Mondiali, Tamberi in finale nell'alto

A Pechino il marchigiano si qualifica saltando 2,29 ed esibendosi in pedana come...un chitarrista. Fassinotti, dolorante alla caviglia, non ha nemmeno saltato
Mondiali, Tamberi in finale nell'alto
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PECHINO - Un azzurro nella finale dell’alto. E’ Gianmarco Tamberi, a cui basta il 2,29 ottenuto al primo tentativo per volare nella gara per le medaglie di domenica sera (l’ora di pranzo italiana). Il marchigiano deve arrendersi ai 2,31 della misura di qualificazione (per lui, tre tentativi a vuoto) ma questo non compromette il risultato finale, visto il percorso netto realizzato su tutte le misure precedenti (2,17; 2,22; 2,26, decimo posto finale). Passano in 14, mentre vanno fuori altri tre atleti capaci sì di superare i 2m29, ma con errori sul percorso. I big ci sono tutti: il canadese Drouin, il cinese Zhang, il qatarino Barshim, l’ucraino Bondarenko; il loro 2,31 si somma a quelli del tedesco Onnen, dell’asutraliano Starc (sorpresa, con il primato personale ottenuto nella circostanza), il cipiriota Choundokoukis, il ceco Baba e il greco Baniotis. Tamberi è bravo su tutte le misure, ma a 2,29 al merito si aggiunge un pizzico di fortuna (l'asticella balla a lungo sui ritti, senza cadere) consentendo all'azzurro di esibirsi in un assolo di air-guitar, apprezzato dal pubblico. Nessuna misura valida, ma nessun salto nemmeno tentato, in verità, per Marco Fassinotti. Il piemontese si è ritirato prima ancora del via, durante la fase di riscaldamento. Troppo dolore alla caviglia anche solo per provare. A qualificazione terminata, rincorsa rimisurata per Gianmarco Tamberi, apparso in effetti sempre piuttosto lontano allo stacco nei tre tentativi sui 2,31. Il giorno di riposo servirà a ritrovare energie fisiche e nervose. La finale dell’alto sarà una delle gare di maggior tasso tecnico del Mondiale pechinese.

Marco Fassinotti l'ha presa con filosofia: «Già in riscaldamento sentivo come una frustata violenta ogni volta che mettevo il piede a terra. Ed è un freno non da poco quando si è gara. A quel punto c'era bisogno di fare una scelta e le persone inteligenti devono prendere decisioni intelligenti. Il mio coach, cosa insolita, a bordo pedana mi ha detto "I'm sorry", ma non penso che abbia nulla da recriminare. Abbiamo lavorato 50 settimane, ero in forma e purtroppo è arrivato il problema fisico proprio nei giorni dei Mondiali. Qui saltare zoppicando avrebbe significato solamente sovraccaricare l'altra gamba con il rischio di farmi ancora più male. Nella mia esperienza in Gran Bretagna ho capito quanto nello sport sia importante confrontarsi con un certo livello di professionismo e investire su se stessi. Ed è quello che personalmente intendo continuare a fare anche in futuro».       


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