L'Avellino chiede la Serie B al TAR

Udienza davanti alla Prima Sezione ter del Lazio dopo l'esclusione della società di Taccone dalla cadetteria in seguito a inadempienze amministrative relative alla famigerata polizza fidejussoria Finworld con la quale, tuttavia, sono stati iscritti Palermo e Lecce. Ma oltre che sulla disparità di trattamento, la difesa degli irpini punterà anche sull'incongruità delle norme sportive con quelle europee.
di Tullio Calzone
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Disinnescato il primo vero pericolo, quello del ritorno al format della cadetteria a 22 squadre che avrebbe evidentemente complicato lo scenario, l’Avellino chiede questa mattina giustizia al TAR Lazio per ottenere la riammissione in Serie B. Non sarà facile, ma il pronunciamento del Collegio di Garanzia dello Sport del Coni potrebbe aiutare a raggiungere l’obiettivo. La Corte, infatti, aveva testualmente certificato che la società presieduta dal professor Walter Taccone aveva «tutti i requisiti per essere iscritta». L’unico errore sarebbe stato la mancata impugnazione del Comunicato Ufficiale N°49 del 24 maggio 2018 e i relativi criteri per la partecipazione al campionato. In realtà, la decisione della FIGC potrebbe essere ribaltata alla luce di nuovi fatti intervenuti ma anche per le normative applicate, incongrue a quelle civilistiche europee.  

MANCATO INTERESSE - Secondo il più alto organo di giustizia sportiva, dunque, il club irpino apparirebbe in regola con le procedure propedeutiche all’iscrizione, avendo provveduto, tra l’altro, a una ricapitalizzazione e al versamento di oneri contributivi per i propri tesserati, impegnando una cifra complessiva di 5 milioni di euro. Taccone avrebbe omesso di prevedere, però, un “legittimo interesse” non avendo denunciato nei 30 giorni previsti una palese incongruenza nella normativa sportiva per la partecipazione al torneo. Questo il presunto errore fatale che ha condannato il sodalizio irpino, spingendolo ad andare oltre la giustizia sportiva. E su questo sarà chiamato a decidere il TAR Lazio questa mattina quando, davanti alla Prima Sezione Ter, si dibatterà collegialmente e si andrà nel merito sul “caso” Avellino. 

LE TAPPE DELLA VICENDA - Per capire dove si fonda il ricorso bisogna, però partire dall’inizio. Il meccanismo s’inceppa in seguito all’iniziativa del Commissario straordinario della FIGC Roberto Fabbricini che, lo scorso 24 maggio ha integrato le norme relativamente ai termini temporali nel deposito dei documenti indispensabili all’iscrizione. I dirigenti irpini entro la data stabilita presentano la documentazione amministrativa e la fidejussione richiesta, secondo i legali del club, emessa da società avente standard europeo, ovvero il prescritto “indice di solvibilità” e non già i superati ”indici di rating” previsti dalla normativa sportiva e certificati da Banca Italia. La fidejussione Onix Asigurari non viene, però, ritenuta valida e la FIGC non rilascia la licenza nazionale per la Serie B con delibera del 20 Luglio 2018 prontamente impugnata dall’Avellino dinanzi al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni. Tuttavia le norme non disciplinano, in quel momento, quale sia la sanzione conseguente a tale inadempienza, non essendo l’Avellino né fallito né in concordato e, soprattutto, ancora in grado di disputare il campionato anche se, eventualmente, con un iniziale handicap in classifica.  

COMUNICATO 59 LA CHIAVE - Tale “vuoto” viene colmato il 30 agosto con il Comunicato Ufficiale Nº 59 con il quale il Commissario straordinario riapre i termini per sanare la fidejussione bocciata per due società di B, Palermo e Lecce, che avevano presentato la famosa Finworld, stabilendo 28 giorni di tempo per mettersi in regola ed evitare una penalizzazione di 8 punti in campionato, quello cioè iniziato il 24 agosto. Secondo i legali irpini, dunque, ci sarebbe una «disparità di trattamento» evidente rispetto all’Avellino, invece, escluso e privato, attraverso lo svincolo, di tutto il suo patrimonio tecnico per la mancanza di una polizza bocciata non secondo le regole europee ma con quelle federali. Una preclusione pertanto assai grave anche perché la mancata impugnazione delle norme sull’iscrizione sembrerebbe dettata da una mancanza d’interesse, sopraggiunta solo in un secondo momento. Fatti entrambi assai gravi, secondo Taccone, anche da un solo punto di vista morale e poco attinenti con i valori e i principi dello sport. Anche su questo dovrà stamattina pronunciarsi il TAR Lazio e dare una risposta credibile ai tifosi biancoverdi fiduciosi che, almeno in questa sede, la giustizia possa trionfare. Attese per oggi, inoltre, le sentenze sulla richiesta di ammissione e ripescaggio in Serie C di Como e Santarcangelo. 

 


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