Noi e Ranieri, quelli del ’74: «Il mio Leicester? Come il Catanzaro »

Dopo il paragone del tecnico che domina la Premier siamo andati a cercare i suoi vecchi compagni
Antonio Barillà
9 min

ROMA - La semplicità che resiste al successo è racchiusa in un paragone sorprendente: «Il mio Leicester ricorda il Catanzaro di Di Marzio, quello di Palanca, Silipo e gli altri. Capisco non sia un grande esempio, meglio Guardiola. Ma quella era una squadra come questa, un gruppo di amici che viveva insieme». Claudio Ranieri, l’allenatore che domina la Premier a dispetto di tradizioni e magnati, ha gestito grandi club e grandissimi campioni - il Napoli di Careca, la Fiorentina di Batistuta, il Chelsea di Lampard, la Juventus di Del Piero, la Roma di Totti, l’Inter di Zanetti -, eppure, a un passo dal sogno, scova un modello lontano e ai più sconosciuto, fatto di complicità e sacrificio, di rapporti più forti del tempo.   

TUTTO SU CLAUDIO RANIERI

FILO. Ranieri, ch’era terzino, nel “primo Leicester” arrivò dalla Roma, dove aveva racimolato 6 presenze, insieme a Roberto Vichi, libero della Primavera; «Eravamo i più piccoli, però inserirsi fu facile - racconta Vichi, oggi responsabile del settore giovanile della Polisportiva Ciampino e osservatore della Juventus, dove lo portò Claudio -: quel gruppo era davvero speciale. Ci frequentavamo anche fuori dal campo, prima della tattica c’era il cuore». «C’è un filo tattico che annoda il mio Catanzaro e il Leicester - racconta Gianni Di Marzio, l’allenatore -: anche noi puntavamo sulla difesa e sul contropiede, e così riuscivamo a battere squadre più dotate. La vera forza, però, era l’unità dello spogliatoio. Passavamo insieme il Natale, festeggiavamo i compleanni: ogni occasione era buona per riunirci e, a volte, l’occasione la inventavamo». Il tecnico ripercorre la cavalcata verso la A che fu conquista dell’intera Calabria, il primo anno lo spareggio perso con il Verona, quello dopo il sogno realizzato. Album di provincia che Ranieri, eroe internazionale, rispolvera adesso tra emozioni e stupore: «Un altro avrebbe parlato davvero di Guardiola, ma Claudio è così, tanto bravo quanto umile. Non è un caso che abbia guidato le più importanti squadre italiane e big straniere come Chelsea, Altletico Madrid, Valencia e Monaco. Era il mio capitano, a Catanzaro rimase otto anni e poi lo volli a Catania, dove vincemmo ancora la B. Sapete che non voleva fare l’allenatore? Sono felice d’aver insistito. E’ lui a riunire quel gruppo ogni anno, sullo yacht quando ce l’aveva e adesso nel suo casale a Castelnuovo Berardenga, nel senese: sei-sette sono rimasti particolarmente legatissimi, ma nessuno s’è perso di vista». 

SEGRETO. «Il segreto erano le mogli - svela Giorgio Pellizzaro, il portiere -: amiche allora e amiche oggi, mai un’ombra di invidia o gelosia. Quel Catanzaro fu un miracolo sportivo e un fenomeno sociale: il calcio era una riscossa per il Sud». Lo dice con orgoglio, lui che è mantovano, ma in Calabria s’è sempre sentito a casa. E una casa ce l’ha, a Costa Araba, affacciata sul mare di Montauro, accanto alle case di altri ragazzi del ‘74:

hanno visitato i paradisi azzurri in tutto il mondo ma amano trovarsi ancora su quelle spiagge. «L’avevo comprata anch’io - racconta Ubaldo Novembre, che di Pellizzaro era il secondo -, e a volte quando tornavo nella mia Brindisi lasciavo le chiavi proprio a Claudio. Eravamo tutti come fratelli e infatti il rapporto è sopravvissuto: molto merito ce l’ha lui che periodicamente ci riunisce. Straordinario: qualche anno fa, in un momento per me terribile, avendo appena perso una figlia di ventun’anni, venne a Brindisi con il suo yacht e insistette per portarmi con lui. Dieci giorni nel mare greco per starmi vicino e provare a strapparmi un poco al dolore».  

RANIERI IN LACRIME: IL MIRACOLO LEICESTER CONTINUA

NONNO. Novembre s’è costruito una nuova vita nel commercio. Pellizzaro, invece, non ha lasciato il calcio, preparatore dei portieri nello staff di Claudio. Sempre, tranne quest’anno: esigenze di famiglia gli hanno suggerito, con gioia, di fare per un po’ il nonno a tempo pieno. E’ già pronto a tornare, intanto fa il tifo: «Nelle due settimane in cui son rimasto a Leicester, avevamo intuito le qualità di alcuni calciatori, ma arrampicarsi così in alto era inimmaginabile. Un miracolo nell’era del calcio business, piedi per terra ma è lecito sognare».  

