Donadoni: «Io e il golf da 26 anni insieme»

L’allenatore del Bologna ci racconta tutto il suo amore per il green
Donadoni: «Io e il golf da 26 anni insieme»© FOTO SCHICCHI
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ROMA - Stiamo vivendo le emozioni dell’Europeo di calcio e quindi anche noi che siamo qui per parlarvi di golf non potevamo restare indifferenti. E allora abbiamo voluto raccogliere la testimonianza golfistica di uno che sa bene cosa sia la Nazionale, avendone fatto parte per 10 anni ed avendola guidata da CT all’Europeo del 2008. È stato uno dei più grandi talenti prodotti dal nostro calcio negli anni ’80 e ’90 e si sta confermando anche in panchina, reduce dall’ottima stagione da allenatore del Bologna. Lo scorso anno Roberto Donadoni ha festeggiato le nozze d’argento con il golf.

Il 1990 per la sua carriera ha significato vittoria della Coppa dei Campioni con il Milan e terzo posto ai Mondiali con la Nazionale. Ma è stato anche l’anno in cui ha iniziato a giocare a golf.
«Esatto. Eravamo tre compagni di squadra, io, Tassotti e Van Basten. Un amico, Marco Spreafico, ci convinse a provare. Non abbiamo più smesso, è subito diventata una passione fortissima e ancora oggi, ogni anno, ce ne andiamo quattro o cinque giorni a giocare insieme da qualche parte».

Riesce a giocare quanto vorrebbe?
«In inverno è molto complicato ovviamente, per questioni lavorative e climatiche. In estate gioco molto spesso. Ho portato sulla via del golf anche alcuni membri del mio staff e, pur avendo livelli di gioco anche molto diversi, ci divertiamo. Questa è la bellezza del golf».

Ecco appunto. Si è dato una spiegazione del perché così tanti calciatori si appassionano al golf?
«Certamente per la possibilità di passare tante ore all’aria aperta. Poi credo perché questo sport ti consente sfide diverse rispetto al nostro. Qui non giochi solo contro l’avversario ma anche contro il campo. E poi sei da solo, non hai una squadra a cui appoggiarti o su cui contare. Inoltre, nessun altro sport ti consente di praticarlo potendo veramente condividere quel momento con gli amici. Se giochi a tennis o a calcio puoi parlare prima o dopo, non durante. Nel golf, tra un colpo e l’altro, la conversazione ci sta benissimo».

Prima parlava di livello di gioco. Cosa ci dice a proposito del suo?
«Posso dire che, stilisticamente parlando, sono bruttino. Però sono efficace».

Efficacia che si traduce in quale handicap di gioco?
«Tre e qualcosa, non ricordo esattamente».

Beh direi decisamente efficace allora. Dove gioca solitamente?
«Ho iniziato a giocare a Villa d’Este, oggi sono socio a Monticello. A Milano giro tra Tolcinasco, Ambrosiano ed altri ma di campi ne ho girati veramente tanti, anche al sud. Nei nostri pellegrinaggi annuali, ad esempio, abbiamo giocato al Donnafugata e al Verdura, in Sicilia».

Sono passati 26 anni dai suoi primi passi sul green. È cambiato il golf da allora?
«A quel tempo si percepiva di fare uno sport di nicchia, oggi non è più così. Credo sia stato fatto molto per presentare il golf come una disciplina alla portata di tutti».

E cosa manca per renderlo ancora più popolare?
«Se penso ad alcune zone del nostro Paese, in particolar modo vicino alle coste, mi sembra assurdo che abbiamo così pochi campi rispetto, ad esempio, alla Spagna. Le nostre coste sono sicuramente più belle e il clima è molto simile. Eppure lì hanno un quantitativo enormemente superiore di percorsi. Il problema è la burocrazia. Qui da noi per realizzare una struttura golfistica ci sono delle lungaggini che inevitabilmente si ripercuotono sulle iniziative di investimento».

Oggi è un giorno importante per il calcio italiano e per l’Italia in genere, considerata la partecipazione popolare alle imprese della Nazionale. Contro la Germania è sempre una sfida affascinante, questa cosa le suggerisce?
«Nulla di diverso da quelle passate. È sempre una partita speciale contro i tedeschi. Credo che la nostra squadra stia facendo cose fantastiche ma credo anche che oggi troverà pane per i suoi denti contro i campioni del mondo. Di sicuro ce la possiamo giocare e ce la giocheremo fino alla fine».

E l’Europeo chi lo vince?
«Questo non lo so ma spero l’Italia arrivi in fondo».

Alessandro Lupi (Commentatore di golf per Sky Sport)


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