Doping dalla Cina, spunta il nome di Magnini. Ma è estraneo ai fatti

Il nome del nuotatore citato nell'avviso di chiusura indagini dei Nas di Ancona, che hanno scoperto una rete di importazione di sostanze dopanti. Il nuotatore, però, non ne avrebbe fatto uso
Doping dalla Cina, spunta il nome di Magnini. Ma è estraneo ai fatti© LaPresse
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PESARO - Doping proveniente dalla Cina, in alcuni casi in confezioni contraffatte, destinato ad atleti, tra cui il nuotatore Filippo Magnini, che però risulta estraneo ai fatti. Le hanno sequestrate nel corso del 2016 i carabinieri del Nas di Ancona, guidati da Sandro Sborgia, in un'inchiesta dei pm di Pesaro Monica Garulli e Valeria Cigliola che nel marzo scorso - ma la notizia si apprende oggi dal 'Resto del Carlino' - hanno notificato l'avviso di chiusura delle indagini al dottor Guido Porcellini, medico nutrizionista, e al dirigente di rugby Antonio Maria De Grandis. Entrambi sono indagati a vario titolo per commercio di prodotti dopanti, falso, ricettazione e somministrazione di medicinali guasti. L'udienza preliminare si terrà 11 luglio. In un passaggio dell'avviso di chiusura delle indagini si fa riferimento a Magnini: in uno studio medico in uso a Porcellini erano stati sequestrati dei flaconi di pralmorelina, inserita nella tabella delle sostanze proibite, «procurata per l'atleta Magnini Filippo, che aveva in corso la preparazione per le gare olimpiche nell'anno 2016». I flaconi erano stati ritirati da «persona non identificata». Magnini, però, che è stato anche intercettato e pedinato, secondo quanto hanno potuto accertare i Nas non ha ricevuto né utilizzato la sostanza, e non è indagato. 

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IL SEQUESTRO - Le indagini erano partire da un normale controllo dei Nas in un centro fisioterapico di Pesaro, dove lavorava Porcellini e dove aveva sede una società ciclistica. I carabinieri hanno voluto approfondire, proprio per la presenza della società nel centro, portando alla luce l'attività dei due indagati: De Grandis avrebbe gestito gli "acquisti, i rifornimenti e le cessioni dei prodotti"; Porcellini avrebbe deciso le forniture in accordo con il dirigente, "partecipando e finanziando gli acquisti", ed entrambi avrebbero commercializzato "farmaci e/o sostanze biologicamente e farmacologicamente attive". I militari sono arrivati a intercettare dei quantitativi di sostanze prima che arrivassero a destinazione, o le hanno sequestrate in luoghi nella disponibilità di Porcellini. Su alcuni flaconi c'era l'etichetta che indicava la somatropina, l'ormone della crescita, ma, dalle analisi, è risultato che il principio attivo era in realtà assente, pur contenendo altre molecole difficili da individuare, e che quindi il prodotto era contraffatto all'origine.


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