La regola di Giulini

Il presidente del Cagliari dice no alla Lazio e rinnova ad Astori il contratto per tre anni. Piccola e rapida storia del perché questo affare è sfumato
Vincenzo Sardu
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Tommaso Giulini è un imprenditore abituato per indole personale e per insegnamenti paterni, a fare le cose per bene. Giovane ma da tempo formato nella difficile arte del dirigere “la cosa”: che sia azienda o squadra di calcio, quindi, non può cambiare il parametro che lo ispira e ne regola l'impgno. Vuol fare tutto per bene anche nel Cagliari. Parla poco, ma quello che dice pesa come una pietra anche perché, piaccia o no, è lui che ha le redini in mano. Il preambolo è necessario per capire perché l’affare Astori è finito così, poco gloriosamente secondo le attese della Lazio, e benissimo per quanto riguarda il Cagliari, i tifosi sardi e perché no, anche per lo stesso giocatore che ora si ritrova fra le mani un contratto allungato, più remunerativo, senza che questo possa magari fra un anno precludergli scenari ancora più ambiziosi, se veramente capiteranno.

Pronti e via, neanche ha fatto in tempo ad accomodarsi sulla poltrona presidenziale, e Giulini s’è ritrovato alle prese con un giocatore - guarda caso il più quotato fra quelli ereditati da Massimo Cellino - avvicinato da un’altra società senza che questo sia stato concesso, premesso, accettato, preannunciato alla società che ha in mano il suo cartellino, ovvero il Cagliari. La cosa ha mandato su tutte le furie Giulini e non poteva essere diversamente; pur non essendo sardo, come capita ai sardi è uno che gli sgarbi magari li perdona ma non li dimentica. Ovviamente, per essere scusati, occorre poi non sbagliare ulteriormente le mosse. Invece, non soltanto Giulini si è ritrovato nella scomoda condizione di dover trattare quel giocatore che non avrebbe voluto vendere, con una sola squadra, ma si è visto dire ripetutamente no, e no, davanti a quelle che gli sono sembrate legittime pretese economiche. Parto da nove milioni, scendo al massimo a sette, qui ci si dovrebbe trovare. Neanche per sogno, la controparte s’è mostrata rigida: si duellerà sui numeri ma evidentemente, quelli proposti per avere Astori devono essere stati inferiori, non congrui alle attese del Cagliari.

Si sussurra in Sardegna che la pietra definitiva sull’affare sia stata messa da una frase, non si sa detta da chi ma l'indovinalagrillo è aperta a tutti: “A Cagliari non hanno la percezione del valore dei giocatori”. Vero? Falso? Così gira in rete, ma ammesso e non concesso che sia una ricostruzione forzata, i fatti dicono che Giulini oggi pomeriggio ha chiuso la porta in faccia a Claudio Lotito. «Per me la trattativa con la Lazio è chiusa». Della serie, Astori non va più alla Lazio. E rinnova, l’annuncio è arrivato poco dopo dalla voce di Francesco Marroccu, diesse rossoblù intercettato da Sky, per tre anni con il Cagliari mostrando di avere il dovuto, e concreto, rispetto per la società che lo ha lanciato nel calcio che conta.

Morale della favola? Niente può escludere che nelle more del rinnovo contrattuale fra il Cagliari e il difensore centrale, vice capitano e graditissimo a Zeman, vi sia un comma che lo libererà davanti a richieste di top team e per una cifra minima “X” prima della (nuova) naturale scadenza del contratto. E a vieta di pensare che ci sia già un accordo (se ne parla in ambienti di mercato) con la Roma. Ma l’insegnamento è soprattutto un altro: Giulini è un imprenditore, un uomo, che ha alcune regole sulle quali non transige. E vanno rispettate anche in un mondo effimero come quello del calcio. Chi lo sa, magari con questo no il 37enne presidente del Cagliari forse si è attirato qualche antipatia oltre i confini del mare; di sicuro però entro i confini dell'Isola ha conquistato una grossa fetta di stima e di applausi dai suoi tifosi.


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