Rugby: la favola di Sarto, emigrante al contrario

Il padovano delle Zebre andò a giocare in Sicilia per trovare spazio. Ora è stato convocato dal c.t. Brunel
Rugby: la favola di Sarto, emigrante al contrario
Francesco Volpe
2 min

L’etichetta è di quelle doc: vivaio del Petrarca Padova. Il curriculum non irresistibile: per trovare un po’ di spazio e mettersi in mostra è dovuto emigrare in Sicilia, vivendo l’effimero momento di gloria del San Gregorio di Catania. Eppure da ieri Jacopo Sarto, 25 anni (nella foto mentre ferma il trevigiano Minto), è un potenziale azzurro. Il c.t. Jacques Brunel l’ha convocato per l’ultimo dei mini raduni pre-Sei Nazioni organizzati con i giocatori che militano in Italia (Parma, 11 gennaio). S’è meritato l’opportunità interpretando da protagonista i due derby “celtici”, vinti dalle “sue” Zebre contro Treviso.
    Il bello, o il brutto, visto che testimonia la scarsa lungimiranza di molti scout nostrani, è che i primi a impiegare Jacopo in qualità di “permit player” e a fargli assaggiare la Celtic League furono proprio i trevigiani, stagione 2013-14. A fine anno però il padovano venne ingaggiato dalle Zebre. Una stagione di apprendistato per disciplinarsi dal punto di vista tattico e affinarsi sotto il profilo tecnico e Jacopo è stato pronto a esplodere. Il carattere e il fisico non gli hanno mai fatto difetto, l’esperienza la sta accumulando e giocare accanto a due sudafricani di qualità come Van Schalkwyk e Meyer certamente lo ha aiutato.
    Sarto ha preso il posto di un altro padovano, un certo Mauro Bergamasco, che dopo la Coppa del Mondo ha appeso gli scarpini al chiodo. Quel Bergamasco che è all’origine dell’avventura rugbistica dei Sarto (Jacopo è il fratello maggiore di Leonardo, ala titolare della Nazionale). Fu la mamma dei Bergamasco, collega di lavoro della signora Sarto, a consigliarle di avviare i figli al rugby: “Perché non li fai provare”. Da un'idea nata in ufficio ai primi passi al Petrarca è stato un attimo. I due fratelli sono legatissimi, ma l’età non aveva mai consentito loro di giocare assieme. Sino all’anno scorso, sino all’arrivo di Jacopo alle Zebre. Dove adesso è titolare quasi inamovibile. Ora resta il salto più difficile: la Nazionale. Ma perché mettere la museruola alle favole?


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