«Lo sport deve fare la sua parte»

Hackett promuove la campagna per la raccolta fondi dell’Anlaids tramite i bonsai e promuve a pieni voti l’iniziativa della Cusano:”fondamentale sfruttare un contesto sportivo per veicolare messaggi importanti”
«Lo sport deve fare la sua parte»
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I bonsai sono ormai diventati il simbolo della lotta all’Hiv. Come le piccole piante, che hanno bisogno di cure continue, questo virus deve essere affrontato con un impegno quotidiano. Prendersi cura di un bonsai è quindi ormai una metafora per sensibilizzare su un problema lontano dalla sua risoluzione, e che in Italia fa registrare ancora oggi numeri drammatici. Per questo motivo, anche quest’anno, dallo scorso venerdì a oggi, l’Anlaids ha organizzato la consueta vendita di bonsai nelle piazze italiane per raccogliere fondi utili alla prevenzione e all’informazione sulle infezioni da Hiv e dalle altre malattie a trasmissione sessuale. L’Università Niccolò Cusano non poteva mancare questo appuntamento e con la sua emittente Radio Cusano Campus  ha intervistato un altro campione dello sport. A supporto dell’iniziativa è intervenuto Daniel Hackett, autentica star del basket italiano e dell’Olimpia Milano, che ha prestato il proprio volto per la campagna promozionale di “Un Bonsai per Anlaids”.

Daniel, come nasce il tuo impegno per Anlaids?
«Sono stato contattato direttamente da loro e ho accettato subito, cogliendo al volo l’occasione: non ho esitato neanche un secondo. Trovo che sia fondamentale far capire il ruolo centrale della prevenzione quando si parla di Hiv, un argomento che naturalmente trascina con sé anche un discorso di sensibilizzazione sulla cura di questa malattia e sulla corretta informazione a riguardo».

Da sportivo ti sei messo al servizio della ricerca e dell’informazione scientifica. Proprio su questa pagina, l’Università Niccolò Cusano sta portando avanti un progetto molto simile, che lega lo sport alla ricerca. Come lo giudichi?
«Credo sia molto importante sfruttare un contesto sportivo per veicolare messaggi importanti. è un’accoppiata che funziona sempre, e se guardo al mio caso e all’aiuto che sto dando all’Anlaids, ne ho un esempio evidente. Personalmente spero di avere altre occasioni per dare ancora una mano in iniziative simili».

Insieme a te, in questa campagna, ci sono i volti noti di Dj Ringo e di Matteo Viviani delle Iene. Quanto è importante partecipare a queste iniziative e campagne di solidarietà?

«A mio modo di vedere è indispensabile. I personaggi pubblici, gli sportivi, chi è protagonista in televisione o al cinema ha la fortuna di essere seguito da tante persone, e soprattutto da tanti giovani. Questa popolarità è uno strumento potente nelle nostre mani e il minimo che possiamo fare per utilizzarlo al meglio è supportare associazioni che fanno un gran lavoro per il bene comune, per un futuro migliore, per la cura di tutti».

Il mondo del basket è molto sensibile al tema Hiv, visto il caso di Magic Johnson?
«Naturalmente il caso di Magic è il più conosciuto nello sport, non solo nella pallacanestro. La sua drammatica vicenda ha fatto aprire gli occhi a tante persone, agli amanti dello sport e non, a chi lo pratica e chi no, spostando l’attenzione anche sulla rapidità con cui questa malattia si stava diffondendo».

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