Presunta combine Bari-Castel di Sangro, la replica di Gravina

Il tentativo di alterare il risultato della gara decisiva per la promozione in A dei Galletti oltre 20 anni fa rivelato da Giletti a "Non è l'Arena" domenica sera chiama indirettamente in causa l'attuale presidente della Lega Pro che sottolinea: «Vicenda già chiarita dalla magistratura ordinaria con una condanna penale e un risarcimento danni. Peccato si voglia infangare una pagina esemplare del nostro calcio che ha ben altri problemi»
Presunta combine Bari-Castel di Sangro, la replica di Gravina© ANSA
di Tullio Calzone
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ROMA - Una vicenda di oltre 20 anni fa torna a far rumore e buca il video. Ma non c’è nulla di nuovo nel presunto tentativo di combine in Bari-Castel di Sangro del 15 giugno del 1997, gara di Serie B che sancì il ritorno in A dei pugliesi all’ultima giornata. Denunciato da uno scrittore americano, Joe McGinniss, in un libro (Il miracolo di Castel di Sangro, Milano, Kaos Edizioni, 2001) e riproposto da Massimo Giletti a “Non è l’Arena”, domenica sera, il tentativo di match fixing è stato confermato da due ex calciatori di quella partita. Il 3-1 per i Galletti, allenati da Eugenio Fascetti, sarebbe stato scritto già prima di scendere in campo. «L’ordine di perdere arrivò dall’alto, dalla società - ha ricordato a La7 l’ex centrocampista Luca Albieri, oggi 43enne, 36 gare e 2 gol con gli abruzzesi tra il 1995 e il 1997 -. E ci mise in grossa difficoltà. Eravamo un gruppo di professionisti seri e ci eravamo preparati per giocarcela. Invece...». Giletti propone anche un altro contributo filmato in cui, una voce anonima, spiega: «Durante la rifinitura i senatori anticiparono il risultato. “Oggi finisce così”. Poi ci venne spiegato che c’èra il premio salvezza e, in più, il premio Bari. “Vi lasciamo 300 milioni (di lire, ndr) e ve li spartite...” ci fu assicurato».

RIVELAZIONE SOSPETTA - Insomma una combine in piena regola che chiama clamorosamente in causa l’allora patron dei castellani, Gabriele Gravina, oggi presidente della Lega Pro e candidato alla successione a Carlo Tavecchio alla guida della Figc. Sulla vicenda s’è già espressa la magistratura ordinaria con una sentenza di condanna penale per diffamazione a carico di McGinniss. «Sulla storia si è pronunciato il Tribunale di Sulmona in modo definitivo nel 2003 - sottolinea Gravina, dal 1984 al 1996 presidente del Castel di Sangro e all’epoca dei fatti azionista di riferimento del club -. A parte la condanna penale c’è stato un risarcimento danni. La risposta mi sembra sia stata eloquente. Tra l’altro lo stesso Albieri ha diffidato in passato la casa editrice. A volte la ricerca dell’audience porta ad andare oltre, peccato per una società come il Castel di Sangro che ha rappresentato un modello esemplare nel mondo del calcio». Il presidente Gravina è restato anche colpito da un altro aspetto che potrebbe alimentare dietrologie e letture malevoli in considerazione della battaglia per la presidenza federale. «La tempistica di questa storia non convince affatto, anzi offre una chiave di lettura precisa. Ma a me basta l’affetto arrivato dai capitani di quel Castel di Sangro, Davide Dei e Roberto Alberti. O dal tecnico Osvaldo Jaconi e da tanti protagonisti di quella bellissima avventura che non merita di essere infangata. Tutti si attiveranno per tutelare la propria immagine. Il calcio ha, comunque, ben altri problemi su cui interrogarsi».

REAZIONI - Sulla vicenda è intervenuto anche Carlo Regalia, allora dg del Bari: «Una gara normale. Solo che il Bari doveva conquistare la A e il Castel di Sangro era salvo. Noi venivamo da 9 vittorie e 2 pari. Il gol di Ventola dopo 14” fu bellissimo». Così Gigi Garzya. «Con 50 mila tifosi sugli spalti ci saremmo mangiati anche il Real Madrid».
 


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