Campagna abbonamenti e caos Codice etico: tanti club di A non lo hanno

La denuncia arriva dall’Associazione nazionale dei delegati alla sicurezza. Ciuffreda: «Un obbligo che rischia di restare lettera morta»
Campagna abbonamenti e caos Codice etico: tanti club di A non lo hanno
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«I club di tutta Italia stanno lanciando in questi giorni la campagna abbonamenti, ma sono pochissime le società, anche tra quelle di serie A, che sembrano essere in regola con la pubblicazione del Codice Etico di Comportamento del Tifoso, nonostante sia invece obbligatorio presentarlo al sostenitore della squadra al momento della sottoscrizione dell’abbonamento o dell’acquisto del biglietto». Ad accendere le luci su questa nuova impasse del mondo del calcio è A.N.DE.S, l’associazione nazionale delegati alla sicurezza, tramite il socio Fabrizio Ciuffreda, delegato alla sicurezza della Reggiana Calcio e avvocato estensore del Codice Etico. Il Codice Etico di Comportamento del Tifoso, da non confondere con il Codice Etico ex Legge 231/01, come noto è l’accordo di natura civilistica tra la società ed il tifoso che permetterà ai club di contrastare i comportamenti lesivi dell’immagine della società e comunque non graditi, con la previsione di provvedimenti inibitori di accesso all’impianto sportivo della società.

   «Tantissimi club - prosegue Ciuffreda - sembrano in difficoltà. Il protocollo d’intesa sottoscritto nel 2017 impone a tutte le società sportive professionistiche di dotarsi di un Codice Etico di Comportamento del Tifoso. Mettere il tifoso a conoscenza delle condizioni e regole contrattuali previste dal Codice Etico e dal regolamento d’uso dello stadio è condizione imprescindibile per la corretta applicazione del meccanismo del gradimento. L’accettazione avviene implicitamente con l’acquisto del titolo d’accesso all’impianto sportivo, sia esso biglietto o abbonamento, ammesso però che il Codice etico sia pubblicato sul sito internet delle società sportiva e presente nei punti vendita in cui vengono acquistati i titoli d’accesso. Al momento, l’assenza di pubblicazione e divulgazione impediscono l’applicazione del Codice Etico che rischia perciò di restare lettera morta».


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