È morto il giornalista Aldo Biscardi

Avrebbe compiuto 87 anni tra un mese: era ricoverato al Policlinico Gemelli. È stato ideatore e conduttore della storica trasmissione "Il processo del lunedì". Domani i funerali
È morto il giornalista Aldo Biscardi

ROMA - E' morto stamane a Roma Aldo Biscardi, giornalista e conduttore televisivo noto per l'ideazione e la conduzione del programma televisivo "Il processo del lunedì". Nato a Larino, in provincia di Campobasso, Biscardi avrebbe compiuto 87 anni tra poco più di un mese. Domani i funerali a Roma, nella chiesa di San Pio X in piazza della Balduina, alle 15.

Biscardi era ricoverato da qualche settimana al Policlinico Gemelli, assistito dai figli, Antonella e Maurizio. Da tempo aveva lasciato il video, dove aveva debuttato nel 1979, alla Rai. E' del 1980 l'ideazione del programma "Il processo del lunedì", primo talk show sul mondo del pallone di cui divenne anche conduttore nel 1983, moltiplicandone il successo. 

Dopo qualche anno, grandi successi e molte polemiche, il giornalista nel 1993 lasciò la Rai per passare a Tele+, dove esordì col nuovo programma "Il processo di Biscardi", che trasferì poi, sempre con la stessa fortunata formula su altre emittenti, da Telemontecarlo a 7 Gold. Nel 2015 Biscardi aveva lasciato la sua 'creatura' - vanta il record di longevità, certificata dal Guinness dei primati, che ne aveva riconosciuto già nel 2013 33 edizioni consecutive con lo stesso conduttore - ai figli, che hanno ereditato il marchio. Biscardi viene a mancare nell'anno dell'esordio nel campionato di Serie A della Var, quella 'moviola in campo' che lui aveva sempre sostenuto come sistema necessario per aiutare gli arbitri grazie alle tecnologie disponibili. 

IL RICORDO SUI SOCIAL - Subito dopo la notizia della scomparsa, colleghi, amici e personaggi del mondo del calcio hanno ricordato Aldo Biscardi sui social network.


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RE DEGLI "SGUB" - L'ultimo paradosso di Biscardi è andarsene nell'anno della sua piu' grande vittoria, superiore a certi trionfi di audience degli anni Ottanta e Novanta: l'arrivo della tecnologia a supporto degli arbitri nel calcio. Una battaglia che, con i suoi toni tutt'altro che lineari ma certo martellanti, e attraverso un format più imitato della Settimana Enigmistica, quello del Processo, ha condotto per una vita. Che però, televisivamente parlando, e' stata molto di più dell'elegia della moviola: tra "Sgub" veri e falsi, congiuntivi faticosi e vistose tinture di capelli, infatti, il rosso giornalista molisano morto oggi a quasi 87 anni, oltre a risultare il capostipite della commedia dell'arte applicata al pallone, è stato perfetta metafora di buona parte d'Italia di perlomeno un trentennio. «Il vero inventore del calcio parlato» (autodefinizione), creatore del moviolone («me lo chiese perfino il Vaticano per l'attentato al Papa») e di «polemiche che fioccano come nespole».

Insomma, con le litigate a comando del suo Processo (quest'anno va in onda l'edizione numero 37, la prima senza la sua presenza in studio), Biscardi ha caratterizzato un'epoca del costume italiano trasformando l'analisi del campionato di calcio in cabaret: un Bagaglino infinito dove pero' i personaggi sono stati spesso quelli veri e non i sosia. L'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini in collegamento dalla Val Gardena, ad esempio. O Giulio Andreotti: proprio durante un 'Processo' annuncio' che Falcao, inseguito dall'Inter, sarebbe rimasto alla Roma. E Berlusconi? Nel pantheon di Biscardi non manca, rivelo' che Kaka' sarebbe rimasto al Milan e per un po' e' stato vero. Capace d'inventarsi perfino esperto di vela, ai tempi della Coppa America a Valencia, Biscardi in nome della 'par condicio' riusci' ad avere come commentatori tecnici gli onorevoli Massimo D'Alema e Roberto Castelli, appassionati di questo sport.

