Sarri esclusivo: «Il mio calcio»

Incontro a Londra tra l'allenatore del Chelsea e il nostro inviato: ««Juve la più forte, si gioca la Champions con il City. Insigne il miglior italiano»
Sarri esclusivo: «Il mio calcio»© AFPS
Alfredo Pedullà
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LONDRA - London Heathrow, ore 10.45. Maurizio Sarri lascia un sms. «Mezzogiorno in punto. Prendi un taxi, senza traffico sono quaranta minuti». Si rifiutano in tre, chissà perché. Il quarto aziona il tassametro, sorride e sussurra qualcosa di incomprensibile su Hazard. E’ forse il cartello dell’estasi in casa Chelsea. Quaranta minuti esatti: Cobham è deserta, servizio d’ordine rigoroso e preciso. E’ la seconda volta che incrocio Sarri, stavolta in via ufficiale. Lo avevo visto a Varcaturo, tempi del Napoli, disincantato e sognatore, cinquanta video da vivisezionare. Quel culto della ricerca infinita, come se fosse un trentacinquenne alle prime armi. Ne ha quasi sessanta di anni, è rimasto trentacinquenne dentro. Questa non è una semplice intervista, forse il rapporto aiuta, ma una chiacchierata a voce alta con poche barriere. Qualcosa di intimo resta tra noi, si chiamano sfoghi o sensazioni del Napoli che fu. Ma l’intimo è intimo, preserva i segreti.

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Chi vince lo scudetto?
«La Juve non ha rivali, quando lo dicevo pensavano che volessi portare acqua dalla mia parte. E’ così anche oggi, già sono in fuga. E quest’anno possono trionfare in Champions, sono due i candidati».

Juve e Real?
«No, Juve e Manchester City. Ho sempre pensato che la squadra di Guardiola sia matura per l’ultima scalata a livello europeo. Per me sarà una corsa a due. Poi bisogna vedere come staranno le spagnole a marzo: oggi un po’ così, ma il vento della Champions cambia facilmente». (Ci invita a guardare i campi. «Sono 36, Cobham è un’oasi. Di là mi alleno una settimana, quella dopo vado dall’altra parte». E indica con le mani girandosi da una parte all’altra come se dovesse indicarci i movimenti in campo). «Vedi lì in fondo? C’è il Chelsea femminile, sono talmente concentrato sul mio che non mi rendo conto di essere spesso un automa. Perché cambio campo? Per una questione di terreno, di adattamento ai vari movimenti. Ora sono concentrato sulla difesa. Sono queste le situazioni che mi piacciono di più». (Ne ingoia un’altra. Rigorosamente Merit).

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Se ti dico Insigne?
«Il miglior calciatore italiano. Lo hanno votato in un sondaggio del Corriere dello Sport-Stadio? Hanno fatto bene. Oggi vince lui. La sua svolta? Semplice, crede in se stesso. Ora di più, sempre di più. Si è scrollato di dosso le incertezze e le paturnie di chi deve essere protagonista nella squadra della sua città. Se ci pensi, era questione di tempo. E non credo proprio che sia un problema di posizione: certo, se gioca più vicino alla prima punta inquadra la porta meglio perché ha la classe e i colpi. Ma lui può fare di tutto: lo avevo pensato trequartista, poi l’ho spostato come esterno offensivo. La tattica e la tecnica sono il pane, io sono sempre qui a insegnare, ma poi ci devi mettere qualcosa di tuo. L’ultimo passaggio è il dna che si sveglia e che ti urla “vai, spacca il mondo”. Questa è la sintesi di Lorenzo. Ora non deve più staccare la spina, ha inquadrato il problema e si è preso la ribalta, non soltanto quella del Napoli».

Leggi l'intervista completa sull'edizione odierna del Corriere dello sport-Stadio


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