La Cina compra il calcio italiano: in origine fu il Pavia, ora tocca al Milan

Il gigante cinese si è lanciato alla conquista del nostro calcio: il primo club italiano di proprietà cinese è stato il Pavia. "E' il Pavia mica il Milan" si diceva, ora però...
La Cina compra il calcio italiano: in origine fu il Pavia, ora tocca al Milan
Alessandro Aliberti
3 min

ROMA - Hanno iniziato con i ristoranti: l'involtino primavera, primo vero baluardo dell'estremo oriente in Italia. Poi, pian piano, come funghi iniziano a spuntare negozietti di merce di ogni tipo: elettronica, accessori per i cellulari, abiti, detersivi e chi più ne ha più ne metta; ed è così che la conquista del Vecchio Continente da parte del Dragone asiatico ha avuto inizio.

Poi all'improvviso, nell'agosto del 2014, l'Italia scopre che il capitalismo dagli occhi a mandorla è interessato anche al nostro calcio: una cordata cinese con a capo un certo signor Xiadong Zhu, presidente del fondo Pingy Shanghai Investment, decide di acquistare il Pavia Calcio. L’A.C. Pavia 1911 diventa così il primo club italiano di proprietà cinese. La squadra lombarda, nonostante i capitali cinesi, non è ancora riuscita a compiere il salto dalla Lega Pro alla Serie B: oggi occupa l'ottavo posto del girone A della terza serie italiana.

INVASIONE - La notizia dell'acquisto del Pavia da parte dei cinesi non aveva, comunque, suscitato particolari preoccupazioni. Certo, si diceva, è il Pavia mica il Milan. Il Milan, appunto, quello che, manco a dirlo, proprio in queste ore si prepara a passare in mani cinesi: erano belli i tempi in cui i grandi club europei organizzavano tournée in estremo oriente per, come si dice in gergo, entrare in un nuovo mercato.

Apripista in Italia fu l'Inter: nel 1978 Mazzola e Beltrami furono i dirigenti che aprirono i contatti diplomatici, il presidente Fraizzoli abbracciò con entusiasmo la missione. Un vero e proprio viaggio-studio, senza ingaggio, per aprire nuove frontiere calcistiche, scambiare esperienze sulla preparazione atletica, sulla tattica e sulle nozioni mediche.
Poi, il Milan, la Juve e via via tutto il resto: noi, i giganti del calcio, che guardavamo all'estremo oriente come terra di conquista. Oggi a 37 anni da quella prima spedizione cinese, il calcio italiano ed europeo veste i panni della preda mentre la Cina (e l'oriente in generale) recita il ruolo del predatore. E' la legge del mercato: il più forte mangia il più debole, ed è inutile specificare chi, in questo momento, sia l'uno e chi sia l'altro. Ora che anche nei corridoi di Milanello svetterà fiera la bandiera della Repubblica popolare cinese a noi non resta che riflettere, e forse iniziare a mettere in preventivo un bel corso accelerato di mandarino.

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