DESTINO. «ll destino sta regalando a Claudio quello che merita - dice Fausto Silipo, allora terzino e oggi allenatore della rappresentativa Under 17 Lnd -: è un grande tecnico e un uomo con la U maiuscola, sempre pronto ad aiutare chiunque. Non credo esistano casi come il nostro, amicizie sbocciate dentro uno spogliatoio e intatte dopo più di quarant’anni. E’ sempre bello, quando ci ritroviamo, spesso al casale di Claudio: quando lo comprò allenavo il Siena. il giorno del trasloco ero lì». Silipo ha anche il merito d’aver fatto conoscere Claudio e la moglie Rosanna: «Fui io a presentarli a una festa: quando iniziarono a frequentarsi gli dissi “comportati bene...“, ancora me lo ricorda».

SCHERZI. Massimo Palanca, che oggi gestisce un negozio a Camerino ed è selezionatore della rappresentativa Giovanissimi Marche resta un simbolo del Catanzaro: 367 presenze e 137 gol, le magie di un piedino fatato, i gol da calcio d’angolo, un sinistro - Ciotti dixit - tra i migliori d’Europa. Arrivò insieme a Ranieri, lui pescato nel Frosinone, e da allora non si sono più persi di vista.

«Rosanna è bravissima a tenerci uniti, ogni invito è una festa: siamo tutti tra i sessanta e i settanta, ma ci facciamo ancora gli scherzi. Come allora, nell’albergo del ritiro oppure a casa di qualcuno: il giovedì sempre da Braca, la moglie cucinava benissimo il pesce... Squadra, nel senso pieno del termine, come il Leicester: un capolavoro, troppo facile vincere con il Bayern o il Barcellona. Non mi stupisce che tantissimi italiani tifino per Claudio: è un tecnico stimato, ma è prima di tutto una persona per bene».  

CENE. «Alle cene a casa mia - sorride Paolo Braca - il mister però non era ammesso: ci rifacciamo adesso, che allegria l’ultima volta che ci ha raggiunti... Siamo una famiglia allargata: noi ci sentiamo spesso, le signore quasi tutti i giorni». L’antica mezzala, l’anno scorso, ha lavorato con Ranieri, osservatore per la Nazionale greca, quest’anno è tornato a Cava, la città dove si fermò a fine carriera, a insegnare calcio ai ragazzini dei Red Lions: «Claudio è stato bravo ad adattare il modulo: mi disse, dopo pochi allenamenti, d’aver individuato calciatori bravi e veloci, “se sistemo la difesa possiamo fare bene”». Alberto Spelta, lo Jair bianco, era l’anima di quel gruppo. Ha smesso di allenare, vive a Montanaso Lombardo, ma non ha mai reciso il legame con la Calabria e con la squadra rievocata da Ranieri: «Ci sentiamo, ci vediamo, con alcuni ci ritroviamo al mare d’estate. Sapevamo divertirci e ci aiutavamo l’un l’altro, credetemi che non è così scontato. Ricordo quando Claudio arrivò, io avevo più di trent’anni: alla prima partitella mi fece un tunnel e gli dissi “diventerai un grande giocatore”. Come tecnico è diventato ancora più grande e si è meritato tutto». «Venivamo da un paio di stagioni difficili - racconta Adriano Banelli -, con quei giovani e con un allenatore sconosciuto nacque un grande Catanzaro. Legammo tutti e il rapporto resiste, Claudio è rimasto il ragazzo semplice di allora. Sono tifoso del Leicester, come lo sono stato d’ogni sua squadra, a cominciare dalla Vigor Lamezia». Banelli fa il consulente finanziario, tra Città di Castello e Catanzaro: lui l’allenatore l’ha fatto per amore, chiamato a dare una mano in momenti bui del calcio giallorosso.  

INTERVISTE. Insegna calcio, invece, Alberto Arbitrio, nella Puteolana 1909. Lui, raccontano, era il più scherzoso: «Una specialità erano le interviste: quando arrivava un nuovo calciatore, lo chiamavo spacciandomi per Vito Macrina, corrispondente del Corriere dello Sport, e giù con domande assurde mentre tutti ridevano. Ci divertivamo e vincevamo, con il sacrificio e il sorriso andammo oltre tutti i pronostici. Per questo Claudio ci ha paragonato al Leicester che mette in riga i club più ricchi di Premier».

RANIERI SI COMMUOVE, LA PREMIER SI AVVICINA


© RIPRODUZIONE RISERVATA