Golf, Luca Cianchetti: dal titolo europeo al sogno British Open

Le ambizioni del neo campione europeo amateur
Golf, Luca Cianchetti: dal titolo europeo al sogno British Open
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Modenese, classe 1995 e un titolo non da poco da stampare a caratteri cubitali sul curriculum vitae. Parliamo con Luca Cianchetti, neo campione d’Europa tra i dilettanti, di questa sua grande impresa e di quello che l’aspetta nella sua crescita golfistica. Intanto complimenti, campione continentale dopo Stefano Mazzoli lo scorso anno. I complimenti quindi vanno a te ma a tutto il movimento giovanile che sta vivendo un momento d’oro. Siamo al livello delle super potenze golfistiche?

«Sulla base della mia esperienza e dei risultati ottenuti in questi anni, non posso che dire di sì. Gioco gare internazionali da qualche anno e non vedo in giro tecnici più preparati dei nostri. Ora poi, i titoli che stiamo vincendo alimentano il concetto: siamo senza dubbio al livello dei migliori. Considerando che la nostra base giocatori è decisamente inferiore alle realtà di maggior tradizione, dobbiamo essere ancora più orgogliosi».

Veniamo al tuo successo agli Europei Amateur, il terzo nella storia italiana. Avevi ambizioni di vittoria?

«Sinceramente no, non ci pensavo proprio. Dopo il primo giro ero in par, appena fuori dal taglio e la mia gara rischiava seriamente di finire in anticipo. La prima svolta c’è stata nelle seconde nove buche del secondo giro, che ho chiuso sette colpi sotto il par. Da lì ho iniziato a guadagnare terreno. Nell’ultimo giro ho messo costantemente sotto pressione quello che, buca dopo buca, era diventato il mio più serio rivale, il norvegese Hovland. Sono anche riuscito a superarlo e ho avuto la possibilità di chiudere il torneo alla 18 ma ho fatto un bogey e siamo andati al playoff. È stata una maratona lunga 7 buche ma sono riuscito a restare tranquillo fino al momento giusto, quando è arrivato il suo errore e ne ho approfittato».

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Appena vinta la gara hai dichiarato che al momento non intendi passare professionista. Perché?

«Perché il campione europeo dilettanti matura il diritto di giocare l’Open Championship l’anno successivo e non voglio proprio sprecare questa opportunità. Sarà un’esperienza fantastica e solo dopo penserò al professionismo ».

Appunto, i professionisti. Ad oggi cosa ti manca rispetto a loro?

«Gioco spesso con Matteo Manassero e Nino Bertasio e credo che non sia tanto diversa la qualità di gioco. È la costanza a fare la differenza insieme alla capacità di ottimizzare il proprio gioco. A me capita di tirare magari due colpi perfetti al green e riuscire a fare 2 birdie. Loro con 5 colpi anche solo discreti sono in grado di fare anche 4 birdie».

Hai citato i due azzurri che ci hanno rappresentato alle Olimpiadi. Che idea ti sei fatto delle tante defezioni illustri?

«Un’idea molto semplice. Chi ha disertato i Giochi l’ha fatto perché ha un calendario di gare molto fitto, gare che considera più prestigiose e soprattutto molto ricche. L’Olimpiade la vedono quasi come una “garetta” per quanto possa sembrare assurdo dirlo».

Facciamo un doppio salto, partiamo andando indietro. Il piccolo Luca come ha iniziato a giocare a golf?

«Fino a 10 anni giocavo a calcio. Un giorno venne a vedermi mio nonno e alla fine mi disse: “Visto che non ti fanno mai giocare, perché non provi il golf?”».

E ti è piaciuto subito?

«La prima pallina l’ho tirata in un campo di patate ma già discretamente lontana e ho capito che mi sarebbe piaciuto».

Quando hai capito che avrebbe potuto essere più di un divertimento?

«Ci ho sempre creduto, sono molto determinato. Quando ho iniziato a giocare nelle varie nazionali giovanili, gli altri mi sembravano irraggiungibili ma alla fine li ho sempre raggiunti. Lo scorso anno ho capito di poter puntare a risultati importanti e questo Europeo dice che avevo ragione ».

E ora un doppio salto in avanti. Ipotizziamo che oggi sia il mercoledì prima dell’inizio dell’Open Championship 2017. Sei soddisfatto di quanto fatto e perché?

«Perché, credendo nel mio gioco e nelle persone che mi seguono e mi aiutano tanto, sono arrivati anche i risultati. Sono la conseguenza. Poi, essendo la notte prima dell’Open, non dormirò molto e sul tee della 1 mi tremeranno le gambe ma poi andrà tutto a posto».

Ora invece siamo nel 2020 e hai la possibilità di andare a giocare l’Olimpiade a Tokyo. Ci vai?

«Ci vado anche di corsa».


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