Mondiali, sarà finale show. Anche grazie all'arbitro

Australia-Nuova Zelanda sarà diretta da Owens, celebre per i suoi siparietti con i giocatori e il suo "outing"
Mondiali, sarà finale show. Anche grazie all'arbitro© REUTERS
Francesco Volpe
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LONDRA

Nuova Zelanda-Australia? La giocano in 47! Non ci credete? Trenta vanno in campo subito, sedici se ne stanno in panchina pronti a subentrare e poi c’è l’arbitro. Come l’arbitro? Direte voi. L’arbitro non dev’essere invisibile, specie nel rugby? No, se l’arbitro in questione si chiama Nigel Owens. Lui, gallese, 44 anni, non è un “referee” come gli altri. E non perché abbia da tempo dichiarato la propria omosessualità. Cosa volete che importi al mondo del rugby una quisquilia del genere. Nel rugby ti giudicano per quello che fai sul campo e sul campo Nigel Owens è il migliore. Non solo per l’abilità con il fischietto.
    Salvatosi a stento da un tentativo di suicidio (overdose di paracetamolo e whisky) all’età di 24 anni, quando ancora non era riuscito a scendere a patti con la propria omosessualità, Owens si è costruito nel tempo una personalità forte, capace di far presa su quegli scavezzacollo dei giocatori. In un’epoca in cui sempre più spesso i rugbisti tendono ad uscire dal seminato delle regole, tra proteste e, ahinoi, simulazioni, il gallese ha la capacità di sbugiardare i “colpevoli” con siparietti che ormai appartengono alla storia del gioco. E fanno impazzire la rete.
    Cominciò tutto durante una partita del campionato nazionale, quando i fratelli Craig e Scott Quinnell, due orchi, presero a darsele di santa ragione. “Ma vostra madre lo sa che fate così?” chiese loro Owens, spegnendo l’incendio sul nascere. Qualche stagione fa a “Monigo”, di fronte alle proteste di Tobias Botes, mediano di mischia azzurro del Treviso, rimase imperturbabile: “Non credo che io e lei ci siamo mai incontrati. In ogni caso, io sono l’arbitro… e questo non è il calcio”. Standing ovation. L’apoteosi qualche settimana fa, durante la prima fase della Coppa del Mondo. A St James’ Park, tempio del Newcastle United, si giocava Scozia-Usa e l’estremo scozzese Stuart Hogg, uno che fatica a star simpatico pure ai genitori, simulò platealmente un fallo. Beccandosi una tirata d’orecchie da andare a nascondersi: “Se ti tuffi un’altra volta, torni qui tra due settimane”. Sottinteso: quando ci giocheranno a calcio. Unico, inimitabile Owens.


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