Ranieri esclusivo: «La Nazionale? Sarei orgoglioso»

Dall'Italia alla Roma passando per il Leicester, l'allenatore del Nantes si racconta. Ecco l'intervista completa rilasciata al corrieredellosport.it

NANTES (Francia) – Alla conquista della Francia. Dopo il grande successo ottenuto in Inghilterra sulla panchina del Leicester, Claudio Ranieri è riuscito a far innamorare al calcio l'intera città di Nantes. Lo stile Ranieri lo trovi in diversi angoli della città, dal centro sportivo José Arribas dove si allenano i Canarini, al ristoratore che ti saluta in italiano con un sorriso e spera che l'allenatore resti a lungo sulle rive dell'Erdre. Uno stile che fa della fame per il calcio vissuta con leggerezza un obiettivo concreto: vincere e far divertire il pubblico di Nantes. «Il calcio francese – racconta il tecnico romano - è molto interessante, la cosa che vedo è che ci sono molti giocatori di qualità, diamanti grezzi e per questo ci sono molti osservatori che vengono dall'Italia e dal'Inghilterra per trovare il giocatore giusto. Ce ne sono tanti, certo poi vanno modellati, questo sì». La Francia parteciperà ai prossimi Mondiali in Russia: «Ha una nazionale ricca di campioni, oltre ad un allenatore preparato come Deschamps. Avendo allenato in Italia, può contare sulla creatività francese e sul raziocinio italiano: farà un gran Mondiale e per me sarà tra le prime quattro».

PENSIERO AZZURRO - L'Italia non ci andrà e da giorni il neo commissario della Figc, Roberto Fabbricini, insieme a Billy Costacurta, è alla ricerca del Ct. Tra i diversi nomi è circolato anche quello di Claudio Ranieri. «Sarei orgoglioso – svela l'allenatore -, parlerei con il mio presidente che essendo un uomo di calcio capirebbe perfettamente la situazione». Certo, una persona esperta come Claudio Ranieri che ha guidato nella sua carriera realtà calcistiche in difficoltà come il Chelsea o la Roma, o da costruire come il Leicester, il Monaco, il Valencia, l'Atletico Madrid o il Parma, sapendo valorizzare i giovani, sarebbe l'uomo giusto per ricominciare un ciclo vincente con la Nazionale italiana e l'essersi messo a disposizione denota tutto il suo spirito di servizio verso i colori azzurri. «Questo – prosegue l'allenatore del Nantes -, per l’Italia, è un momento dove si deve ricostruire, mettendo bene le cose in chiaro. Si deve ripartire dai giovani, ma questi vanno aiutati a fare esperienza. E’ un po’ tutto il movimento che va risistemato. Anni fa anche Francia e Olanda non sono andate al Mondiale, quindi è normale che ci siano dei cicli che terminano. L’Italia, in ogni caso, ha degli ottimi giocatori, sta solo attendendo l’arrivo di nuovi fuoriclasse che ti possono cambiare una squadra. C’è già qualche giovane interessante, in tal senso».


