Samp, giù le mani da Zenga: il Ferrero Show non basta più

Dopo la sconfitto con il Vojvodina lungo vertice societario. Al tecnico sono stati dati sette giorni di tempo
Xavier Jacobelli
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ROMA - Raccontano le cronache blucerchiate che, stanotte, dopo la batosta con il Vojvodina, seduti sulla gradinata dello stadio Olimpico il presidente della Samp, Ferrero; il direttore sportivo Osti e l’avvocato Romei, braccio destro dello stesso Ferrero, abbiano tenuto un lungo vertice. Alla fine, sarebbe scaturita la decisone di dare i sette giorni a Zenga, auspicando che la Samp in campo il 6 agosto a Novi Sad, la città di Vujadin Boskov, sia degna dell’uomo capace di guidarla allo storico scudetto e all’altrettanto storica finale di Coppa dei Campioni a Wembley. E stamane alle 11, Ferrero si è presentato a Bogliasco per parlare con l’allenatore. Il quale, ieri sera, ha avuto la dignità e il coraggio di metterci la faccia, andando sotto la curva a chiedere scusa ai tifosi mentre il presidente cercava di rabbonirli. Non conosco personalmente il massimo dirigente della Samp. Mi è piaciuto lo stile pirotecnico della sua comunicazione che l’ha imposto all’attenzione di un mondo troppo spesso prigioniero di stereotipi, luogocomunismo, frasi fatte e banalità elevate al cubo. Ferrero è un signore un po’ naif e un po’ paraguru, perfettamente calato nei panni del gigione che stupisce e sconcerta la platea, sapendo come accattivarsela, trainato dalla formidabile parodia di Crozza. Al punto che a volte non si distingue l’originale dall’imitazione medesima.

Ferrero è un signore che nella prima stagione ha avuto un alleato formidabile: i risultati. Essi sono scaturiti anche dalla bravura di Mihajlovic e del gruppo Mihajlovic. Aggiungete la licenza Uefa negata al Genoa che ha spedito la Samp in Europa League e il quadro è completo. Ma, c’è un ma e qui Zenga non c’entra proprio nulla. Se, in ordine cronologico, da gennaio ad oggi una società vende, fra gli altri Gabbiadini, Aubiang, Duncan, Okaka; perde Eto’o il quale piuttosto che rimanere blucerchiato preferisce accasarsi in Turchia all’Antalyaspor neopromossa in Super Lig, la serie A turca, nonostante al suo arrivo a Genova fosse stato strombazzato un contratto sino al 30 giugno 2018, con tanto di carriera dirigenziale già prefigurata; perde Romagnoli, in questo caso per fine prestito; perde per un agguato della sfortuna un caposaldo come De Silvestri; rinuncia a Romero vicecampione del mondo con l’Argentina e non casualmente approdato al Manchester United, dove ha ritrovato Van Gaal che l'ebbe alle sue dipendenze all’Az Alkmaar in Olanda fra il 2007 e il 2009.

Se, dall’apertura del mercato sino a ieri, pur sapendo quanto oneroso fosse l’impegno in Europa League questa stessa società non ha adeguatamente sostituito i giocatori ceduti e, per l’attacco sta cercando di ingaggiare Samaras, 30 anni, nazionale greco, svincolato che nella stagione 2014-2015 ha totalizzato 5 presenze e 0 gol con il West Bromwich Albion e 5 presenze e 0 gol con l’Al-Hilal, che cosa c’entra Zenga? Se, a mano a mano che la Samp si avvicinava all’appuntamento con il Vojvodina, si è parlato poco di rinforzi e troppo di Cassano che Zenga non vuole, che cosa c’entra Zenga? Già, Cassano. I nostalgici del trentatreenne ex doriano ne invocano il ritorno, considerandolo un demiurgo, immemori del trattamento che riservò a Riccardo Garrone, alla stessa Samp e sorvolanti sui sette mesi di inattività che, quand’anche si ripresentasse oggi a Bogliasco, lo costringerebbero ad un’affannosa e lunga rincorsa della condizione perduta. Non di Cassano ha bisogno in questo momento la Samp, ma di almeno due buoni difensori e di un attaccante in forma. Il problema è trovarli.


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