Lo Cicero: Rugby anno zero

Dal primo amore, il rugby, ai nuovi, su tutte la tv. Andrea Lo Cicero si racconta e si svela. Parla di tutto, dalla vita di campagna all'uomo di casa, passando per la ricostruzione di una squadra, quella dell'Italia di rugby. Senza tenersi nulla dentro
Lo Cicero: Rugby anno zero
Francesca Fanelli
5 min

ROMA - E' passato dal rugby alla Televisione con una facilità pazzesca. Disarmante. Anche per lui che tutto sommato pensava di conoscersi bene. Non è un tipo facile, se ha in mente una cosa deve dirtela. Così com'è. Anche se va controcorrente. Questo e - garantiamo - molto altro è Andrea Lo Cicero, ex pilone dell'Italia del rugby, 103 presenze in Nazionale, catanese, classe 1976, 113 chilogrammi per 1,85 metri di altezza dati wikipedia. Oggi è tante cose insieme. Nel 2014 su Sky Uno era quello di “Giardini da incubo”: se avevate orti o terrazze pensili o giardini appunto disastrati, lui arrivava e ci aiutava a rimettere tutto a posto. Un mago, se si pensava a quell'omone che, palla ovale tra le braccia, poteva lanciarsi all'assalto su un campo. Eppure è stato divertente e talmente convincente che è tornato alla carica. Lo Cicero ora è campione del fai da te. Da venerdì 2 ottobre (alle 17 in esclusiva su Cielo, canale del digitale terreste numero 26 ma anche sulla piattaforma Sky canale 126 e TivùSat canale 19) è diventato “L'uomo di casa”, primo home tutorial per chi vuole ristrutturare o rimettere a posto la propria casa con poco. Ad aiutarlo, Nicola Saraceno architetto dai preziosi consigli. E nel frattempo non dimentica gli antichi amori e su MTV8 (canale 8 del digitale terrestre e 121 di Sky) commenta pre e post gara della Rugby World Cup con Davide Camicioli e Mirco Bergamasco.

Pensava di poter fare tutte queste cose?

“Assolutamente no”.

Ma si diverte?

“Mi diverto. Ma la domanda è: dove trovo il tempo?”.

Si risponda.

“Lo trovo, lo trovo. Perché se uno si appassiona alle cose, trova il tempo per farle e bene. E in questo ora capisco anche meglio le donne...”.

Interessante: si spieghi.

“E' un complimento. Le donne fanno tante cose insieme e bene. Se un uomo si impegna su più fronti alla fine capisce anche meglio le donne, questo volevo dire. Assolutamente positivo come concetto. Non volevo approfittarne”.

Ha già altri progetti in mente, mi sembra di capire.

“Non posso dire nulla. Ci stiamo lavorando con gli autori. Faremo una puntata zero e poi decideremo, sto pensando a qualcosa di particolare”.

Ha messo su una specie di Fabbrica Lo Cicero.

“Fabbrica Lo Cicero? Sì, mi piace. E in effetti mi diverto. Ne L'uomo di casa mi sto davvero mettendo alla prova. Nicola Saraceno mi aiuta ovviamente, ma aiutare una coppia a sistemare casa e anche a rimettere a posto le cose tra di loro, alla fine risulta costruttivo e divertente per chi ci vede da casa. E poi mi metto alla prova anche io...”.

La immaginavamo un maestro anche in questo.

“Un po' sì in effetti. Prima vivevo da solo, quindi cucinare, stirare, fare la spese, mettere a posto casa rientravano nelle cose che ho dovuto imparare a fare. Le ho vissute sulla mia pelle, quindi le capisco. Ora con la mia compagna vivo in campagna, quindi bricolage, fai da te sono diventati argomenti e situazioni all'ordine del giorno”.

La situazione più buffa in cui si è trovato?

“Pitturare un angolo di un soppalco avendo poco spazio a disposizione, soprattutto vista la mia mole. Ma alla fine ci sono riuscito”.

Chiaro il concetto: Se uno si impegna arriva. No?

“Infatti”.

Concetto che si può applicare anche allo sport, nello specifico al rugby. Che dice?

“In caso è più semplice. In campo hai anche gli avversari”.

L'Italia sta vivendo una involuzione visti i risultati. Lei che ne pensa?

“Penso alle regole. E mi spiego: se si rispettano le regole e si fatica si ottengono i risultati. Ma spesso accade che il campo dica altre cose. Per esempio la Nazionale. Gli infortuni non hanno aiutato il cammino degli azzurri, tutti dicevano Parisse Parisse, però poi lui non ha fatto vincere nulla. Quindi dico una cosa...”.

Dica.

“Serve un cambiamento radicale. Una specie di anno zero. Per ricostruire. Per ricominciare. Basta con gli oriundi, di sicuro è gente un pelino più brava, ma poi allo stato dei risultati cosa ha dato? Allora sarebbe meglio farsi da parte e dare la possibilità ai nostri ragazzi di giocare. Federazione e atleti dovrebbero andare nello stesso senso di marcia. Anche perché stiamo perdendo quella affezione, quell'entusiasmo che a un certo punto il pubblico, la gente, i tifosi dimostravano nei confronti dell'Italrugby”.

La sua esperienza qual è stata?

“Il mio pensiero è: io smetto e do la possibilità a un ragazzo di 22- 25 anni di giocare e crescere ed essere il futuro. Sembra che a noi il patriottismo non l'abbia insegnato nessuno. Vale per lo sport e in tutti gli altri campi della vita. Si deve lottare per essere quello che si è, che si vuole essere e che si rappresenta”.

Andrebbe in Nazionale?

“Mi alleno ancora, certo...”.

Non a giocare...

“Meglio ristrutturare case. Anche se...”.

Cosa.

“Quando mi fermano per strada e mi dicono: non voglio venire in tv da te, ma vieni a casa mia e mi rimetti a posto il giardino o la casa“, penso di aver fatto la cosa giusta. Io sono questo. Io amore trasmettere quello che so e quello in cui credo”.


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