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A TUTTO LEICESTER - Un traguardo che King Claudio è riuscito ad ottenere a Leicester, un club che due anni prima era in Championship (la nostra Serie B), grazie agli ingredienti giusti e combinati tra loro come «sacrificio al lavoro, cercare di migliorarsi sempre ed avere un carattere dominante». E' questo il segreto di Claudio Ranieri: «Anche se molti nel calcio pensano che il possesso palla sia da dominanti. Io non la vedo così. Per me vanno sfruttate al meglio le qualità dei giocatori, bisogna adattarsi a loro. Il successo è arrivato dall’aver messo insieme tutte queste cose, oltre all’aver cambiato lo schema di gioco. Prima del mio arrivo si giocava con la difesa a cinque, mentre io l’ho riportata a quattro e, soprattutto, sono riuscito a trovare una posizione giusta per Mahrez, il giocatore con più qualità in squadra. Stesso discorso va fatto per Vardy, che faceva della velocità la sua dote principale e Kanté; preso come riserva, si è ritagliato un posto importante da titolare. Il successo, quindi, è stato un insieme di componenti sui quali abbiamo lavorato tantissimo. E poi l’annata è stata straordinaria, un po’ come succede col vino. Fai sempre le stesse cose, ma magari quella è stata la vendemmia perfetta». Ed anche il tifo ha fatto la sua parte. «Quando venne Guidolin – prosegue Ranieri -, che allenava lo Swansea, perse contro di noi e disse: “Ora capisco perché il Leicester è così”. Oltre al nostro gioco, era rimasto impressionato dal calore del pubblico; c’era unità d’intenti tra tifo e squadra. Mi hanno riferito che, tuttora, durante le partite in casa, i tifosi cantano il mio nome. Mi dicevano “hai fatto capire al mondo dove si trova Leicester”». E poi svela un aneddoto che non ha mai raccontato a nessuno: «Avevamo tre partite di fila contro Liverpool, Manchester City ed Arsenal. In squadra si diceva “chissà quanti punti faremo” con i ragazzi che mi chiedevano “quanti giorni di vacanza ci dà se le vinciamo tutte?”, visto che dopo l’ultima partita c’era la pausa per le Nazionali. Con l’Arsenal, in 10 contro 11, perdemmo solamente all’ultimo minuto di recupero (al 95', gol di Welbeck), ma per me, visto l’impegno che avevano profuso i ragazzi, è come se avessimo ottenuto un buon risultato. Per questo motivo, in vista della pausa, gli diedi il massimo dei giorni che avevamo stabilito. Questo penso sia l’aneddoto clou che c’è stato con il Leicester. Quando tutti ci dicevano che prima o poi saremmo crollati, o fisicamente o mentalmente, io ho sempre cercato di tranquillizzare l’ambiente per far giocare i ragazzi al massimo delle loro potenzialità». Poi è arrivato l'esonero. «Il secondo anno – continua Ranieri - è successo quello che io dico sempre. Quando una squadra va a giocare per la prima volta in Europa, paga lo scotto in campionato. Vuoi o non vuoi, perdi energie fisiche e mentali, proprio perché i calciatori sono motivati al 100% in questa prima esperienza internazionale della loro vita. Le partite in Champions League le abbiamo fatte benissimo, ma in Premier perdevamo qualcosa. Contro le grandi giocavamo da Leicester, mentre con le piccole non avevamo più grande determinazione e perdevamo punti preziosi. Sono rimasto male solo per una cosa: l’allenatore prima di me era stato mandato via dopo 7 sconfitte, mentre io ero arrivato a 6 con la Champions. Magari qualcosa in più potevano concedermi, ma anche questo fa parte del mio magnifico lavoro».


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SERIE A DA BRIVIDI - E dopo il calcio estero non poteva mancare il Bel Paese. La maggior parte delle persone pensa che il campionato italiano sia meno interessante rispetto a quello estero: «Non è vero che il campionato italiano non sia bello. In Italia c’è molta tattica e vedere una squadra ben messa in campo, è spettacolo. Noi, in Italia, ce l’abbiamo dentro. In Spagna, per esempio, non sono esasperati come noi. Il loro credo è il possesso palla che ti consente di vincere. In Inghilterra, invece, hanno lo spirito guerriero: oltre alla qualità, vogliono vedere la squadra lottare fino all’ultimo. Il bello, quindi, varia da posto a posto: è soggettivo». In Serie A: «Tra Napoli e Juventus c'è un duello avvincente – afferma Ranieri -. Il successo finale dipenderà tutto dalla preparazione fisica e dalla forza mentale delle due squadre. Anche il percorso Europeo può pesare, forse per la Juventus un po’ meno perché è abituata a lottare con quella ferocia. La lunghezza della rosa per i bianconeri, potrebbe essere un ulteriore vantaggio. Oltre ai primi posti – continua il tecnico - c’è una lotta molto affascinante anche per entrare in Champions League, che dimostra come tutte le altre squadre stiano cercando di colmare il gap con i bianconeri. Sono convinto che a breve arriveranno e sarà tutto più avvincente». Tornando ai due club che si stanno contendendo il titolo «a livello di gioco mi rivedo più in Allegri. La tattica di Sarri, in ogni caso, mi piace molto. Sono più vicino a Max, perché riesce a tirare fuori il meglio dai giocatori che ha a disposizione. Sarri, invece, ha il suo stile e cerca le pedine giuste per metterlo in pratica. Sono entrambi bravi, ma ognuno a modo suo».


