Batticuore Dezi: «Bari-Perugia, emozione unica»

Il talento abruzzese torna all'Astronave da avversario con gli umbri: «A Bari ho lasciato tanti amici. La società non mi ha richiesto. Il gol fallito all'ultimo assalto al Novara? Per delle notti non ci ho dormito. E' l'unica cosa che cancellerei dei miei quattro mesi in Puglia. Perugia la scelta giusta, spero di giocare in A non solo con il Napoli»
Batticuore Dezi: «Bari-Perugia, emozione unica»© LaPresse
di Tullio Calzone
9 min

La foto che lo ritrae con il volpino Leo è sparita dal profilo Whatshapp sostituita da un’immagine meno romantica e più matura, di tendenza, che sottolinea il look decisamente più aggressivo: capelli appena più corti, tatuaggi da gladiatore, piglio risoluto. Ma Jacopo Dezi dentro di sè non ha mutato nulla rispetto al ragazzo di buona famiglia avviato al calcio dall’indimenticabile nonno Guerino e alle maniere aggraziate di mamma Manuela e papà Nicola. In campo, poi, è cresciuto tanto. Anche rispetto all’esperienza di Bari che resterà indelebile nel cuore di questo ragazzo Abruzzese capace di commuoversi per la tragedia che ha colpito la sua terra e di mobilitarsi per Rigopiano, anche restando in silenzio come ha proposto oggi il presidente di Lega Abodi su tutti i campi della B. Dopo aver contribuito nello scorso torneo ad alimentare i sogni di gloria del club pugliese, è pronto a sfidare il suo passato con questo Perugia ansioso di completarsi per centrare i play off e magari vincerli. In Puglia, solo pochi mesi fa, l’impresa è fallita di un soffio. Ora Dezi vuole riprovarci e intanto studia calcio sulle orme di Hamsik con i suoi idoli da bambino, Totti e Del Piero, ben presenti nella mente dai tempi in cui giocava per strada col fratello Alex a Roseto degli Abruzzi. Il sogno nel cassetto? Giocare in A, possibilmente con la maglia del Napoli, la società a cui s’è vincolato con un contratto che scade nel 2018 (ma c’è un’opzione di rinnovo per altri due anni). Nel 2010 il club di De Laurentiis ne rilevò il cartellino dal Giulianova per affidarlo al settore giovanile azzurro alle cure di Roberto Miggiano e Adolfo Sormani jr, figlio di Angelo fuoriclasse di Roma, Milan e Napoli. Jacopo non dimentica nulla di questi anni laboriosi e intensi. A cominciare dal debutto tra i professionisti a 17 anni, nel Giulianova di Bitetto, ma anche le esperienze di Barletta con Raffaele Novelli e Peppino Pavone e, soprattutto, di Crotone, play off con Drago, altro allenatore a cui rimane legatissimo l’eclettico centrocampista, diploma da ragioniere e studente in Scienze Motorie all’Università E-Campus. Intanto questo Bari-Perugia sembra arrivare al momento giusto per fare chiarezza sul futuro.

Jacopo Dezi, ritrova il Bari alle prese con i problemi con cui l’aveva lasciato alle soglie della A. Dispiaciuto per un lavoro incompiuto?

«Lo scorso anno abbiamo fatto quello che potevamo, dando il massimo sino all’ultimo istante per raggiungere i play off. Poi è andata male. Comunque, per me è stata una parentesi molto importante che porterò sempre con me».

A cosa penserà appena rimetterà piede in campo all’Astronave?

«Per me sarà una partita speciale. Proverò un’emozione forte. Sono stati quattro mesi intensi quelli che ho vissuto a Bari che sono sembrati tantissimi di più. Ho ricevuto tanto affetto. Sono rimastro legato a città e tifosi e non vedo l’ora di etrare in campo. Poi è naturale che conterà solo il Perugia».  

Quella palla nel’ultimo assalto al Novara uscita di un soffio avrebbe potuto valere la semifinale per il Bari e chissà cos’altro...

«E’ stata un incubo, non ci ho dormito per diverse notti. Se potessi tornare indietro non la sbaglierei mai, ma è stato un istante, il pallone è schizzato sopra la traversa e ancora non ci posso credere se ripenso a quell’opportunità al 120' di una sfida interminabile. Quel gol mancato di un soffio è l’unica cosa che cambierei della stagione passata».   

Rosina, Maniero, Sansone, Dezi: quel Bari aveva tanta qualità. Cosa non ha funzionato?

«A livello individuale eravamo fortissimi e ce l’abbiamo messa tutta per andare in A. Forse abbiamo fatto qualche errore, ci è mancata cattiveria agonistica, fondamentale per vincere le partite. Nel calcio la voglia di affermarsi conta più della qualità. Certo il Bari non è stato fortunato».   

Come mai non è tornato al Bari?

