Casella stasera a Roma sfida Gomez

Meno di un mese fa il ventenne romano ha vinto il titolo di Campione Europeo Wako e stasera, al Gran Prix 2014 di Kick Boxing nella Capitale affronterà lo spagnolo Arturo Gomez. "Alla base dei miei successi - ha detto l'italiano - ci sono la battaglia contro me stesso e il lavoro del mio maestro Paolo Liberati".
Andrea Ramazzotti
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MILANO - Meno di un mese fa ha vinto il titolo di Campione Europeo Wako. Stasera, al Gran Prix 2014 di Kick Boxing in programma a Roma, proverà ancora a lasciare il segno contro lo spagnolo Arturo Gomez, campione alla ricerca di titoli internazionali per la prima vola in Italia. Per il giovane talento romano Gabriele Casella, classe 1994, la capacità di affrontare ogni sfida senza timore è alla base di un successo che si sta concretizzando giorno dopo giorno. “Il combattimento sul ring – racconta Gabriele -  è solo la seconda battaglia: la prima da affrontare è quella con noi stessi, con il proprio io. Solo se esco illeso da questa battaglia riesco a vincere anche sul ring. Per questo non mi interessa studiare prima l’avversario che ho davanti. Ma la lotta con se stessi non si conduce da soli. Per questo è fondamentale la presenza del mio maestro Paolo Liberati: una figura carismatica che rassicura e legge i segni impercettibile del divenire di un combattimento”.

 

STORIA - Gabriele Casella, allievo di Massimo e Paolo Liberati della palestra romana Body Fight, a soli 20 anni ha collezionato già una lunga sequenza di titoli sportivi: campione italiano, campione del mondo e adesso è tornato da Bilbao con il titolo di campione europeo di KickBoxing Wako (ha vinto nella categoria dei -81 kg del Full Contact), dopo aver affrontato e vinto avversari di altissimo livello, presenti nei circuiti internazionali da molto tempo e provenienti da grandi nazioni (Francia, Ucraina, Germania) in cui gli atleti sono fortemente sostenuti dallo Stato e dalle pubbliche istituzioni, anche sul piano economico. “In questi paesi -  precisa il campione romano - esiste un sistema di “welfare sportivo” e di sussidi che consentono agli atleti di dedicarsi completamente all’attività sportiva e di condurre una vita dignitosa. Io, per portare un esempio, quando vado a perfezionarmi ad Amsterdam invece mi devo far carico di tutti i costi. Solo confrontandomi con i migliori atleti internazionali riesco a conoscere i miei limiti e a superarli. E’ un cammino necessario per cercare di crescere e migliorarci sempre”. Un cammino che Gabriele ha iniziato presto e per il quale ha rinunciato a un’altra sua grande passione: la sociologia. “Ho iniziato a praticare la  Kickboxing e Muay Thai a meno di 15 anni, con il mio primo maestro Vito Navetta. Alla fine del liceo stavo per iscrivermi all’Università. La mia tesina di diploma l’ho dedicata al rapporto tra pugilato, arte, filosofia e società. Avrei voluto andare avanti con i miei studi, ma portare avanti entrambe le cose era complicato e così ho scelto di rinunciare e di puntare tutto sullo sport”. Una decisione non facile per qualsiasi atleta che per essere campione nella propria specialità deve percorrere una strada piena di ostacoli . “Sarà banale dirlo, ma senza sacrifici non vai da nessun parte. La sociologia continuo a studiarla comunque, ma il ring ha un fascino al quale non so resistere. E’ la mia vita – ha concluso Gabriele – il posto migliore in cui esprimere me stesso”.


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