Ciao Mix: “Se non si vedono le facce, non è sport per tutti”

Che cos'é lo sport per tutti? Una intervista immaginaria a Gianmario Missaglia basata sul libro "GreenSport" ci spiega l'importanza dello sport per tutti nel nostro Paese
Ciao Mix: “Se non si vedono le facce, non è sport per tutti”
5 min

I nostri maestri erano don Milani e Mario Lodi, ricorda Sara Rossin Missaglia. E questo spiega molto della figura di Gianmario Missaglia, che l’Uisp ricorda a 16 anni dalla morteavvenuta il 1 maggio 2002. Presidente nazionale Uisp dal 1986 al 1998, per riconoscimento unanime - dentro e fuori dall’Uisp - considerato un precursore della cultura dello sport per tutti nel nostro Paese. Non solo: un precursore nella divulgazione, nella comunicazione, nelle reti sociali che, in prima persona, si prodigò per contribuire a costruire, dal Forum del terzo settore a Libera. 

GUARDA IL VIDEO realizzato dall'Uisp in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa

I suoi libri più noti sono “Il baro e il guastafeste” (ed. Seam Roma, 1998) e “Greensport-un altro sport è possibile” (ed. la Meridiana, Molfetta, 2002). Prendendo spunto da un capitolo di questo libro, intitolato “La tartaruga che raggiunse Achille”, abbiamo immaginato questa intervista. 

E allora, caro Missaglia, ci spieghi - o ci rispieghi - che cos’é lo sport per tutti?
“Prima di tutto con sport per tutti esprimiamo un obiettivo sociale, politico e culturale. Infatti, se lo sport è soltanto massima prestazione e record, non può tecnicamente essere per tutti. Può essere formalmente aperto a tutti, ma è tecnicamente riservato ai migliori. Pensiamo alla scuola: se lo sport nella scuola è indirizzato alla performance, alla selezione precoce dei migliori, non avrà effetti di inclusione ma di esclusione, creerà drop out”.

Ma insomma, lo sport per tutti é un tema sociale o tecnico?
“Lo sport per tutti è un obiettivo sociale ma anche un problema tecnico: è la ricerca incessante di nuove forme, di nuove regole, di nuove modalità di attività sportiva, effettivamente praticabili da tutti e a ogni età, non soltanto dai soggetti ottimali. E’ perciò impossibile concepire lo sport per tutti come una casa già pronta, come una costruzione compiuta: è un work in progress, una tendenza culturale innovatrice che percorre tutto l’universo sportivo e che si esprime trasformando e rielaborando l’attività sportiva tradizionale e aprendo nuove strade”.

Qual é il principale nemico dello sport per tutti?
“Lo storico e tenace pregiudizio che associa alla parola sport per tutti l’idea dell’empirismo e del pressappochismo. La centralità del soggetto non può che essere invece concepita come una grande sfida scientifica e culturale. Una sfida scientifica, perché corpo è una pluralia tantum, i corpi sono differenze da conoscere, capire, valorizzare e sviluppare. Una sfida culturale, perché i diritti sono universali, ma i bisogni che li incarnano sono individuali”.

Come si riconosce lo sport per tutti?
“E’ un software molto flessibile che permette di negoziare e rimodellare le regole sportive sui bisogni e i desideri dei soggetti, per utilizzare liberamente il patrimonio delle tecniche del corpo e delle stesse discipline sportive, l’eredità della grande tradizione di un secolo di sport”.

Ce lo puoi spiegare con un’immagine?
“L’immagine più tradizionale dello sport per tutti è la partenza di una carrera popular, con migliaia di partecipanti che in uno stadio potrebbero essere soltanto spettatori e che invece, in una piazza o sulla strada, possono essere protagonisti. Tra chi attende il segnale di partenza vi sono persone di ogni età e condizione fisica. E’ un’immagine che dice una profonda verità: lo sport per tutti nasce dalla rottura dello spazio sportivo codificato e chiuso, dell’impianto sportivo tradizionale, ma anche e soprattutto dalla rottura culturale del principio di prestazione, di selezione e di eccellenza che separa (nello stadio, in ogni impianto sportivo e soprattutto nella cultura sportiva del Novecento) il pubblico e gli atleti, quelli che corrono e quelli che guardano quelli che corrono”.

Se sport per tutti si traduce nell’immagine della partenza di una corsa, per caso significa fare tutti la stessa cosa?
“Attenzione perché l’immagine della partenza di una corsa di massa dice una verità, ma non tutta la verità. Può far pensare che sport per tutti significhi fare tutti la stessa cosa, e invece lo sport per tutti è l’esatto contrario dello sport uguale per tutti: significa invece fare sport a tua misura, cercare la tua velocità e non la velocità, trovare il tuo passo anche dentro una folla. Se nell’immagine della partenza di massa non si vedono le facce, non è sport per tutti”. (I.M.)


© RIPRODUZIONE RISERVATA