Curve e criminalità organizzata, un filo difficile da spezzare

Alleanze trasversali per gestire il bagarinaggio e taglieggiare i club: l'inchiesta che ha coinvolto la Juventus fa tornare d'attualità il problema
Curve e criminalità organizzata, un filo difficile da spezzare© ANSA
3 min

MILANO - Tifo e crimine, entrambi organizzati. Due mondi che spesso si confondono, attraversando confini resi labili da interessi e convenienze che lo Stato ha provato a combattere negli ultimi anni cercando di imporre il potere della Legge come sempre, ma anche inventando strumenti nuovi: dai tornelli obbligatori al divieto di alcune trasferte, dai biglietti nominativi fino alla tessera del tifoso. Misure che in alcuni casi hanno dato risultati ma che non sono riusciti a spezzare del tutto questo legame, né ad impedire 'alleanze' tra gruppi ultras di diverse appartenenze uniti però in uno scopo preciso: prendere possesso delle curve, del business del bagarinaggio, 'taglieggiare' le società. Un problema che negli ultimi tempi ha coinvolto anche la Juventus, finita sotto inchiesta per i presunti rapporti con una parte della tifoseria ultrà legata a filo doppio al crimine organizzato. A un tifoso bianconero del resto fu dedicato lo striscione «I colori non cancellano l'amicizia - Loris libero», esposto in Curva Sud a San Siro prima di un Milan-Palermo il 22 ottobre del 2006.

Ma chi era Loris? Non un tifoso qualunque ma Loris Grancini, capo dei 'Viking' finito in galera non per un reato 'da curva' ma per un regolamento di conti in cui fece sparare in una piazza milanese a un piccolo balordo da un certo Romeo che, secondo la sentenza di condanna, era «figlio di un affiliato alla 'ndrangheta». E perché la Curva milanista esprimeva solidarietà a un rivale di fede calcistica finito dietro le sbarre per un reato da gangster più che da ultrà? A spiegarlo, come riportato da un articolo del 'Giornale', era il rapporto inviato in Procura pochi giorni prima di quella partita dalla Squadra Mobile di Milano: «Probabile coinvolgimento nel delitto di un ulteriore personaggio identificato per Lombardi Giancarlo, potente leader del gruppo ultrà milanista Guerrieri Ultras e legato da uno stretto vincolo di amicizia con Grancini Loris nonostante la diversa fede calcistica». Lombardi - conosciuto come 'Sandokan' - era uno dei capi della curva rossonera insieme al 'Barone' Giancarlo Cappelli e sempre secondo la Mobile era «proprietario di una Ferrari 360 Modena» (e Grancini era stato visto dalla Digos utilizzare in più di una circostanza proprio una Ferrari).

Dieci anni dopo cosa è cambiato? Non molto se si considera che il rapporto della Mobile riappare ora nelle carte che il questore ha inviato alla sezione 'Misure di prevenzione' del tribunale di Milano, chiedendo che Grancini sia sottoposto alla sorveglianza speciale. A carico del capo dei Viking ci sono i rapporti con i mafiosi calabresi del clan Pesce, arrestati nell'inchiesta sulla Juve: è a lui che uno dei capiclan, Giuseppe Sgrò, si rivolge il 7 aprile 2013 per chiedere il permesso di far entrare allo Stadium un nuovo club ultrà, i Gobbi. Malavitoso e capo ultrà si danno del «fratello» e Grancini accetta: «Se sono juventini problemi non ne abbiamo». Ma i problemi ora sono della Juventus e del calcio italiano.


© RIPRODUZIONE RISERVATA