Trapattoni 80 anni, questa sì che è vita

Oggi compie gli anni uno dei personaggi più vincenti e amati del nostro calcio: classe '39, ha alzato trofei da calciatore e da tecnico in Italia (record di scudetti: 7) e in Europa restando se stesso
Giovanni Trapattoni 
 - Al Bayern Monaco dal primo luglio 1994 al 30 giugno 1995, al Benfica dal primo luglio 2004 al 31 maggio 2005, allo Stoccarda dal primo luglio 2005 al 9 febbraio 2006, al Salisburgo dal primo giugno 2006 al 30 aprile 2008, ct dell'Irlanda dal primo maggio 2008 all'11 settembre 2013© ANSA
Alberto Polverosi
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Vigilia di Arsenal-Fiorentina, quella del gol di Batistuta e della Fiorentina che conquista Wembley. E’ il 27 ottobre ‘99, vent’anni fa. Giovanni Trapattoni ne ha già compiuti 60. Vincenzo Macilletti, l’addetto stampa del club viola (allora bastava chiamarlo così, non c’era bisogno di definirlo pomposamente direttore delle relazioni esterne), attraverso l’Uefa ha fissato proprio a Wembley, dove il giorno dopo si giocherà la partita di Champions, la conferenza stampa del Trap. Quando arriviamo, però, i cancelli sono chiusi. Aspettiamo una ventina di minuti ma non si vede nessuno. Trapattoni è impaziente, comincia a sbuffare e a passeggiare nervosamente con le mani in tasca. Alla fine arriva un guardiano, alto, grosso, sulla sessantina anche lui, rubizzo in faccia. Sbraita che nessuno l’ha avvertito della conferenza stampa e che se non ha un ordine scritto non apre nessun cancello. Allora Trapattoni va verso di lui e gli dice nel suo inglese meneghino: “I have been here in the ‘63. Do you remember Benfica-Milan?“. Sono stato qui nel 1963. Ti ricordi di Benfica-Milan? Il guardiano lo scruta un attimo e si illumina: “Oh, mister Trapattoni! Yes, I remember, you won 2-1 against Eusebio. Come with me!”. Magicamente le porte di Wembley si aprono.

Oggi Giovanni Trapattoni compie ottant’anni e di storie come queste ha seminato la sua splendida vita, fatta di uomini e di campioni, di battute che ti lasciavano a bocca aperta e di vittorie clamorose. Ha fatto la vita che sognava da ragazzino, restando ragazzino. Ha fatto la vita da ricco, restando umile. Ha vinto tutto senza perdere se stesso. Ha mischiato il calcio all’umanità, come il suo amico Mazzone, come tanti allenatori che a quei tempi parlavano alla gente come al bar, come vorrebbe fare il loro ultimo successore, Massimiliano Allegri, perché “il calcio non è mica come sparare un razzo sulla luna”.

Trapattoni ha attraversato più di sessant’anni di calcio girando il mondo. Ha vinto tutto in Italia, dove ha il record degli scudetti conquistati, 7, col Milan da giocatore, con la Juve e l’Inter da allenatore e c’è andato abbastanza vicino anche con la Fiorentina. Ha vinto in Germania col Bayern Monaco, in Portogallo col Benfica e in Austria col Salisburgo. S’è preso due Coppe dei Campioni col Milan (la prima quella volta a Wembley, in the ‘63) da giocatore, una da allenatore con la Juve nella maledetta notte dell’Heysel, ha il record in Coppa Uefa (ora Europa League) con tre vittorie come Emery, e ha fatto il tris delle Coppe di un tempo compresa la Coppa delle Coppe.

Ha allenato i più grandi, da Platini a Boniek, da Altobelli a Tardelli, da Matthäus a Zenga, a Batistuta. E’ stato ct dell’Italia e se non fosse stato per l’arbitro galeotto Byron Moreno nel 2002 in Corea sarebbe finita di sicuro in modo diverso. Ha messo insieme Del Piero e Totti, Vieri e Inzaghi.

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