Siria, la storia di Jaddou. Dalla guerra alla Bundesliga

L'incredibile storia dell'astro nascente del calcio siriano, costretto a scappare dal suo Paese sconvolto da una guerra sanguinosa
Siria, la storia di Jaddou. Dalla guerra alla Bundesliga
Tommaso Maggi
3 min

ROMA - La sua è una storia che fa commuovere. Una storia di sport, di guerra e di coraggio. E' la storia di Mohammed Jaddou, 17 anni, astro nascente del calcio siriano, costretto a scappare dal suo Paese sconvolto da una guerra sanguinosa. Come racconta un articolo del 'New York Times', infatti, prima di fuggire Jaddou sopporta una vita difficile: bombardamenti, armi, sangue, morti. La guerra, insomma, nella sua declinazione più spietata. Il suo campo d'allenamento viene bombardato, l'autobus che prende ogni giorno viene attaccato due volte, lui stesso viene minacciato di morte dai ribelli.

SOGNO - Ma Jaddou resiste, va avanti: ha un idolo, Cristiano Ronaldo, e un sogno, diventare come lui. Il ragazzo già promette benissimo: diventa il capitano della nazionale siriana under 16 che, anche grazie alle sue prestazioni, riesce a qualificarsi per il mondiale Under 17. Ma la guerra non fa sconti, distrugge tutto senza pietà e strappa a Jaddou il suo migliore amico e compagno di squadra, Tarek Ghrair.

VIAGGIO - E' un dolore troppo forte. «Ho pianto per due giorni» rivela Jaddou che decide che è il momento lasciare il Paese. La famiglia lo aiuta. Il padre vende la casa e con i soldi paga un trafficante che porta lui e Jaddou in Turchia. Da lì Mohammed si imbarca su una nave con 130 passeggeri. Destinazione Italia. Ma il viaggio è un incubo: sei ore dopo la partenza la nave comincia ad affondare. «Non abbiamo mai dormito - racconta Jaddou -, dovevamo buttare fuori l’acqua con le mani così come tutti i vestiti e il cibo. Pensavo di morire ma alla fine sono sopravvissuto». Passano cinque giorni fino a quando le autorità italiane avvistano la nave al largo della costa siciliana. Jaddou e il padre vengono portati in un centro di detenzione per fornire generalità e impronte digitali per poi essere rilasciati. L'obiettivo è andare in Germania e allora il viaggio di Mohammed continua fino a Milano, sempre evitando la polizia. Poi la notte passata alla stazione centrale e gli ultimi soldi dati a un trafficante che porta Jaddou e il padre in un centro per rifugiati a Monaco e infine a Oberstaufen, un piccolo comune tedesco situato nel land della Baviera.

SALVEZZA - La lampadina del pallone non si spegne. Arrivato in Gemania, Jaddou non si dimentica del suo idolo, Cristiano Ronaldo, e del suo sogno, diventare come lui. La figlia del sindaco sente parlare di lui e decide il suo destino: fa una telefonata a un ex calciatore croato che lo mette in contatto con il club tedesco del Ravensburg. Il provino diventa una formalità e Jaddou comincia ad allenarsi con il club. Il suo destino, però, è ancora incerto. Tra poco scadrà il suo permesso e una sentenza del Tribunale dovrà decidere se concedergli il diritto di asilo. Fino ad allora Jaddou può solo continuare ad allenarsi, guardando di tanto in tanto la foto di Ronaldo sul suo cellulare. E' il suo eroe che alimenta giorno dopo giorno il suo sogno nel pallone.


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