Da Maradona a Donadoni, la poesia pop del calcio

Le storie surreali, paradossali, sorprendenti del calcio attraverso il racconto vero o verosimile del gruppo letterario Valderrama. Per scoprire che lo sport più bello del mondo non finirà mai fino a che ci sarà qualcuno che lo ama
Da Maradona a Donadoni, la poesia pop del calcio© LaPresse
Massimo Basile
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ROMA - «Grande e antibatterico è il Gange, sporco ma pulito è il suo corso. Quando tutti i marquee player, vincitori e vinti, lasciarono la giungla e la nebbia dei campi della Hero Indian Super League, cominciarono ben presto a diffondersi in tutto il paese strane forme di venerazione nei loro confronti».
Andare a scovare il destino di David James, portiere dei Kerala Blasters, o Luis Garcia, fintito all’Atletico de Kokata, o Joan Capdevila, David Trezeguet, Robert Pires e il Ghanda Baba Del Piero, è un segno della follia collettiva che anima il gruppo letterario Valderrama e che è il cuore potente del calcio. Come ammettono loro stessi, non è il calcio di plastica a essere malato, ma tutto il resto, privo di sogno. Il pallone, in fondo, non è cambiato nonostante Cristiano Ronaldo e il Jabulani con le sue traiettorie improbabili, c’è ancora molto da ricordare e da vivere per non morire di solitudine. «Redenzione e Pallone» (la seconda maiuscola la mettiamo noi, perché le storie raccontate sono da grande pallone) presenta affreschi veri o verosimili, sullo stile di Geoff Dyer, di grandiosi protagonisti del gioco più popolare al mondo, l’unico a giocarsi ovunque con le stesse regole. Dagli ultimi giorni del cosmo friulano di Udine, nell’estate dell’83, all’imbarazzante risveglio di Gullit, con il suo fedelissimo scudiero fuori dai pantaloni, dall’onirico pomeriggio a Palermo di Mario, prima di diventare super Mario (e comunque non per molto) al dribbling eversivo di un’ala chiamata Donadoni. Il gruppo Valderrama porta nelle pagine di questo libro edito da Jouvence (258 pagine, 18 euro) storie a volte paradossali, ma evocative, e in fin dei conti più vere del vero, momenti privati di uomini di calcio così come gli autori se li sono immaginati, fuori dai riflettori, in preda al delirio, in giornate, come nella storia di Maradona, in cui la notte prima diventò pioggia, poi diluvio e infine miracolo in fuorigioco. E poi Franco Scoglio. E Beppe Signori. E Manlio Scopigno, Baggio, Carlos Alberto. La tavola è sempre imbandita. In queste pagine, a volte crude, a volte amare, a volte sorprendenti, tutte fresche e avvolgenti, nessun individuo finisce per essere schiacciato dal sistema, ognuno vive di luce propria e la bellezza di questo esperimento letterario è che Valderrama scrive con ritmo, passione e autoironia, lontano dai canoni melensi dei nipotini di Brera, che fanno il verso fiacco a Soriano. Questo è un libro da bere tutto d’un fiato, un omaggio al calcio e ai suoi protagonisti, comunque destinati a invecchiare, mentre il pubblico non invecchia mai, come dimostra la prosa di questo ottimo libro.


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