Abete: Lotito è un problema del calcio italiano

La sensazione di Lotito come uomo di potere è una sensazione che c'è
Abete: Lotito è un problema del calcio italiano© LaPresse
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ROMA - Giancarlo Abete commenta a Radio Onda Libera la lite avuta con il presidente della Lazio Caudio Lotito durante un consiglio federale: «Opinioni diverse - dice il vicepresidente dell'Uefa - nel rispetto dei ruoli su questioni previsionali economico-finanziarie legate alla gestione e alle spese arbitrali. La sensazione di Lotito come uomo di potere è una sensazione che c'è. Il progetto della Superlega europea è comprensibile soprattutto in questo momento storico. C'è un'aspettativa di alcuni club di valorizzare il bacino d'utenza e il fatturato, ma non è un progetto facile».



Celebriamo il nuovo record d'imbattibilità di Buffon che fa onore al calcio italiano?
«È un leader riconosciuto da tutti. Questo record non fa altro che aumentare il livello di leadership e di considerazione che tutti dobbiamo avere nei suoi confronti. Ha un carriera in corso straordinaria e mi piace ricordare che è sempre stato un riferimento importante per la Nazionale che speriamo che avvenga anche in occasione degli Europei».


E salutiamo anche il fenomeno Higuain nel Napoli di Sarri?
«Sarri sta facendo molto bene, molto meglio di Benitez. Higuain ha una continuità straordinaria e una forte motivazione emozionale come si è visto nella partita con il Genoa. E' un elemento fondamentale per questo Napoli e consente di tenere aperta la partita per lo scudetto tra due squadre divise da appena 3 punti».

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Infantino cosa porterà soprattutto nel calcio dopo l'èra Blatter?
«Porta l'esperienza importante all'Uefa che è un organismo complesso e bene organizzato che ha il doppio del fatturato della Fifa. Porta entusiasmo e professionalità. Ha ottenuto un consenso trasversale grazie anche al lavoro portato avanti con l'Uefa che dai primi di ottobre manca del suo presidente Platini in attesa delle decisioni del Tas. Infantino nonostante la mancanza del suo presidente ha ottenuto un grande successo politico. Ha vinto una battaglia che molti davano per persa, c'è stata una grande capacità di fare gruppo e squadra».

Lei condivide il piano di Tavecchio di ridurre l'area professionistica?
«È un fatto condiviso da tutti. Già sotto la mia presidenza abbiamo cominciando riducendo la Lega Pro a 60 squadre. Adesso i problemi sono due: capire bene gli equilibri e collegamenti tra Serie A, B e Lega Pro, poi le compatibilità per la gestione dei campionati. Vanno trovati i punti di equilibrio che tengano conto dei meccanismi, come per le promozioni e retrocessioni, e il numero delle squadre in Serie A con le compatibilità in un progetto come chiede l'Associazione calciatori».

Ha un suo identikit ideale per il dopo Conte?
«Non è mai capitato che un commissario tecnico annunciasse ufficialmente l'intenzione di lasciare prima di un appuntamento come la fase finale di un Europeo. Si faranno le scelte a tempo debito considerando vari aspetti, con le discussioni di sempre se debba essere trovata una soluzione interna parlando di cantera. I club hanno più appeal della Nazionale anche per le risorse economiche».

Che ruolo immagina per la Nazionale in Francia?
«Può fare bene in Francia come squadra e come gruppo che è la forza di Conte. Per noi è sempre pià difficile individuarte dei nostri giocatori sulla scena internazionale. La differenza sta nella capacità di fare squadre. Alcune volte va bene e altre no. La capacità del tecnico è fondamentale. Poi bisognerà pensare al Mondiale che ha una qualificazione più difficile dell'Europeo».

Cosa pensa del progetto della Superlega europea di cui parlano i grossi club?
«È un progetto comprensibile soprattutto in questo momento storico. C'è un'aspettativa di alcuni club di valorizzare il bacino d'utenza e il fatturato. C'è una certa spinta, ma non è un progetto facile. Bisogna verificare come attuare il progetto e ci saranno delle battaglie all'interno delle federazioni. Può diventare una sorta di imbuto dove non tutte potrebbero entrare. Non sarebbe facile né pensare per l'Italia 7-8 squadre. È logico lo stimolo e l'approfondimento, è complessa l'organizzazione».


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