«Balotelli? Solo Ventura può salvarlo»

Il trasferimento al Nizza offre all’attaccante l’ultima chance per ritrovare se stesso. Cavagna, l’uomo che per primo ha creduto in lui, svela le ragioni della sua eclissi e i motivi per cui tornerà grande
«Balotelli? Solo Ventura può salvarlo»© ANSA
Xavier Jacobelli
9 min

ROMA - «Supponiamo che io e lei, in una località imprecisata, ci ritroviamo con una moltitudine di bagnanti fra i quali c’è anche un seminascosto Balotelli che tenta di passare inosservato. Stiamo prendendo il sole. Improvvisamente, al largo, affonda un motoscafo. Quanto scommettiamo che, l’indomani, il giornale locale titola: “Balotelli vede affondare un motoscafo”, piuttosto che: “Affonda un motoscafo”? Il guaio di Mario è essere un personaggio così mediatico da fare notizia sempre e comunque. E non sempre per lui è un bene. Anche se, negli ultimi tempi, ho notato che la pressione si sia allentata. Forse perché Mario si comporta in modo irreprensibile e, per questo, non stuzzica i social come una volta, quando bastava starnutisse per scatenare l’inferno...».

BALOTELLI, PRIMO GOL IN PARTITELLA

BAGGIO - Livio Cavagna sorride. La metafora nautica è decisamente freudiana, il giorno dopo l’approdo di Balotelli al Nizza, Costa Azzurra. Per capire che cosa abbia in testa l’ex ragazzino che a undici anni faceva già il fenomeno nelle giovanili del Lumezzane, bisogna parlare con questo distinto cinquantasettenne bresciano: del nuovo attaccante del Nizza, egli è stato il pigmalione, il mentore o tutte e due le cose insieme. Cavagna mastica calcio da una vita. Si lascia indefessamente assalire da nostalgia canaglia ripensando al Brescia di Baggio e di Corioni, il grande amico scomparso l’8 marzo scorso e continua a stravedere per Zeman. Sei anni fa l’avrebbe portato al Modena, se l’imprenditore della Valtrompia fosse riuscito a comprare il club emiliano. «Ieri ho raggiunto Mario al telefono, a Nizza. L’ho sentito felice, motivato, pronto a sgobbare per tornare quello che era. Perché lui tornerà più forte del giocatore che fece fuori la Germania nella semifinale dell’Europeo 2012. Quella doppietta a Neuer, quando non aveva ancora compiuto 22 anni, fu un segn o del destino. In fondo, di un predestinato stiamo parlando. Glielo dico io che l’ho visto fare il fenomeno quand’era piccolo e giocava con i ragazzi del Lumezzane. Il portiere gli passò il pallone, lui fece fuori mezza squadra avversaria, prese la mira e tirò una cannonata pazzesca, piegando le mani a chi difendeva la porta. Un dirigente che seguiva la partita con me, sbottò: “Sì, va beh, ha fatto un numero da circo, ma non gli riuscirà mai più. Lasciamolo perdere”. Dopo cinque minuti, Mario si ripeté. Mario era già unico a undici anni».

CARRAGHER ATTACCA BALOTELLI

RAIOLA - Dov’è finito, Mario l’Unico, signor Cavagna? Lei che lo conosce bene, ne ha forse notizia? Sono quattro anni che lo stiamo cercando, che si sta cercando, ma né lui né noi l’abbiamo ancora ritrovato. Milan, Liverpool, ancora Milan, ancora Liverpool, ma con le riserve prima di emigrare in Francia: che cosa diavolo gli è successo, signor Cavagna? «Mario non è come lo dipinge la sterminata, stereotipata letteratura, cresciuta di pari passo con il personaggio. Mario non è un montato, non è uno sbruffone, non è un arrogante. Troppa gente sputa sentenze su di lui senza manco conoscerlo, senza averlo incontrato, senza avere parlato con lui almeno per una volta. Mario è un buono, Mario è un generoso, Mario è uno che ama fare del bene al prossimo anche se non vuole si sappia in giro. Mario ha bisogno di ritrovare la fiducia in se stesso e di distinguere fra chi gli vuole davvero bene e chi gli sta accanto soltanto per interesse. E, sia chiaro, non mi riferisco a Mino Raiola, il suo agente: è un professionista formidabile, il migliore in circolazione come dimostra il mercato appena concluso, ma Raiola non è e non può essere l’allenatore-papà di cui Mario ha bisogno. Dove per allenatore-papà intendo la figura di un tecnico che non soffra la presenza di questo giocatore, che non lo ritenga così ingombrante da risultargli insopportabile al punto da sbarazzarsene. Da Mourinho a Klopp, passando per Mancini con il quale venne alle mani al City, possibile sia sempre stata colpa di Mario? Why always me? Si domandava a Manchester. E faceva bene, perché qui sta il punto. Ricorda il tormentato rapporto fra Ulivieri e Baggio al Bologna? Ecco, siamo sulla stessa falsariga. Non conosco Favre, lo svizzero che allena il Nizza: spero capisca quanto grande sia la fortuna che gli è capitata...».

