Granfondo Story: Bettini e il campionato del mondo 2006

Grillo, talento tra i camion. Vi raccontiamo la storia di un ragazzo che sfidava ogni giorno le insidie dei tir, sognando di entrare tra i grandi
Granfondo Story: Bettini e il campionato del mondo 2006
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Nelle parole di Nando Aruffo, la storia di Bettini, vincitore della medaglia d'oro ai campionati mondiali di ciclismo su strada di Salirburgo. 

FIRENZE - Il tarlo del ciclismo si insinuò nel campione del mondo quand’egli era ancora bambino. La famiglia Bettini viveva (e vive) in provincia di Livorno, una frazione del comune di Bibbona dove passava, prima che costruissero la superstrada più all’interno, la strada statale numero uno, quell’Aurelia che Paolo ritroverà alla Sanremo.

Il problema era che, quando Paolo era piccolo, lungo l’Aurelia passavano camion, tir e autoarticolati: era pericoloso uscire in bicicletta. Il tarlo, divoratore famelico, ebbe vita breve con Paolo che, anno dopo anno, è riuscito a domarlo e a piegarlo a suo piacimento: adesso è campione del mondo. Ne ha fatta di strada quel bambino che voleva sfidare il traffico dei mezzi pesanti per uscire in bicicletta.

Da ragazzo non ha vinto molto, da dilettante è dovuto rimanere giù dal podio (dopo il secondo posto non c’è nel ciclismo piazzamento più beffardo) al Mondiale e da professionista ha raggiunto i massimi risultati nel pieno della maturità: titolo mondiale dopo quello olimpico. Ha già detto che si prenota per l’Olimpiade di Pechino, l’Olimpiade è una competizione talmente affascinante che ti cambia la vita, più di una maglia iridata. Ma, conoscendolo un po’, non è detto che la sua carriera si concluda ai piedi della Muraglia cinese. Tutti questi successi non l’hanno cambiato.

Quando guarda, guarda dritto negli occhi; quando parla, parla a ragion veduta; quando ascolta, non dimentica. Ha conquistato vittorie passando indenne in mezzo a un ciclismo che vede i suoi miti spesso in discussione; può essere lui il corridore che ridia smalto a uno sport che è sempre nel cuore della gente, a dispetto dei suoi scandali. Può essere un esempio. Sarebbe sufficiente imitarlo per la metà.

Gli esordi. Correva l’anno 1981, quando Paolo, sette anni, cominciò a gareggiare in bici. La sua prima società è stata il Gruppo Sportivo La California, la frazione del comune di Bibbona dove vive la famiglia Bettini. Suo padre Giuliano aveva fondato una società ciclistica per esaudire il primogenito Sauro, che voleva correre in bici. Paolo, il secondogenito, non ebbe crisi di rigetto bensì di emulazione.

Primo anno di corse con la società del papà e prima vittoria, a Marina di Bibbona, e il secondo posto nel campionato toscano Primi Sprint. Tra i Giovanissimi Paolo ottiene novanta vittorie e vive i due anni da esordiente con due società di Cecina: nell’87 Fast Food Zodiaco (una vittoria a Donoratico, dove oggi si apre la stagione dei professionisti) e nell’88 il GS Chef Service (sempre una sola vittoria a Bientina). Da allievo nuova società (Aertecno Refrigeratori Cecina) con tre vittorie nel primo C anno e sette nel secondo: tutte, comunque, in zona. Juniores con la società Allco Trafilerie e prima vittoria importante nel Gran Premio di Montelupo Fiorentino.

Sei vittorie nel 1992 con le prime affermazioni fuori regione, a Viterbo e a Frosinone, con il prologo del Giro della Lunigiana prima di passare dilettante nel 1993 (due vittorie) con la Monsummanese Ader’s Reda, società dove sono passati in tanti (il danese Sorensen prima di Bettini) società di uno storico appassionato di ciclismo, molto legato a Paolo e scomparso quattro mesi fa: Arsede Spinosi. Campione toscano con quattro vittorie nel 1994; due vittorie nel 1995; poi otto vittorie nel 1996 con la Grassi Mapei (basta l’etichetta) con il quarto posto nel Mondiale Under 23 di Lugano dietro Figueras, Sgambelluri e Sironi. Il quarto è diventato campione del mondo.


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