Ginnastica, McKayla Maroney denuncia la Federazione 

Pagata per tacere dei ripetuti abusi sessuali: anche lo sport Usa ha il suo caso Weinstein
Ginnastica, McKayla Maroney denuncia la Federazione © AP
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ROMA - Il Weinstein della ginnastica a stelle e strisce è Larry Nassar, medico della plurimedagliata Nazionale, accusato di aver abusato di oltre 140 giovani atlete. L'ultimo capitolo dello scandalo che ha travolto lo sport americano lo ha scritto McKayla Maroney, 22enne ginnasta californiana e campionessa olimpica a Londra nel 2012. «La federazione americana mi fece sottoscrivere un accordo di riservatezza per tenere sotto silenzio i ripetuti abusi di Nassar», sostiene in una denuncia che il suo avvocato ha depositato al tribunale di Los Angeles.

A raccontare la storia, il Wall Street Journal, subito ripreso da tutti i media americani. La Maroney  tramite il suo avvocato John Manly, specifica che gli abusi cominciarono quando aveva 13 anni, che furono tra 50 e 100, che avvennero anche durante le Olimpiadi; e soprattutto che quando era in cura dallo psicologo per i profondi traumi subiti la federazione di ginnastica la spinse a sottoscrivere un accordo in cambio di un risarcimento delle spese psicologiche, pari a un milione e 250 mila dollari. Così Maroney ha citato in tribunale la federazione, il comitato olimpico e l'Università del Michigan presso la quale Nassar lavorava prima di essere condannato a 60 anni di prigione per il possesso di materiale pedopornografico.

L'accordo, che risale al dicembre 2016, «è stato sottoscritto con il consenso dell'atleta e rispetta le leggi della California», è stata la replica della federginnastica. Maroney, motivando il suo consenso con le delicate condizioni psicologiche nelle quali versava, contesta invece la legittimità di quelle carte, che la California vieta in caso di scandali sessuali: «In più - la sua dichiarazione - riflette pienamente il clima di omertà rispetto ai molestatori sessuali: era parte di un piano deliberato per passare sotto silenzio i comportamenti di Nassar. E io non voglio che cose del genere capitino mai più ad altre bambine».


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