TUTTO SULLA LIGUE 1

VENTURA - Balotelli ha compiuto 26 anni il 12 agosto scorso. Con la Nazionale ha chiuso in Brasile. Cavagna sbotta: «Ah sì, il Brasile. Un fallimento collettivo trasformato nel fallimento di Balotelli, capro espiatorio di una spedizione senza capo né coda. Come se le figuracce con Costarica e Uruguay fossero state solo le figuracce di Mario. Noi italiani siamo fatti così: portiamo un personaggio dalle stelle alle stalle con la stessa facilità che ci spinge a trinciare giudizi al bar. Sa chi salverà Balotelli, secondo me? Ventura. Mario ha soltanto 26 anni e, qualunque cosa dicano di lui, io non vedo in giro nessuno che tecnicamente sia più forte di lui. Ventura è saggio, è paziente, sa di calcio come pochi e come pochi sa valorizzare i giovani. Li sa anche recuperare. Ecco: se Mario ingrana nel Nizza, Ma rio torna in Nazionale. Non è mica andato in Cina: è andato a Nizza e Ventura lo terrà sicuramente d’occhio, lo riporterà in azzurro. Lui sa come gestirlo. L’11 settembre il Nizza riceverà il Marsiglia: il superderby della Costa Azzurra. Lei crede che non ci sarà nemmeno un osservatore del Club Italia in tribuna all’Allianz Arena?».

LA JUVE - Il tono di Cavagna si fa sornione, come se intuisse la domanda che sta per arrivargli. Ma, se lei fosse stato a posto di Raiola, avrebbe portato Balotelli al Nizza? Risposta secca: «No, l’avrei portato alla Juve». Perché? «Perché è l’unica società italiana ai massimi livelli che imponga il rispetto delle regole ai suoi tesserati e insegni loro come ci si deve comportare, rimanendo sempre vicina ai propri giocatori quando le cose vanno bene e, soprattutto, quando vanno male. Perché c’è un nucleo storico che indica la strada e raddrizza quelli che sono convinti di essere già arrivati, perché l’unica cosa che conti è vincere, come dice Boniperti. Si ricorda che cosa disse ai compagni Buffon l’anno scorso, dopo la sconfitta della Juve con il Sassuolo? Io speravo che Mario tornasse a giocare in Italia: il Chievo e il Palermo hanno provato a prenderlo, ma hanno cozzato contro il muro dell’ingaggio, fuori portata per i parametri di Campedelli e Zamparini».

50 MILIONI - L’impressione, però, è che il presente e il futuro di Balotelli non siano, non possano essere soltanto una questione di soldi. «Certo che no. Basti pensare all’accordo sottoscritto praticamente a vita con la Puma: mi dicono 50 milioni di euro. L’ultima preoccupazione di Mario è il denaro. Preferisco pensare a quanta forza, invece, debba trovare in se stesso, per superare il momento che sta vivendo. Provi a pensare a un ragazzo che, sino a un certo punto, veniva considerato un semidio e poi, sul campo, è piombato in un cono d’ombra. Provi a pensare al suo stato d’animo, alle domande che in questo periodo si deve essere posto e alle risposte che si è dovuto dare. Io penso che, se a Nizza, Balotelli farà bene, tornerà in Italia e lo riscopriremo più forte di prima. Non lo dice chi, a suo tempo, ne ha intuito il talento, ma uno che ha la presunzione di conoscere il calcio e i calciatori. Soprattutto, io conosco l’animo di Mario, che cosa c’è dentro la testa di Mario. Che quando ha sbagliato, non ha mai fatto sconti a se stesso, addirittura prima che gli altri non gli facessero alcun tipo di sconto. Dalla maglia dell’Inter gettata in campo a San Siro a tutto quanto è successo dopo».

INTEGRO - Il discorso scivola sul Nizza che ha rilanciato Ben Arfa, sulle chances di Mario in una squadra che pratica un calcio d’attacco, gioca in Europa League e, in questo momento è addirittura in testa alla Ligue 1. Cavagna sottolinea: «Uno dei punti di forza di Balotelli è il suo essere fisicamente integro. Grazie a Dio, sinora non ha patito gravi infortuni, ha soltanto bisogno di ritrovare il ritmo partita e allenarsi con le riserve del Liverpool gli ha fatto sicuramente bene. Se lo conosco bene, deve avere in corpo una tale voglia di recuperare il tempo perduto che in Francia farà sfracelli. E quando tornerà in Nazionale la prima cosa che farò sarà telefonare a Mario per dirgli: visto? Io l’avevo detto il primo di settembre. Sono sicuro che scoppierà a ridere, perché il primo a crederci è proprio lui».


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