Leicester, Ranieri: «Senza paura, sappiamo che il destino è nelle nostre mani»

Il tecnico romano, intervistato da Fox Sport: «Siamo come uno scalatore, non guardiamo sotto, ma sempre avanti»
Leicester, Ranieri: «Senza paura, sappiamo che il destino è nelle nostre mani»© Getty Images
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LEICESTER (INGHILTERRA) - In Inghilterra non lo chiamano più "tinkerman", l'aggiustatore, come ai tempi del Chelsea. L'immagine dell'allenatore un po' pasticcione ha lasciato spazio a quella del capo saggio.

"The gaffer" lo hanno ribattezzato, il saggio appunto, perchè solo un allenatore esperto ed equilibrato come Claudio Ranieri poteva condurre un manipolo di sconosciuti alla conquista del campionato di calcio più bello del mondo. A 64 anni, Ranieri rappresenta un'eccellenza italiana all'estero, un vanto per il Bel Paese. Non capita tutti i giorni che un italiano venga considerato nel Regno Unito l'uomo dell'anno. È a quattro partite dall'impresa "più incredibile nella storia dello sport inglese", dicono qui:
«Ancora non sono arrivato a sognare in inglese. Lasciamo sognare i nostri tifosi, dobbiamo stare concentrati e anche rilassati con gioia e allegria come facciamo nell’allenamento settimanale. Siamo come uno scalatore, non guardiamo sotto, guardiamo sempre avanti. Sappiamo che il nostro destino lo scriviamo noi», ha dichiarato il tecnico romano in esclusiva a Fox Sports all’interno dello speciale "Il Favoloso Leicester", in onda stasera alle 20,00.

UN VERO SIGNORE - Intelligenza, educazione e disponibilità con tutti, stampa compresa: «Mia moglie mi dice di fare poche interviste. Il lunedì è un giorno sacro con lei, spesso andiamo a Londra, andiamo in giro, a teatro. Ci siamo conosciuti nel 1975 non le ho mai chiesto di sposarla, è avvenuto tutto conseguentemente». L’ex tecnico, tra le altre, della Roma, Juventus e Inter, sul suo inizio al Leicester, ha detto: «All’inizio quando sono arrivato ho fatto giocare i ragazzi come erano abituati e dicevo che avrei cambiato il meno possibile. Ma poi mi accorgevo che non funzionava quindi piano piano ho cominciato a cambiare le cose e ho visto le qualità che avevano e come potevamo noi creare danni all’avversario, ad esempio giocando in verticale».

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SIAMO COME LA RAF - Ranieri definisce così il suo team: «Dico sempre alla mia squadra, stimolandola, che siamo come la Raf (Royal Air Force), le frecce tricolori, perché andiamo sempre in verticale, così creiamo problemi agli avversari. Ogni tanto li richiamo per non fargli scordare che siamo come le frecce tricolori. Non siamo bravi a tenere il possesso di palla ma la mettiamo avanti e andiamo sempre in verticale per colpire con più facilità».

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LA DIFESA E KANTE' - Uno dei segreti del Leicester è la sua linea difensiva«Loro sanno che non porteranno mai la linea difensiva dove voglio io, infatti spesso scherziamo quando gli faccio vedere gli highlights: dico loro che stanno sempre dietro. Vorrei che venissero più su ma devo essere bravo a gestire quello che io vorrei e quello che loro sentono e possono fare. Rispetto all’inizio sono cresciuti tantissimo e tutto il reparto così come tutta la squadra riesce a difendere meglio». Sul Kantè ha aggiunto: «Kantè è diventato il beniamino di tutti perché è un ragazzo che non parla mai, sorride sempre, ma è inesauribile. Tutti i compagni gli vogliono un bene incredibile e quando lo vedono negli highlights che corre da tutte le parti si mettono a ridere perché è un giocatore immenso».

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LA PIZZA - A inizio stagione ha offerto la pizza a tutta la squadra, lasciando i suoi ragazzi cimentarsi nele vesti di pizzaioli:

«All’inizio pareggiavamo o vincevamo sempre subendo gol. Allora dissi che la prima volta che avremmo fatto ‘cleen sheet’ saremmo andati tutti in pizzeria. E così è stato con i ragazzi che costruivano la pizza in grandi tavoli ma poi hanno mangiato quella fatta dai pizzaioli…».

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INFANZIA E NAZIONALE - Figlio di un macellaio romano, ha vissuto la sua infanzia dividendosi tra il lavoro e gli allenamenti: «Di quando facevo il ragazzo di negozio ho dei ricordi bellissimi, portavo la carne con il motorino ai clienti e finito di lavorare andavo a giocare e ad allenarmi». E se la chiamasse la Nazionale? «No. E’ bello e sono orgoglioso che venga fatto il mio nome però ho toccato con mano e per il momento non è il mio lavoro. Quando ho allenato la Grecia avevo i ragazzi a disposizione solo 3, 4 giorni prima della partita e poi se ne andavano. Anche se i ragazzi italiani li conoscerei già ma ho bisogno di stare giornalmente con loro. Non parlo molto ma mi piace dare dei piccoli flash ai giocatori per tenerli tutti motivati e così non ci riuscirei. In questo momento non potrei farlo».

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I PRIMI CONTATTI CON IL LEICESTER - Sui primi contatti con la presidenza del Leicester ha detto: «La presidenza nel colloquio iniziale mi assicurò che qualora fossi diventato io l’allenatore mi avrebbe comprato un difensore da 7 milioni di euro. Perchè di solito è molto difficile fare un acquisto in difesa per i presidenti. L’unica domanda che mi fece il figlio del presidente era legata a una possibile retrocessione in Championship: mi chiese se fossi rimasto lo stesso alla guida della squadra. Risposi di si. Spero di restare molti anni qua».

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CAGLIARI - La sua prima grande impresa da allenatore fu quella di riportare il Cagliari in Serie A: «Tanti tanti complimenti al mio Cagliari. Lo sento ancora mio perché li la mia carriera è sbocciata, quindi complimenti a tutti, società, allenatore e giocatori».

 


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