Casillas al Porto, ora è ufficiale

San Iker lascia il Real dopo un quarto di secolo e 18 titoli. Il portiere firma un biennale con opzione per un terzo anno con il Porto e, anche grazie al contributo del vecchio club, diventa il giocatore più pagato della Primeira Liga
Casillas al Porto, ora è ufficiale
Andrea De Pauli
6 min

MADRID (SPAGNA) - È finita un’epoca. Dopo 25 anni, 16 dei quali trascorsi in prima squadra, Iker Casillas saluta il Real Madrid e si trasferisce al Porto. La notizia, preceduta dallo spot del bacio Mundial a Sara Carbonero, ritrasmesso, negli ultimi giorni, a reti unificate su tutti i canali televisivi portoghesi, è arrivata con due giorni di ritardo rispetto al previsto, a causa di un’ultima incomprensione di natura fiscale tra le parti, parsa a un certo punto insormontabile, che ha rischiato seriamente di far saltare l’operazione. Alla fine, però, tutti sono tornati a più miti consigli ed è arrivata l’anelata fumata blanca. L’ormai ex capitano merengue firma un biennale, con opzione per un terzo anno, condizionata da un numero minimo di 30 presenze complessive. I Dragões corrisponderanno all’estremo difensore 10 milioni lordi per i prossimi due anni. Lo stipendio verrà integrato dal Real, in modo tale che la somma netta che giungerà nelle tasche di San Iker, nei prossimi 24 mesi, possa raggiungere i 12,5 milioni netti che la Casa Blanca avrebbe dovuto sborsare, secondo il vecchio contratto, di qui alla scadenza fissata per il 30 giugno del 2017 e che renderanno il ragazzo di Mostoles il calciatore con lo stipendio più alto della storia della Primeira Liga.

 

LA LEGGENDA DEL SANTO - Dai pulcini blancos alla Décima. A dir poco romanzesco il quarto di secolo trascorso dal portiere nel club della vita, tra tanti alti, qualche basso e un’infinità di colpi di fortuna, a cominciare dalla prima chiamata tra i big, a soli 15 anni, decisa da un disperato Jupp Heynckes, che alla vigilia di una trasferta di Champions, a Rosenborg, si ritrovò senza un rassicurante rimpiazzo per il titolare Cañizares, a causa delle contemporanee defezioni delle riserve Illgner e Contreras. Il tempo di ergersi ad eroe nella lotteria dei calci di rigore contro il Ghana nei vittoriosi Mondiali Under-20 nigeriani, e il neomaggiorenne Casillas, il 12 settembre del 1999, debutta in Liga, al San Mamés di Bilbao. Titolare indiscusso, termina la stagione con la prima delle 3 Champions messe in bacheca. Il momento cruciale della leggenda di San Iker, però, è fissato nella primavera del 2002, quando dopo un periodo balordo, in cui viene relegato in panchina dal grande mentore Del Bosque, un’irripetibile congiunzione astrale rilancia la carriera del portiere madridista. È il 23 maggio, a Glasgow, quando la caviglia di Cesar cede nella finalissima della massima competizione continentale contro il Bayer Leverkusen, quella della celebre volée di Zidane. Casillas risponde all’appuntamento del destino, para tutto e vince la seconda Coppa Campioni. Una manciata di giorni e una provvidenziale boccetta di profumo tronca di netto un tendine del malcapitato numero uno della Selección, Santi Cañizares. Il titolare ai Mondiali di Corea sarà, così, Casillas, che non si farà più soffiare il posto da nessuno, finendo per sollevare, fascia al braccio, due Europei e una Coppa del Mondo tra il 2008 e il 2012.

 

MARTIRE - In Spagna nasce il dogma di Casillas miglior portiere di tutti i tempi, messo in discussione solo dalla burrascosa relazione con l’eretico Mourinho, che fa notare come dietro ai riflessi prodigiosi e all’agilità felina, ci sia più di una lacuna tecnica. Di qui la retrocessione a secondo di Diego Lopez, arruolato in tutta fretta nell’inverno del 2013, proprio per rilevare l’infortunato Iker, mandato in infermeria da una sciagurata pedata del compagno Arbeloa, in una sfida copera con il Valencia. I media madrileni parlano con insistenza di scelte dettate da mere questioni personali, ma il grande pacificatore Carletto Ancelotti, che succede allo Special One sulla panchina blanca, conferma l’attuale estremo difensore del Milan come titolare, per lo meno in Liga, trasformando il Santo nel portiere di coppe. Sarà l’abilità, sarà la buona stella, ma la stagione 2013/14 si conclude proprio con il doblete Coppa del Re-Champions. Nonostante Casillas, diranno i maligni, che ormai lo contestano a oltranza in ogni apparizione al Bernabeu. 

 

NELLA TANA DEL NEMICO - Difficile accettare la fine di un grande amore. Così il cocciuto Iker, reduce dai disastrosi Mondiali brasiliani, si concede un’ultima stagione davanti alla porta del Real. Dopo aver sopportato fischi a prescindere per dieci mesi, proprio all’ultimo si arrende all’evidenza e si lascia andare a un plateale vaffa ai detrattori professionali che occupano le gradinate della cattedrale merengue nel corso della 36ª di Liga con il Valencia, conclusa con un pari che consegna virtualmente lo scudetto al Barça. È finita davvero, ormai lo hanno capito tutti, anche il diretto interessato che accetta al volo l’offerta del Porto, che gli garantisce la vetrina della Champions, la blanda concorrenza dell’attempato Helton e la fiducia incondizionata di Mister Lopetegui. La leggenda merengue di Casillas, si chiude, così, con 725 presenze ufficiali e 18 titoli. Salvo sorprese toccherà a David De Gea, erede designato pure in Nazionale, raccogliere il testimone di San Iker, anche se il Real sta lavorando, in queste ore, per il ritorno alla base di Kiko Casilla dall’Espanyol. Ironia del destino, il capitano della Spagna adesso è atteso a braccia aperte proprio da quei tifosi del Porto che ancora non si sono ripresi dal repentino addio dell’idolo Mourinho, che neanche il tempo di festeggiare un’inattesa Coppa Campioni, pensò bene di fuggirsene a Londra, raffinato quartiere Chelsea, nell’ormai lontana primavera del 2004.

@andydepauli


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