Malagò: «Tavecchio si dimette». Ma la Figc smentisce

Le parole del presidente del Coni a Che tempo che fa: «Conosco molto bene Ancelotti, non è disponibile a fare la stampella a nessuno»
Malagò: «Tavecchio si dimette». Ma la Figc smentisce
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ROMA - Alla vigilia del Consiglio federale che deciderà il futuro del sistema calcio in Italia, parla Giovanni Malagò. Intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, il presidente del Coni fa una previsione su ciò che accadrà domani: «Io mi auguro e penso che Tavecchio si presenterà dimissionario, secondo quelle che sono le mie informazioni lo farà. Non è che se togliamo lui e mettiamo un altro abbiamo risolto tutti i problemi, va riformato tutto il sistema, l'unica lega compatta è quella dei dilettanti ma non può sostenere tutto questo peso. Io penso che domani il presidente della Federcalcio si dimetterà».

LA SMENTITA DELLA FIGC - A distanza di pochi minuti, arriva la smentita della Figc: «Carlo Tavecchio non si presenterà dimissionario al consiglio federale della Figc in programma domani». Lo annuncia all'Ansa una fonte qualificata della Federcalcio, che spiega: «Il presidente sta ultimando le sue proposte per rispettare l'impegno preso con tutte le componenti nell'incontro di mercoledì scorso».

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ANCELOTTI - Sulla possibilità che sia Carlo Ancelotti il futuro ct dell'Italia, Malagò spiega a Rai Uno: «Conosco molto bene Ancelotti, non è disponibile a fare la stampella a nessuno, potrebbe essere interessato con una condizione ambientale diversa».

VENTURA SCELTA DI LIPPI - «Fu Marcello Lippi a scegliere Gian Piero Ventura come nuovo Ct della Nazionale. Poi, quando Ventura era già stato messo sotto contratto, sfumò l'accordo con Lippi per fare il coordinatore tecnico di tutte le nazionali. Così dovette rinunciare, e Ventura rimase senza il referente con il quale avrebbe dovuto confrontarsi». Malagò ricostruisce anche come si giunse alla scelta del tecnico, di recente esonerato dopo la mancata qualificazione al Mondiale del 2018. «Quando Conte decise di lasciare la nazionale si pose il problema di a chi assegnare la nazionale. Tavecchio aveva pensato a Donadoni, ma era sotto contratto con il Bologna. C'era allora l'ipotesi Marcello Lippi che era disponibile a rientrare dalla Cina. Io e Tavecchio incontrammo Lippi a casa mia. Ci disse 'ci sto, ma per dare una mano a tutto il sistema del calcio italiano, per fare il coordinatore tecnico di tutte le nazionali'. Trovammo l'accordo, ci stringemmo anche la mano. Lippi fu un signore e la sua richiesta economica fu inferiore a quello che il presidente aveva preventivato di investire - ha ricostruito ancora Malagò - Sul tavolo c'erano i nomi di Ventura, De Biasi, Montella e Spalletti. Lippi chiese di poter parlare con qualcuno di questi. Poi disse che la scelta migliore sarebbe stata Ventura, il quale fu contattato e contrattualizzato. Quando sfumò l'accordo con Lippi, per la norma che impediva di fargli un contratto per il ruolo del figlio, procuratore, Ventura ormai era sotto contratto, ma non aveva più il referente con cui doveva confrontarsi».

GIGANTE BUFFON - Malagò parla anche della mancata qualificazione dell'Italia al Mondiale: «Buffon è un gigante, ci ha messo subito la faccia, si capiva che erano lacrime sincere. Si è sempre esposto in prima persona. Nel 1958 perdemmo uno spareggio con l'Irlanda del Nord, le regole erano diverse e il Coni poteva intervenire direttamente. Ora invece può commissionare una federazione ma non ci sono gli estremi tecnico-giuridici per procedere. Io ho sempre rispettato la responsabilità soggettiva delle persone, qui si va sul campo della coscienza o, come qualcuno ha detto, della dignità. Chiunque si rende conto che non è il presidente di una federazione ad andare in campo, qui però c'è una vicenda che trasferisce la responsabilità dalla soggettività all'oggettività».

 

 


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