Colpi giornalistici innegabili per i quali Biscardi rispondeva agli ospiti eccellenti con l'immancabile "Denghiu" che a lungo andare gli valse l'ingaggio come testimonial di una scuola d'inglese. Innumerevoli le sue frasi celebri: da quelle su «dove Baggio giochera' l'anno scorso» e su lui e i suoi collaboratori «inabissati di email», o inseguiti da «uno stormo di piranhas levato in volo sul Rio de la Plata». Quest'ultima, incredibile e però mai smentita, risale al tempo in cui Biscardi era ancora un giornalista della carta stampata e seguiva per Paese Sera, storica testata romana e grande scuola di cronisti, il mondiale del 1978 in Argentina. Era, allora, una prima firma vera: la sua carriera, dopo gli studi a Napoli, era cominciata da giovanissimo proprio in quel Paese Sera, ed era stata segnata positivamente dallo scoop realizzato rivelando che la Roma avrebbe ceduto i suoi ''gioielli'' Capello, Spinosi e Fausto Landini alla Juventus: una operazione di mercato che fece scalpore e provoco' manifestazioni di protesta nella Capitale. Il calcio trasformato in farsa tv era per lui pero' destino e cifra giornalistica: indimenticabili alcuni monologhi di Costantino Rozzi con il conduttore a fare da spalla, un po' Totò e un po' Peppino. Con Luciano Moggi che dettava la scaletta del Processo («ma in pratica io lo prendevo in giro, promettendogli favori e poi mandando in onda esattamente il contrario», puntualizzo' Biscardi all'epoca di Calciopoli) e Gianni Brera che duettava con lui dando al pallone l'effetto di letteratura.

Ci fu nei confronti di Biscardi anche un "bando" decretato dalla Juventus: per anni, su ordine di Boniperti, nessun rappresentante del club bianconero partecipò alle sue trasmissioni dopo le polemiche scatenate al Processo per l'annullamento del gol di Turone nella sfida contro la Roma che assegnò lo scudetto del 1981. Polemiche, verità, menzogne, interventi su commissione: un calderone buono ai tempi d'oro per tenere incollati al video milioni di italiani e che anche con il giornalista molisano e confinato su reti non di prima fila registrava qualche successo di ascolto. Comunque, qualsiasi sia la valutazione etica che si vuole dare al Biscardi degli studi tv, va detto che si riscattò con sincerità nelle sedi dei processi veri, i tribunali. L'associazione italiana arbitri lo querelò per diffamazione, lui si difese (finendo assolto): «Ma di cosa si offendono? - sostenne - lo sanno tutti che le cose che diciamo al Processo non sono credibili». Applausi.


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ROMA - E' morto stamane a Roma Aldo Biscardi, giornalista e conduttore televisivo noto per l'ideazione e la conduzione del programma televisivo "Il processo del lunedì". Nato a Larino, in provincia di Campobasso, Biscardi avrebbe compiuto 87 anni tra poco più di un mese. Domani i funerali a Roma, nella chiesa di San Pio X in piazza della Balduina, alle 15.

Biscardi era ricoverato da qualche settimana al Policlinico Gemelli, assistito dai figli, Antonella e Maurizio. Da tempo aveva lasciato il video, dove aveva debuttato nel 1979, alla Rai. E' del 1980 l'ideazione del programma "Il processo del lunedì", primo talk show sul mondo del pallone di cui divenne anche conduttore nel 1983, moltiplicandone il successo. 

Dopo qualche anno, grandi successi e molte polemiche, il giornalista nel 1993 lasciò la Rai per passare a Tele+, dove esordì col nuovo programma "Il processo di Biscardi", che trasferì poi, sempre con la stessa fortunata formula su altre emittenti, da Telemontecarlo a 7 Gold. Nel 2015 Biscardi aveva lasciato la sua 'creatura' - vanta il record di longevità, certificata dal Guinness dei primati, che ne aveva riconosciuto già nel 2013 33 edizioni consecutive con lo stesso conduttore - ai figli, che hanno ereditato il marchio. Biscardi viene a mancare nell'anno dell'esordio nel campionato di Serie A della Var, quella 'moviola in campo' che lui aveva sempre sostenuto come sistema necessario per aiutare gli arbitri grazie alle tecnologie disponibili. 

IL RICORDO SUI SOCIAL - Subito dopo la notizia della scomparsa, colleghi, amici e personaggi del mondo del calcio hanno ricordato Aldo Biscardi sui social network.


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