«In realtà non c’è mai stata mai una richiesta da parte della società. A Bari ho lasciato tanti amici con cui spesso ci sentiamo. La città mi ha voluto bene da subito, lì ho lasciato un pezzo di cuore. I tifosi mi hanno sostenuto e ho conosciuto tanti amici con i quali mi sento spesso. Ma sono contento di aver scelto Perugia, ha tutto per fare al meglio calcio. Città bellissima, tifosi grandissimi e un gruppo di compagni e di uomini unico».

Da Camplone a Bucchi, giovane allenatore emergente. Punti in comune?

«Il modulo è uguale (il 4-3-3, ndr) e a me piace. Poi ogni allenatore ha le sue idee. Camplone mi ha dato tanta fiducia quando sono arrivato a Bari. Bucchi l’ho conosciuto quando da ragazzino ero al Napoli e lui era l’attaccante della prima squadra. I risultati e il gioco espresso dimostrano che è un tecnico preparato e con idee innovative. Vincere, poi, dipenderà da tutti noi».   

Lei ha un contratto col Napoli, il suo obiettivo qual è?

«Ora voglio solo fare bene col Perugia e riuscire ad arrivare il più in alto possibile. Certo l’obiettivo che ci siamo dati con i miei procuratori (Nappi e Caliandro, ndr) è la A»   

Il rapporto con Maurizio Sarri è stato molto costruttivo. Cosa le piace di più dell’allenatore napoletano?

«Un grandissimo tecnico. I sei mesi che ho vissuto con lui mi hanno cambiato sotto tanti punti di vista. Non ho avuto la possibilità di giocare ma mi ha migliorato tantissimo».   

Tra Hamsik e Marchisio a chi si sente più vicino?   

«Sono paragoni improponibili ora per me. Marek è uno dei più grandi calciatori nel mio ruolo. Mi sono allenato con lui e ho provato a rubargli qualcosa. Marchisio un grandissino giocatore e un campione. Comuque, io voglio essere solo me stesso».  

Senza Higuain Napoli ancora da scudetto?

«Quando se ne è andato  come tutti ci sono restato male. Un fuoriclasse unico. Lo vedevo allenarsi ed era uno spettacolo e un esempio. Ma il Napoli ha superato questo addio».  

La Juve è irraggiungibile o mai darsi per vinti?

«Mai dire mai. Il torneo è lungo, Juve battibile bisogna continuare a crederci. E non dare nulla per scontato. La vera antagonista della Juve è senza dubbio la squadra di Sarri. Sotto il profilo del gioco è anche meglio della Juve. La A è molto equilibrata».

In B chi gioca meglio?

«Sono di parte se dico il Perugia, ma noi esprimiamo davvero buon calcio. Poi Verona, Spal, Benevento, Cittadella. Le idee di Bucchi? La voglia di essere sempre propositivo, di andare a prendere gli avversari più in alto possibile, giocando sempre la palla».

Verona e Frosinone sono le squadre da battere?

«Le squadre ora davanti sono quelle da tenere d’occhio. Tra esse dico Spal e Benevento. Ma lo stesso Bari con il mercato di gennaio si è rinforzato tantissimo, bisogna vedere se i nuovi si inseriranno subito. Colantuono può ancora dare filo da torcere a tutti».

Il mercato può sovvertire i valori e la classifica?

«Tutti si stanno rinforzando. Cambiare tanto è un rischio. Bisogna vedere se chi arriva ha motivazioni forti e come reagisce il gruppo».   

Chi può essere il Crotone dello scorso torneo?

«Spero il Perugia». 

Leo, il suo volpino di Pomerania, come sta?

«Vive con i miei  a Roseto, lì fa un po’ più caldo di Perugia».     

Faragò, Morosini, tra l’altro suoi compagni nelle vittoriose Universiadi in Corea del Sud, e Orsolini in A dimostrano che la mission della B è sempre più quella di valorizzare talenti. Ci fa qualche altro nome secondo lei in rampa di lancio?

«Mancini, il nostro difensore centrale, è fortissimo. Matteo Ricci presto raggiungerà il fratello in A, Zebli e Drolé, poi Cassata, Bisoli... ce ne sono tanti. Ho mandato un messaggio a Paolo (stessi procuratori, ndr) e a Leonardo per complimentarmi con loro, oltre che bravi in camo sono dei ragazzi straordinari e sono contento per loro. Spero di raggiungerli al più presto».

Il Perugia a cosa può ambire?

«Il torneo è aperto. Ma se noi ci mettiamo in testa che possiamo fare qualcosa d’importante possiamo ambire a tutto. Abbiamo qualità e un grande gruppo».     

Sui campi di B sarà osservato un minuto di raccoglimento per la tragedia di Rigopiano. Vuole mandare anche lei un messaggio alla sua gente attraverso il Corriere dello Sport-Stadio?«Sono molto vicino alla mia gente. E’ un dolore che mi ha lasciato senza parole. Ma il popolo abruzzese dimostrerà di sapersi rialzare anche da questa tragedia. Un grande abbraccio a tutte le famiglie colpite. Se segno dedico loro un gol».


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