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ROMA NEL CUORE - Il suo cuore batte ancora giallorosso. «La Roma sta facendo un gran lavoro, con un allenatore bravo come Di Francesco che riesce a farsi seguire dai suoi giocatori. In attacco spero che Ünder continui così, perché avere soltanto Dzeko e qualche volta Perotti, può essere riduttivo. Il problema della Roma sta nel trovare il gol. Hanno una grande intensità, però poi ci sono momenti in cui non riescono a concretizzare, perdendo così punti preziosi. Il cammino, però, è buono; purtroppo in Italia si vuole tutto e subito. In Inghilterra hanno un detto “Roma non è stata costruita in una notta", mentre noi romani vorremmo che in una notte si facesse tutto. Bisogna dare tempo a Monchi e Di Francesco, poi i frutti arriveranno». Nella capitale la vittoria manca da tempo e uno dei motivi sta nel «mantenere l'equilibro della squadra – spiega il mister -. I calciatori, in una piazza come Roma, possono essere troppo trasportati dall'euforia o dall'abbattimento dei tifosi». Lui ci è andato vicino e quando gli si ricorda della partita all'Olimpico contro la Sampdoria, si ferma un attimo e dichiara con fermezza: «Beh, noi abbiamo perso punti preziosi con il Livorno senza dimenticare il risultato decisivo per la nostra corsa al titolo della sfida tra Inter e Lazio». Alla domanda secca "ma tornerebbe a Roma?” pronta è la risposta: «Mai dire mai... chissà!». L'attenzione si sposta su alcuni top player della squadra di Di Francesco. «Nainggolan? Mi piacciono tutti i giocatori che hanno grande personalità e voglia di lottare. Mi sarebbe piaciuto allenarlo, perché ovviamente Radja rientra in questa categoria». Uno dei campioni stava sul punto di lasciare la Capitale per raggiungere Conte al Chelsea. Stiamo parlando di Dzeko. «Se fosse andato via non so cosa sarebbe successo; con i se e con i ma non si fa il calcio. Certamente penso che Schick sia un ottimo giocatore, però è sempre meglio avere in squadra uno come Dzeko che i gol te li farà, dando così tempo a Patrik di migliorare e maturare». E poi Ranieri vuole chiudere con un pensiero rivolto al capitano: «Come tutti i campioni, Francesco Totti, ha fatto la storia della Roma. E’ stato un punto di riferimento per tanti anni, ma ora tutti i calciatori si prendono le proprie responsabilità; prima, magari, ricadeva tutto su di lui ma la sua forza caratteriale è stata proprio quella di saper reggere questa grande pressione. Ora lavora fuori dal campo e sarà un altro bel capitolo della sua vita in giallorosso». Adesso è tempo di tornare in campo. Domenica c'è il Nizza di Balotelli, una nuova sfida che per il Nantes vale un posto in Europa. “E' la notte dei miracoli, fate attenzione...”.


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NANTES (Francia) – Alla conquista della Francia. Dopo il grande successo ottenuto in Inghilterra sulla panchina del Leicester, Claudio Ranieri è riuscito a far innamorare al calcio l'intera città di Nantes. Lo stile Ranieri lo trovi in diversi angoli della città, dal centro sportivo José Arribas dove si allenano i Canarini, al ristoratore che ti saluta in italiano con un sorriso e spera che l'allenatore resti a lungo sulle rive dell'Erdre. Uno stile che fa della fame per il calcio vissuta con leggerezza un obiettivo concreto: vincere e far divertire il pubblico di Nantes. «Il calcio francese – racconta il tecnico romano - è molto interessante, la cosa che vedo è che ci sono molti giocatori di qualità, diamanti grezzi e per questo ci sono molti osservatori che vengono dall'Italia e dal'Inghilterra per trovare il giocatore giusto. Ce ne sono tanti, certo poi vanno modellati, questo sì». La Francia parteciperà ai prossimi Mondiali in Russia: «Ha una nazionale ricca di campioni, oltre ad un allenatore preparato come Deschamps. Avendo allenato in Italia, può contare sulla creatività francese e sul raziocinio italiano: farà un gran Mondiale e per me sarà tra le prime quattro».

PENSIERO AZZURRO - L'Italia non ci andrà e da giorni il neo commissario della Figc, Roberto Fabbricini, insieme a Billy Costacurta, è alla ricerca del Ct. Tra i diversi nomi è circolato anche quello di Claudio Ranieri. «Sarei orgoglioso – svela l'allenatore -, parlerei con il mio presidente che essendo un uomo di calcio capirebbe perfettamente la situazione». Certo, una persona esperta come Claudio Ranieri che ha guidato nella sua carriera realtà calcistiche in difficoltà come il Chelsea o la Roma, o da costruire come il Leicester, il Monaco, il Valencia, l'Atletico Madrid o il Parma, sapendo valorizzare i giovani, sarebbe l'uomo giusto per ricominciare un ciclo vincente con la Nazionale italiana e l'essersi messo a disposizione denota tutto il suo spirito di servizio verso i colori azzurri. «Questo – prosegue l'allenatore del Nantes -, per l’Italia, è un momento dove si deve ricostruire, mettendo bene le cose in chiaro. Si deve ripartire dai giovani, ma questi vanno aiutati a fare esperienza. E’ un po’ tutto il movimento che va risistemato. Anni fa anche Francia e Olanda non sono andate al Mondiale, quindi è normale che ci siano dei cicli che terminano. L’Italia, in ogni caso, ha degli ottimi giocatori, sta solo attendendo l’arrivo di nuovi fuoriclasse che ti possono cambiare una squadra. C’è già qualche giovane interessante, in tal senso».


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