Stirpe: Il mio Frosinone da A

Il presidente annuncia i principi per il nuovo progetto che non sarà soltanto tecnico. L'obiettivo è rafforzare la società sul piano economico e finanziario. Ma anche sotto il profilo strutturale. La squadra? «Ispirata alla nostra filosofia che non muterà: motivazioni forti e obiettivo condivisi. I rinforzi? Ripartiamo da Stellone e dai nostri talenti, ma ci saranno anche innesti di qualità. Non vogliamo essere una meteora in A, ma conta di più consolidare la nostra presenza tra i professionisti. L'augurio? Che questa promozione diventi un'occasione di riscatto per tutto il territorio partendo dalla passione della gente che mi ha davvero commosso. La Loren nostra madrina per la A? Un'ottima idea, vedremo»
Stirpe: Il mio Frosinone da A© Mosca
Tullio Calzone
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Presidente Maurizio Stirpe, il Frosinone in A è un’impresa ciclopica.
«Siamo partiti da un progetto chiaro e dai nostri giovani, un tecnico che aveva voglia di lavorare e un ds affidabile. Il resto lo hanno fatto l’umiltà e lo spirito di sacrificio».
La laboriosa provincia che vince con motivazioni forti è un segno dei tempi ?
«Io ho sempre pensato che il calcio sia un veicolo attraverso il quale questa terra avrebbe potuto affrancarsi da una serie di stereotipi e di luoghi comuni. In questi anni abbiamo lavorato per cercare di dare un segnale di rinascita. Ci siamo riusciti. Ora  bisogna coinvolgere il territorio per arrivare a creare le condizioni per un riscatto economico e sociale. La A ci aiuterà a tenere tutto in piedi. Non si vince mai da soli».
Farete una «lega» delle piccole con Sassuolo, Empoli, Chievo, Carpi per dare fastidio alle grandi?
«Di leghe ce ne sono già troppe. Se mi sarà concesso di dare un contributo, mi spenderò per migliorare il rapporto di solidarietà che deve esistere tra le varie componenti e che deve essere accresciuto».
Il Frosinone in A ha contagiato tutti. Anche lei era emozionato.
«Diciamo che non riuscivo a capacitarmi di cosa era accaduto realmente.  Incredibile, ma vero. Questa vittoria ha aiutato la gente a riscoprire un grande senso di identità».
Per la festa finale servirebbe un personaggio. Sofia Loren, splendida Ciociara con De Sica, sarebbe la madrina perfetta per il Frosinone in A. Non trova?
«Un’ottima idea. Vedremo, tocca al Comune l’organizzazione. La Loren non è ciociara, ma ha rappresentato la nostra terra magnificamente con la sua bellezza».
Dottor Stirpe lei ha detto che “Le società di calcio debbono essere guidate da persone serie, per bene e capaci. La differenza non la fanno i bacini d’utenza”. Quest’ultima parte sembrava una risposta a Lotito. E’ così?
«Non voleva essere una risposta a nessuno. Piuttosto serve un codice etico di valori e di controllo su chi gestisce le società. Noi vogliamo evitare default improvvisi. Dobbiamo scongiurare situazioni compromesse e bisogna creare sistemi di controllo efficaci».
Si riferisce a quanto è successo al Parma quest’anno?
«Se un soggetto non ha la capacità economica e finanziaria per gestire un club gli deve essere impedito di farlo».
Ma il calcio che torna alla gente può essere una risposta a una visione esclusiva che mette i diritti televisivi davanti a tutto?
«L’aspetto economico-finanziario è la condizione necessaria ma non sufficiente. Se il calcio perde imprevedibilità il sistema non è credibile e non regge più. Non possiamo ridurre tutto solo a un aspetto mercantile. La passione della gente è fondamentale».
Però senza soldi e senza strutture non si va da nessuna parte. Come farete, ad esempio, ad accogliere squadre come Juve, Milan, Inter, Roma, Napoli...
«Il problema delle strutture non è secondario. Noi miglioreremo l’accoglienza del Matusa. Confidando che si possa accelerare la costruzione del nuovo impianto».
Invece sul piano tecnico si ricomincia da Stellone e dagli eroi di questa impresa?
«Il Frosinone dovrà essere consolidato dal punto di vista economico-finanziario. Poi si dovrà adeguare l’organizzazione all’esigenze della nuova categoria. Infine bisognerà innestare elementi di qualità in una squadra che dovrà provare a difendere la A».
Qual è stata la molla decisiva di questo torneo?
«La convinzione di potercela fare. E’ stata l’idea portante di tecnico e calciatori. Le polemiche con Lotito e l’Entella? Hanno influito relativamente. Noi eravamo già motivati da soli. Abbiamo sempre lottato per vincere».
Rinforzi senza compromettere il conto economico: resta la sua filosofia?
«Io non voglio che il Frosinone sia una meteora nei professionisti. Dobbiamo puntare a consolidare la struttura organizzativa partendo dal settore giovanile. Solo così potremo occupare stabilmente una buona posizione in questo sistema e anche la A non resterà un evento irripetibile».
Una promessa che vuole fare ai tifosi del Frosinone?
«Che ce la metteremo tutta per difendere quanto abbiamo costruito, nella consapevolezza che a è scontato e niente esiste per sempre».
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