Stupro, Padre Fedele innocente. «Cosenza, ora torno in Curva»

Il frate ultrà era accusato di violenza sessuale ai danni di una suora
Stupro, Padre Fedele innocente. «Cosenza, ora torno in Curva»
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ROMA - «Voglio tornare a dir messa e a fare una passeggiata, magari per la mano con la suora che mi ha accusato». Così padre Fedele Bisceglia, il frate ultrà del Cosenza, alla notizia della sua assoluzione dalla Corte di Appello di Catanzaro. La Cassazione già aveva annullato i 9 anni e 3 mesi che la precedente sentenza d'appello gli aveva dato, ma stavolta, 'in quarto grado', è fuori dal tunnel, per sempre.

I FATTI - Tutto ha inizio quasi 10 anni fa, quando una suora, che aveva fatto parte dell'Oasi Francescana di Cosenza, gestita proprio da Bisceglia, denunciò di aver subito svariate violenze sessuali, ad opera del frate e di altri personaggi, che pagavano per gli abusi. Questo secondo i racconti dettagliati della religiosa, minuziosi a tal punto da rammentare pastiglie datele per stordirla e lacci emostatici per legarla. E la Mobile di Cosenza arrivò pure a interrogare altre donne extracomunitarie, che raccontarono le avances di Padre Fedele, in cambio di favori sui documenti in Italia. 

PADRE ULTRA' - Il francescano ha da sempre lottato con unghie e denti contro le accuse infamanti, che lo hanno pure fatto sospendere dal suo ordine e privato della pubblica dignità. In realtà a Cosenza la gente lo ha sempre difeso, nonostante le sue passioni un po' bizzarre per calcio e donne, mai nascoste. Uomo di curva vicino ai sostenitori locali più accesi, uomo di trasferte in pullman, ma pure uomo di numerose opere di bene in Africa.

IL FUTURO - Tornato da pochi giorni dal Madagascar, proprio per un'iniziativa benefica, Padre Fedele è raggiante: «Perdono tutti, suor Tania e chi l'ha istigata. So che gli ultras del Cosenza stanno organizzando per me una grande festa. Ringrazio tutti. Non oso pensare a cosa potrebbe accadere se mi trovassi tra la gente su corso Mazzini a Cosenza. Ringrazio la vergine che ho pregato tanto, sono ubriaco di gioia». 


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