Maratona di Roma, la "pazza" idea di Calcaterra

«Dopo aver conclusa la mia Maratona di Roma, proseguirò per raggiungere gli ultimi e sostenerli fino al traguardo. La corsa è il gioco più bello, rende migliori le persone. Il mio doping è la passione: chi si dopa dovrebbe andare in prigione»
Leandro De Sanctis
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ROMA - Non lo fa per entrare nel Guinness dei primati ma è facile che ci finisca ugualmente: Giorgio Calcaterra, 43 anni, romano trasteverino, il prossimo 22 marzo correrà due maratone consecutive nella sua Roma. Sì, avete capito bene: due maratone nello stesso giorno, una di seguito all’altra.
    Sarà al via insieme con gli altri top runners, e una volta conclusa la sua fatica, messa al collo la medaglia, magari rilasciata qualche dichiarazione, cambierà la maglietta sudata e ripartirà all’inseguimento degli ultimi, scortato dal “cordone” di biciclette predisposto dall’organizzatore Enrico Castrucci. 

IL MESSAGGIO. «Il messaggio che vorrei dare - spiega il campione capitolino che per un anno ha temporaneamento sospeso la sua attività di tassista - è che tutti possono correre la maratona. La corsa è il più bel gioco, rende le persone migliori. Spero di concludere la mia maratona ufficiale tra i primi venti o trenta, tra le 2 ore e mezza e le 2 ore e 40 e poi se tutto va bene di dar corpo a questo progetto. Molto preparato ma anche un po’improvvisato, dipenderà da come starò, dalle situazioni di corsa. Vorrei raggiungere gli ultimi maratoneti e concludere insieme con loro la Maratona di Roma»
    Anche per uno specialista delle ultramaratone come lui non sarà comunque una passeggiata percorrere in questo modo gli 84 chilometri del doppio menù: «Nelle 100 chilometri sono abituato a partire piano, stavolta invece dovrò cambiare tattica perchè la prima maratona la farò normalmente. Sento che tanti criticano chi corre andando piano, dicono che non è corsa quella. Io non sono d’accordo invece. E con questa mia idea voglio dimostrarlo praticamente. Se io riesco a correre due maratone consecutive vuol dire che chiunque, munito di certificato medico, può completarne una»
   
CONTRO IL DOPING. Il tutto sventolando idealmente la bandiera antidoping, che ha trovato Calcaterra e la Maratona di Roma sulle identiche posizioni, specie dopo l’esplosione dello scandalo dei maratoneti del Kenya.
    «Sarà banale ma il mio doping è la passione - dice Calcaterra - Per definizione uno sportivo dovrebbe essere leale, invece si lascia troppo correre. Per me doparsi è reato, si dovrebbe andare in prigione. Così si rovina la storia, oltre che la salute. Vengono dubbi su tutti: pensate ad Armstrong nel ciclismo: pensavano che se uno non era trovato positivo era pulito, invece...»
    «Il progetto di Calcaterra - aggiunge Castrucci - la sua trasparenza e il suo calore, hanno una valenza anche culturale: il più grande campione romano del podismo sta insieme al mondo della base. Ecco perchè è un mito. Lui è un alfiere della lotta al doping, la Maratona di Roma è in prima fila nella battaglia contro il doping. Aiutarlo a completare la seconda maratona, con le strade riaperte e nel traffico tornato normale, sarà la testimonianza delle nostre capacità organizzative»

IL RICORDO.  La storia di Calcaterra podista ha un curioso intreccio con la Maratona romana. Nel 1982, quando si corse per la prima volta nella Capitale, Giorgio aveva 10 anni e partecipò alla non competitiva, che allora era sulla distanza di 11 km: «Fu quel giorno che mi innamorai della corsa. Mio padre mi vide felice e contento, quando uscivo dalla piscina o dal campo di calcio non era così. Mi dissero che a 18 anni correre tanti chilometri faceva male, e io per puntiglio appena maggiorenne feci la prima maratona della mia vita, era il 1990. Arrivai stanchissimo, andai in macchina per cambiarmi perchè volevo andare incontro a mio padre che stava finendo la sua corsa... Però mi addormentai di colpo. A risvegliarmi il bussare di mio padre sul finestrino dell’auto…»

I ROMANI - La Maratona di Roma ha saputo conquistarsi uno status di tutto rispetto nel corso degli anni. «Quando iniziammo - ricorda il presidente del comitato organizzatore, Enrico Castrucci - avevamo contro la maggioranza dei cittadini romani, ora la città vede la Maratona come il fiore all’occhiello di Roma. Ciò è stato possibile con il coinvolgimento di tutte le fasce di cittadini. E’ diventato un evento che travalica il significato sportivo ed ha una valenza onnicomprensiva»
    Roma Capitale si è mossa con tempi che hanno consentito di avere l’approvazione per il percorso a tempo di record, due mesi e mezzo prima della gara. «Anche in una condizione economica difficile - ha sottolineato Castrucci - Roma Capitale ci ha permesso di programmare ad esempio questo progetto di Calcaterra ed avremo la possibilità di passare in via della Conciliazione anche quest’anno». Gli studi economici di settore dicono che la Maratona porta un indotto di 30 milioni di euro, promuoverla è diventata insomma una forma di investimento.


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