All Blacks, Mondiale-record. Con lo svolazzo di Carter

Un incredibile drop dell'apertura ferma la rimonta dell'Australia e consegna la Coppa alla Nuova Zelanda
All Blacks, Mondiale-record. Con lo svolazzo di Carter© Getty Images
Francesco Volpe
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TWICKENHAM

La battaglia dei muscoli l’ha vinta lo svolazzo di un artista: Dan Carter. Gli All Blacks vincono a Twickenham la loro terza Coppa del Mondo (record), la seconda consecutiva (mai accaduto) e ringraziano il loro direttore d’orchestra al passo d’addio. L’uomo che ha segnato più punti in duecento anni di rugby mondiale (1598), ne firma 19 nella sola finale di Twickenham. Ma soprattutto aggiunge una perla alla lunga collana di drop che hanno fatto la storia di questo torneo. Cominciò Joel Stransky nel 1995, regalando agli Springboks e a Nelson Mandela una vittoria che andò oltre il puro significato sportivo. Proseguì Jonny Wilkinson nel 2003, consegnando all’Inghilterra e all’Europa l’unico trionfo iridato in otto edizioni. E ieri è stata la volta di Carter. Perché il risultato finale (34-17 per gli All Blacks) non dice tutto di una partita incredibile, dominata dai neozelandesi nel primo tempo (16-3), rimessa in piedi dai Wallabies con un quarto d’ora di fuoco in superiorità numerica (21-17) e poi uccisa, psicologicamente se non matematicamente dal sinistro al fulmicotone di Carter. Che a dieci minuti dall’epilogo, da 35 metri e sotto un’immensa pressione, riceve, carica il sinistro, fa rimbalzare l’ovale e calcia tra i pali nel tempo in cui noi non riusciremmo a bere un caffè. Una magìa, lo svolazzo di un artista, appunto. Il cielo è ancora nero sul pianeta rugby.


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