Il Cagliari ha il dovere di provarci sempre

La prima contro la seconda, le due che hanno scavato un fossato rispetto a tutte le altre. Non è partita che vale la promozione ma quella che promette spettacolo
Il Cagliari ha il dovere di provarci sempre© LaPresse
Vincenzo Sardu
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Nella boxe è definito "il lavoro ai fianchi". Chi lo attua ha lo scopo di sbriciolare con il passare dei round le difese dell'avversario, chi lo subisce sa che per quanto capace di resistere, quel lavoro alla fine indebolirà le proprie forze. Il Cagliari sta facendo praticamente questo, con il campionato di serie B. Lo "lavora" ai fianchi usando un organico che potrebbe comporre due squadre entrambe accreditate di chance da promozione. E il campionato di serie B può soltanto cercare di resistere come può, alla meglio. In un girone ha scavato otto punti rispetto alla terza in classifica, che sono tanta roba, a resistergli a una incollatura è soltanto, guarda caso, il Crotone.

Non pochi addetti ai lavori hanno ormai metabolizzato l'idea che la magnifica coppia in profressione saluterà il resto della compagnia anche se la metafora del lavoro ai fianchi vale pure per la splendida squadra messa insieme da Juric, che non dispone dello stesso numero e della medesima qualità di ricambi. Di gara in gara mentre di accumuleranno le tossine e la fatica nelle gambe e nelle teste dei protagonisti, Massimo Rastelli potrà continuare a scegliere praticamente senza preoccuparsi di nessuna defezione. Per dire, sono in bilico Storari e Sau, mancano gli squalificati Melchiorri e Ceppitelli? Beh, le vittorie migliori il Cagliari le ha ottenute contro Cesena, Spezia e lo stesso Crotone quando a marcare visita sono stati sei-otto elementi tutti insieme. Davvero, questo è un non problema.

Come spesso sottolineato nel corso di questi primi quattro mesi di campionato, il Cagliari in realtà deve temere soltanto se stesso e qualche arbitraggio infelice - cosa che vedremo a breve - che comunque non hanno scalfito il primato e il robusto vantaggio sulla zona che non vale la A diretta. La superiorità tecnica, tattica, organizzativa, spesso è apparsa imbarazzante. Primo posto, maggior numero di vittorie finora, maggior numero di gol fatti, quarta difesa e migliore differenza reti. Sempre escludendo dal conto il Crotone, l'abisso rispetto al resto della compagnia è assoluto. Tutte ottime ragioni per condividere l'idea che più di una partita da promozione è una partita da calcio spettacolo quella che ci si deve attendere.

Logicamente, il Crotone punterà a riscattare il pesante 0-4 incamerato al Sant'Elia all'alba del campionato. Gioca in casa, lo fa molto bene, è praticamente perfetto oltre che allenato mirabilmente. La sua forza sta soprattutto nell'organizzazione, Juric ha svolto un lavoro straordinario: cantano in coro i calabresi, non hanno tenori di primissimo pelo ma il prodotto finale non ne risente. Bravi, da applausi, possono creare  grosse difficoltà al Cagliari. Ma sanno pure di rischiare non poco al cospetto della corazzata.

Il Cagliari, per le ragioni sopra esposte, non può esimersi dal dovere di provarci sempre. In casa, fuori, deve puntare a vincere a ogni appuntamento non solo perché questo è il sale della competizione, ma perché nelle sue corde c'è questa capacità. Insomma, da un lato c'è una signora squadra che sta certificando il pieno diritto a sedersi al tavolo della serie A, dall'altra c'è la supersquadra che ne vale due e che deve vincere il campionato. Il calcio insegna che non di rado le grandi attese poi partoriscono il classico minimo prodotto. Speriamo di no, stavolta, speriamo di vedere bel calcio, grandi giocate. Comunque vada a finire, al prossimo turno nel peggiore dei casi - sconfitta del Crotone - il margine di sicurezza rimarrebbe a 5 punti sulla terza, il Pescara. Ecco un altro elemento in comune, il Pescara. Sia il Cagliari che il Crotone hanno incamerato all'Adriatico una delle loro poche sconfitte e, altra analogia, in presenza di arbitraggi a dir poco criticabili. Guarda caso, a dirigere allo Scida sarà Fabio Maresca, proprio lui che a Pescara non vide un solare rigore su Melchiorri e decise di espellere Di Gennaro dopo aver preso un clamoroso abbaglio sul fallo che ha originato il pasticcio. Era davvero il caso di scegliere lui? No, decisamente. Ma Stefano Farina, designatore della serie B, ha abituato la platea a scelte abbastanza criticabili, una in più che differenza può fare? C'è da sperare che la direzione arbitrale sia impeccabile, senza favori per nessuno. E che se proprio devono esserci errori, che non vadano a carico sempre di uno.


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