da schegge e frammenti di vetro, dalla botta dell'esplosione. Poi ci hanno portato in ospedale. Ci hanno visitati uno per uno. A me hanno medicato il viso, il collo e gli occhi, la mano e una gamba, colpiti dalle schegge. Ho riportato anche delle contusioni al busto, per la porta che mi ha colpito, ma niente di rotto o di grave. Terminati i controlli e visitata anche da una psicologa, sono stata dimessa».

IL SOLLIEVO - «I miei amici sono venuti a prendermi», continua la sopravvissuta italiana. E i genitori? «avevano letto la notizia su internet, quasi in diretta e mio padre mi ha subito chiamata. Sono riuscita a parlarci e a tranquillizzarlo. Sarebbe voluto venire a prendermi ma ho preferito di no: si era già sparsa la notizia dell'esplosione all'aeroporto. No, vado io. Ma qui e tutto bloccato. Vediamo domani». Ora, dopo ore, Chiara è ancora frastornata. «non so che pensare. Forse è stato un miracolo, oppure soltanto fortuna. Avrei potuto uscirne molto male, o non uscirne per niente. Il mio pensiero va a chi non ce l'ha fatta. E alla mia famiglia. Non vedo l'ora di riabbracciare tutti. Ora voglio solo tornare a casa».


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