Calcio, continua la guerra dei procuratori

Due associazioni si sono unite per ribellarsi alla liberalizzazione della professione: «Situazione vergognosa»
Calcio, continua la guerra dei procuratori
Xavier Jacobelli
2 min

ROMA - Sono imbufaliti. Ne hanno le tasche piene. Procedono lungo strade diverse per colpire uniti. Sono due le associazioni dei procuratori che attaccano la liberalizzazione della professione, scattata il 1° aprile 2015. È, questo, uno degli ultimi frutti avvelenati della gestione Fifa firmata Blatter. Con il pretesto della deregulation, oggi sono sufficienti 500 euro per diventare l’agente o l’intermediario di uno o più giocatori. Nessun esame, nessun controllo se non l’autocertificazione del proprio status quo, nessuna garanzia preventiva di preparazione e di professionalità (esatte invece sino al 31 marzo 2015) qualora si intendesse ricoprire un ruolo sempre più importante negli equilibri del Grande Circo.

LA PROTESTA - Protesta Beppe Galli, presidente dell’Aiacs (Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società): «Da oltre due anni, denunciamo alla Figc una situazione sempre più pericolosa e sempre più vergognosa perchè va a detrimento di chi, questo mestiere, ha sempre fatto con onestà e trasparenza. Oggi, invece, siamo ancora nel Far West: paghi 500 euro e il gioco è fatto. C’è di più: siccome in questo meraviglioso Paese non si rinuncia mai a nuovi balzelli, dobbiamo pure versare 150 euro per ogni procura che depositiamo. In compenso, se richiedo l’accredito per assistere a una partita, non mi viene concesso poiché, formalmente, noi non siamo dei tesserati». Una situazione da un lato kafkiana e, dall’altro, sempre più preoccupante.

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