Parisse è stato fermato... all'ingresso in campo

Il retroscena: prima di pranzo era ancora in squadra. Poi la svolta al momento del caffè. "Sarò in campo con il cuore"
Francesco Volpe
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Un foglietto strappato, un frammento di nome che spunta da una lista. La formazione che l’Italia sognava è diventata carta straccia a dieci minuti dall’annuncio ufficiale. Sergio Parisse c’era, numero 8 e capitano. Galeotto fu il caffè. Alla fine del pranzo, il leader azzurro e lo staff si sono ritrovati attorno a un tavolo. Il dolore all’alluce del piede destro non era sparito. Malgrado il riposo, malgrado le terapie anti-infiammatorie. Uscito per un pestone a cinque minuti dal fischio finale di Italia-Francia, Sergio è rimasto quattro giorni senza allenarsi sul campo. Solo un po’ di palestra. Il suo impiego sarebbe stato un rischio. Per la squadra, per il giocatore e, in ultima analisi, anche per il suo club, lo Stade Français, con cui i rapporti sono eccellenti. Non dimentichiamoci che i parigini hanno rinunciato a schierare Parisse a Bordeaux, la settimana prima di Italia-Francia, per non aggravare un fastidio al polpaccio che avrebbe potuto costargli il resto del Sei Nazioni. E’ stato l’ultimo dei fattori presi in considerazione, ma è stato un fattore.
“Parisse ha compiuto grandissimi progressi in questi giorni, cammina regolarmente, ma non è in grado di giocare. Anche perché rischierebbe di pregiudicare le prossime settimane” ha spiegato il c.t. Jacques Brunel. Il capitano avrebbe avuto bisogno di tre settimane di recupero, ne ha avuti a disposizione solo quattro: serviva un miracolo. Che non c'è stato.


“Grazie per i vostri incoraggiamenti, fa sempre tanto piacere! Starò fuori dal campo ma con il cuore con @LeoGhira e i ragazzi!! Forza !!” ha twittato Parisse alle 15.03.
Inutile dire che tecnicamente e tatticamente l’assenza di Sergio crea un problema enorme. Di leadership, in primis, malgrado i senatori non manchino (da Castrogiovanni a Ghiraldini, da Mauro Bergamasco a Masi e McLean). Ma anche in rimessa laterale, dove i saltatori azzurri si riducono a tre (Biagi, Furno e Minto), con in panchina il solo Geldenhuys. L'ultima vittoria dell'Italia nel Sei Nazioni senza il suo capitano risale al 27 febbraio 2010, quando al Flaminio cadde la Scozia (16-12).


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