Paltrinieri tra Rio...e il mare: Vorrei provare 5 e 10 km

«Qui al Settecolli sono iscritto anche ai 200 ma sono troppo brevi, meglio le acque libere ma dopo le Olimpiadi. Schwazer? Non so cosa pensare»
Paltrinieri tra Rio...e il mare: Vorrei provare 5 e 10 km
Paolo de Laurentiis
4 min

ROMA - Barba incolta, l’abbronzatura di chi si è allenato all’aperto, la testa a Rio. Il Settecolli di Paltrinieri è poco più di un allenamento ancora da decifrare: «Da qualche settimana sento parlare anche dei 200 stile libero…! Qui mi hanno anche iscritto, il Moro (Stefano Morini, il suo allenatore, ndr) pensa che possa farli bene ma deve esserci qualcosa che non funziona - scherza l’azzurro - perché a me piacerebbe fare distanze ancora più lunghe dei 1.500: dopo le Olimpiadi vorrei provare a fare qualcosa in mare, cinque e dieci chilometri. Cosa sono questi 200 che durano così poco?…».

Paltrinieri (nella foto con Detti e il presidente Barelli) è di buonumore, l’oro Europeo di Londra (con il record e la seconda prestazione mondiale all time dei 1.500) gli ha tolto un peso: «Nuotare 14’34 è stato bello, era da tempo che pensavo di valere un risultato del genere». Reduce da un collegiale in altura, in Sierra Nevada, ora Greg lavorerà al centro federale di Ostia fino alla fine di luglio, poi volerà in Brasile: «In altura abbiamo lavorato tanto, la Sierra Nevada è sempre durissima perché lì non c’è proprio niente: la montagna, la piscina e basta. E’ difficile rimanere concentrati ma alla fine credo che sia andato tutto bene». Il 1.500 di Rio sarà una gara complicata, lui sa di essere il grande favorito ma dovrà gestire tutto alla perfezione: «A me piace sempre stare davanti ma ho capito che se parto troppo forte ne pago le conseguenze nel corso della gara. Dovrò stare attento». Anche se partire con più prudenza in una finale olimpica vorrebbe dire non essere davanti almeno fino a metà gara… «Lo so, sto lavorando su questo: partenza brillante ma senza esagerare. So anche che arrivare ai 1000-1100 in linea con gli altri, in una finale olimpica, vuol dire entrare in un campo imprevedibile dove saltano tutte le logiche».

Ma chi sono gli altri? Al momento l’australiano Mack Horton è il nemico pubblico numero uno: è uno di quelli che parte fortissimo (sovrapponendo le loro gare di quest’anno, viene fuori che Horton ha staccato di un secondo e mezzo Paltrinieri solo nei primi 100 metri, salvo poi chiudere con un tempo totale più alto di 5 secondi: 14’34 contro 14’39).  Il cinese Sun Yang, campione olimpico e primatista del mondo, era un mistero e resta tale: quest’anno non ha mai nuotato i 1.500. L’unica apparizione vera risale alle batterie dei mondiali di Kazan, l’estate scorsa, salvo poi scappare dalla finale. Perché, alla fine, si è trattato di una fuga e basta. Da lì in poi il cinese si è dedicato soprattutto ai 200 e ai 400, quest’inverno ha perso sei settimane per una frattura al dito del piede disertando sempre i 1.500. Vederlo competitivo in questa gara a Rio sarebbe sorprendente anche se proprio in questi giorni è uscito allo scoperto dicendo di voler difendere i titoli dei 400 e dei 1.500 conquistati a Londra. Vedremo. Altro rivale è l’americano Jaeger (argento mondiale dietro Paltrinieri e Kazan) e in lotta per il podio ci mettiamo anche l’altro azzurro, Gabriele Detti, in grande crescita.

Queste settimane serviranno a Paltrinieri per mettere a fuoco sensazioni e tattica di gara. Poi sarà tutti contro tutti. In acqua sia la mattina che la sera, l’azzurro non ha approfondito troppo gli argomenti extra nuoto, a partire dal caso Schwazer: «Sinceramente non so che dire. Fare una sciocchezza del genere, appena rientrato da una squalifica lunghissima, mi sembra assurdo». Da domani sarà in acqua: «200-400-800-1.500, sono iscritto a tutto ma non è detto che mi vedrete sempre…»


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