A Cagliari c'è tanta o troppa voglia di fuga

A novanta minuti dai saluti alla serie A, proseguono le spinte centrifughe: oltre ai rossoblù in prestito, la quasi totalità di loro non sarà riscattata, anche alcuni contrattualizzati fissi verso l'addio
A Cagliari c'è tanta o troppa voglia di fuga
Vincenzo Sardu
4 min

Un manipolo di eroici tifosi che nonostante una retrocessione sulla gobba, non certo causata da loro, vanno fino a Cesena per la trasferta conclusiva di un anno nauseante. Un gesto di amore e di vicinanza ai colori che dovrebbe far riflettere ma che a quanto pare non è stato capito in primis dai protagonisti della Caporetto rossoblù dopo undici anni di A. Pochi di loro infatti si sono spinti sino alla curva "occupata" dai tifosi del Cagliari per offrire loro una maglia sudata, non profumata di lavanda, ma per loro preziosa. Lo hanno fatto Ekdal e Rossettini, forse uno o altri due: tutti gli altri, un'alzata di spalle e via verso gli spogliatoi.

I tifosi che hanno ricevuto il prezioso (per loro) cimelio lo hanno baciato. Neanche pensando di poter inalare il frutto della fatica dell'atleta. I tifosi la maglia la baciano anche se sudata, perché i tifosi la considerano oltre tutto, oltre la categoria. E la squadra? Responsabile per la parte che le compete di una retrocessione che getta ignominia nella storia del Cagliari, sta pensando al proprio futuro ma non da squadra: ciascuno per sé e la Provvidenza per tutti. Così, l'agente di Farias rende noto che il suo assistito non merita la B (la merito io che neanche gioco allora?), Sau comunica che difficilmente resterà (e detto da un sardo fa riflettere), l'agente di Donsah cinguetta che per il suo ragazzo andare alla Juventus sarebbe fantastico (e grazie tante). Ce ne sono altri in fila al gate "Partenze"? Nel caso ditelo pure, perché poi si potrà discutere meglio di un leggerissimo dettaglio. E' vero che alla base di ogni stortura ci sono gli errori macroscopici di una società che ha agito con puro spirito pionieristico: ha voluto la bicicletta e non si è capacitata del fatto che occorreva pedalare. E' vero che dopo gli errori della società ci sono quelli di due allenatori su tre: il fenomeno hombre vertical che ha realizzato in campo un prodigio (13 punti su 21 gare complessive) che non ha ritenuto neanche giusto chiedere scusa e restare come un vero comandante sulla nave che colava a picco, e il buon Gianfranco Zola che pur mettendoci passione e onesto impegno, non ha capito (non poteva, avendo altre caratteristiche tecniche, cosa ignorata da Giulini) che la squadra non si era ancora liberata del 4-3-1-2. Ma dopo, cari giocatori, sul calesse dei perdenti ci siete soltanto voi.

Leggere o sentire le indecisioni sul proprio futuro, stona. Il discorso va oltre l'appartenenza del tifo: avendo sbagliato e avendo perso, la cosa che farebbero gli uomini migliori è quella che raccontarono Nelson Abeijon e Diego Lopez all'indomani della retrocessione del 2000: non ci muoveremo da qui fino a che non riporteremo il Cagliari in serie A. Dunque, piuttosto che lamentarsi della B non attinente al proprio pedigree o tracciare pennellate di indecisione sul proprio futuro, il metodo migliore per chiedere scusa ai tifosi sarebbe stato consegnare la propria disponibilità alla società per rimediare in campo all'anno orribile.

Sia chiaro, nessuno si senta autorizzato ad aprire una crociata contro chi vuol andare via: ponti d'oro per chi se ne va, come sostiene il famoso detto. L'indifferenza del popolo è la risposta migliore. Ma tutti devono sapere che il Cagliari per i sardi non è qualcosa di comune. E' qualcosa che ti fa percorrere centinaia, migliaia di chilometri, mettendoci su dei soldi, per andare a vedere una partita inutile e fare il tifo per novanta e passa minuti. Per aspettare alla fine una maglia fradicia di sudore e baciarla come se fosse una reliquia sacra. Per i sardi - ma anche per i non sardi ma tifosi rossoblù e pure oggi a Cesena ce n'erano alcuni - il Cagliari è qualcosa di veramente speciale e irripetibile altrove. Ricordatevelo quando indosserete ancora quelle maglie, quando firmerete un contratto per questa società o quando vi verrà voglia di andare via.


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