City, Guardiola avverte: «Guai a parlare di derby»

Le due squadre di Manchester sono in testa alla Premier alla pari. Terzo il Chelsea a -3, ma il tecnico catalano non abbassa la guardia: «Ogni partita è un rischio»
City, Guardiola avverte: «Guai a parlare di derby»© REUTERS
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ROMA - Si viaggia mano nella mano in testa alla Premier League, precisamente a Manchester: 13 punti in 5 giornate (frutto di 4 vittorie e un pareggio); 16 gol fatti e 2 subiti. È lo score di City e United che fanno registrare gli stessi numeri. Eppure il tecnico dei Citizens, Pep Guardiola, non ci sta a sentir parlare già di derby: «Ci sono sei squadre in corsa per il titolo, non due, siamo solo qualche punto avanti (il Chelsea è a sole 3 lunghezze). Anche la scorsa stagione siamo partiti bene e penso che quella passata sia stata una stagione positiva sotto tanti punti di vista. Penso di essere un bravo allenatore, abbiamo lottato come una squadra normale e credo nella qualità del nostro modo di giocare».

IMPEGNO - Domani si torna in campo alle 16 contro il Crystal Palace di Roy Hodgson, tornato in panchina all'età di 70 anni. «Vi prometto che non farò altrettanto: amo il golf e mi divertirò in quello - continua il tecnico-. Ammiro Roy, una lunga carriera alle spalle e merita sempre rispetto». Nonostante l'impegno tutt'altro che proibitivo (Crystal è ancora a secco di punti), Pep non vuole abbassare la guardia: «In Premier League ogni singola squadra può batterne un'altra. Ai miei giocatori ho mostrato le occasioni che il Palace ha creato contro Southampton e Burnley. Hanno qualità e i miei giocatori devono andare a dormire stasera sapendo che domani possono perdere perchè basta che un piccolo dettaglio non funzioni per far crollare tutto».

AMICO-RIVALE - Quando si pensa al derby di Manchester, si pensa inevitabilmente al "derby" Guardiola-Mourinho, che condividono lo stesso pensiero sul valore da attribuire alla Coppa di Lega: «La penso come lui (Mourinho): si sprecano molte energie. A distanza di tre giorni abbiamo il Palace, poi lo Shakthar, e poi ancora il Chelsea. Lo sapevamo da prima e se devi giocare, giochi. Gli affari sono affari ed è comunque un titolo se riesci a vincerla... anche se non vale grande credito».


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