L'esempio di Bonucci: il bene collettivo conta più di tutto

Con la stessa concentrazione con cui ha affrontato ed eliminato il Barcellona, la Juve si è avventata sul Genoa, chiudendo il conto dopo un quarto d’ora
Leonardo Bonucci© ANSA
Alessandro Vocalelli
3 min

ROMA - Con la stessa concentrazione con cui ha affrontato ed eliminato il Barcellona, la Juve si è avventata sul Genoa, chiudendo il conto dopo un quarto d’ora. È anche in questo la differenza tra i Campioni d’Italia - che pure avrebbero con le loro qualità la possibilità di gestire le partite - e tutto il resto della concorrenza. Una squadra piena di campioni, in cui spiccano le famose cinque stelle protagoniste in questi ultimi due mesi. La forza di Higuain, il genio di Dybala, gli strappi di Cuadrado, la crescita di Pjanic, il sacrificio di Mandzukic. Si parla meno, sbagliando, di quanto abbiano dato con i loro comportamenti - e non solo con la loro classe - alcuni uomini chiave. Uno di questi è Marchisio, un autentico esempio nella serietà con cui ha accettato la nuova scelta tattica, per lui penalizzante. Un altro, ancora più fragoroso nella sua dimostrazione di professionalità, è Bonucci, di cui è bene sottolineare i meriti, al di là dello splendido gol con cui ieri sera ha chiuso i conti.

Solo un campione vero, concentrato sugli interessi collettivi e non personali, avrebbe potuto superare di slancio anche il dispiacere di un’esclusione, come è successo tempo fa. Ecco, la Juve è questa: una squadra - di cui Bonucci è il simbolo attuale - capace di andare oltre, in campo e fuori, alle convenienze individuali. È così che la Juve ha compiuto un altro passo avanti verso il sesto scudetto consecutivo. Mettendo momentaneamente a meno undici la Roma, per la verità più interessata ad allungare sul Napoli nella corsa al secondo posto.

E forse non è un caso che Spalletti, alla vigilia, abbia parlato di questo obiettivo, legandolo alla possibilità di guardare con fiducia al futuro. Magari un ponte verso un suo ripensamento, che sarebbe auspicabile: perché è difficile per la Roma trovare un allenatore migliore ed è difficile per lui avere la certezza di trovare una squadra migliore. Intanto, come detto, ha commesso un passo falso il Napoli anche se - a ragione - Sarri ha puntato l’indice verso gli errori arbitrali che hanno condizionato il risultato.

Si è bloccato il Milan, mentre la Lazio ha meritatamente consolidato il quarto posto. Un applauso a Inzaghi, un altro a Lotito e Tare per aver scelto questi uomini: da Immobile nella scorsa estate, a Keita quando era ancora un bambino. Davvero, si chiedono i tifosi, non c’è più spazio per convincerlo a restare?


© RIPRODUZIONE RISERVATA