Mondiali ciclismo, bronzo per la Guderzo

La 34enne vicentina, nella categoria Elite, si arrende solo alla Van der Breggen e ad Amanda Spratt
Mondiali ciclismo, bronzo per la Guderzo© AP
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ROMA - Anna Van der Breggen ha vinto dominando la prova su strada femminile della categoria Elite, ai Mondiali di ciclismo di Innsbruck (Austria). Ottimo terzo posto per la vicentina di MarosticaTatiana Guderzo, 34 anni, tornata sul podio 14 anni dopo il primo grande piazzamento iridato (argento nel 2004, a Verona, al quale va sommato l'oro conquistato nel 2009 a Mendrisio, in Svizzera), che è riuscita a piazzarsi alle spalle dell'australiana Amanda Spratt, seconda e argento. La fuoriclasse olandese ha vinto attaccando a oltre 40 chilometri dal traguardo, prendendo in contropiede la compagna Annemiek Van Vleuten, grande favorita della vigilia. La 28enne Van der Breggen ha tagliato il traguardo con 3'42" di vantaggio sulla Spratt e 5'26" sulla Guderzo. Tredicesima l'altra azzurra Elisa Longo Borghini, alla quale il tecnico Dino Salvoldi aveva affidato i gradi di capitano, 20ª Erica Magnaldi. «È stata una stagione difficile, ma volevo esserci: credo nella maglia azzurra e in questa squadra. Ho cercato di mettermi a disposizione delle compagne. Quando è partita Anna ero a tutta e non sono riuscita a seguirla. Ci siamo guardate, avevamo Elena Pirrone davanti, abbiamo provato ad allestire una difesa. Al penultimo giro sono iniziati i crampi, mi sono detta 'resisti un altro po', magari serve». Così Tatiana Guderzo commenta la prova che le è valso il bronzo. «Quando è partita la canadese ho visto le mie compagne in affanno. Ho pensato 'ci devo andare io' e sono andata - aggiunge l'atleta vicentina -. Strada facendo, soffrendo ma stringendo i denti, ho trovato la forza per staccare le altre e raggiungere quello che è un sogno. Perché una medaglia in un mondiale è l'emozione più bella, che auguro di vivere a tutte le compagneAll'inizio di questo Mondiale ero sicura che qualcuna di noi avrebbe preso una medaglia; non pensavo, però, di essere io», conclude.


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