Golden Gala star, Fabrizio Donato

Alla vigilia del Golden Gala, il campione del triplo si confessa: «Ho temuto di non farcela, ma nel mio stadio non potevo mancare. Sarà una gara difficilissima. Il piede dà problemi ma voglio essere fiducioso»
Golden Gala star, Fabrizio Donato© Action Images / Reuters/KAI PFAFFENBACH
Leandro De Sanctis
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ROMA - L’appuntamento è per le 20.30 di domani sera, il luogo lo Stadio Olimpico di Roma, su quella pedana parallela alla Tribuna Tevere dove molti appassionati hanno scelto di seguire il Golden Gala Pietro Mennea, proprio per vedere da vicino il salto triplo, una delle gare più attese della tappa romana della Diamond League. Fabrizio Donato, 37 anni, gioca in casa e ci tiene molto a presentarsi all’appuntamento. L’anno scorso non ce la fece e ci rimase male. Avrebbe voluto festeggiare nel suo stadio l’indimenticabile 2012, l’anno del bronzo olimpico a Londra dopo l’oro agli Europei di Helsinki, il titolo della rinascita, dell’affermazione delle sue indiscutibili qualità tecniche ed umane che lo hanno portato ad essere un esempio di longevità agonistica. Magari travagliata, ma fortemente voluta e vissuta con serena passione, giorno dopo giorno, lavorando nel suo habitat di affetti e sport, assai più di una semplice professione. Le gioie domestiche, l’allenamento al Centro sportivo delle Fiamme Gialle, annusando l’odore del mare di Ostia insieme con il caffè del “suo” bar, alla Casa del tramezzino, il giornale da Gianni alla “sua edicola”. Ecco perchè il Golden Gala a Roma è la gara ideale per Fabrizio, quasi un’estensione logistica del suo pianeta atletica che ha saputo crearsi, a sua misura, con la moglie Patrizia Spuri che essendo stata atleta lo capisce bene, e la figlia Greta che ora ha 8 anni e mezzo e che si è già tesserata per le Fiamme Gialle perchè le piace fare le corse e i salti. 

POCHE MA BUONE -  Donato è l’atleta delle poche ma buone gare. Ha esordito in Portogallo vincendo e contribuendo alla quarta Coppa Campioni delle Fiamme Gialle. Ma dato che per lui non c’è salto senza spine, il problemino fisico che ha avvertito è arrivato a mettere in dubbio la sua partecipazione al Golden Gala.«Nonostante in inverno sia riuscito a lavorare abbastanza bene, non nascondo che faccio un po’ fatica. Si tratta di una lesione parziale all’arco plantare. Ho faticato a ripartire, diventava più spessa e si avvertiva anche nella normale camminata. E’ in pratica il proseguimento che conduce al tendine d’Achille. Ed è vero che dopo ogni gara non so cosa succede. Già faccio fatica in allenamento, figuriamoci a gareggare. Però continuo a crederci»Ma ha temuto davvero di dover rinunciare anche stavolta al Golden Gala?«Devo ammettere di averci pensato abbastanza prima di dare conferma. Però penso di poter essere pronto per il mio stadio. Fosse stato un altro meeting magari avrei rinunciato».Alla luce di quanto si è visto a Eugene, la gara del triplo sarà ad altissimo livello. Chi vincerà?«Spero un italiano ma sarà durissima. Ho visto la Diamond League di Eugene. All’inizio non sembravano in gran giornata ed invece poi che gara è venuta fuori»Will Claye ha piazzato due salti lunghissimi vincendo con 17,66, Taylor si è svegliato strada facendo chiudendo con 17,42, subito davanti al russo Adamas, 17,29.«Claye mi ha fatto impressione per la sua stabiltà tecnica, una gara la sua di grandissimo livello. Taylor non mi sembava in giornata ma ha tirato fuori un coniglio dal cilindro: ha faticato, ha fatto anche i 400, vedremo come andrà all’Olimpico»  Quanto conta la testa nella sua gara?«La testa vuol dire tanto, è il valore aggiunto quando si è in difficoltà, ma sono delle scintille, episodi che succedono raramente, c’è qualcosa che scoppia ma non sai quando e come». Come si avvicinerà alla serata Golden Gala?«E’ una gara particolare, una delle poche in cui sono a casa, preferisco stare a casa con moglie e figlia invece che in albergo. Rispetto miei ritmi biologici, non mi allontanerò troppo dalle mie abitudini. Cosa mangerò? Carne in bianco penso, alle 12.30. Poi uno spuntino con crostata e frutta a metà giornata»Accennava agli italiani, i magnifici tre triplisti: lei, Greco e Schembri.«Schembri fa sempre il suo. Ho parlato con Daniele Greco, ha fatto una bella esperienza a Eugene oltre al viaggio più lungo della sua vita. Forse si aspettava di far meglio ma è stato a lungo fermo, ha perso tempo ed ha scelto di allenarsi anche gareggiando, come fanno molti. Non si può pretendere di fare sempre misure imprtanti, qualcosa si sacrifica ma deve restare tranquillo. Sarà molto dura ma sono fiducioso, nemmeno io parto sconfitto. E non potevo non esserci»    


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