Morra: «Vado a riprendermi la serie A dove l'ho perduta»

Oggi alle 15 a Bitetto si gioca Bari-Roma ultima decisiva sfida per la promozione. Alle giallorosse basta un pareggio
Morra: «Vado a riprendermi la serie A dove l'ho perduta»
Valeria Ancione
6 min

ROMA - Cerignola-Bari avanti e indietro, due volte a settimana: la campanella della scuola che si confondeva con quella della stazione, e il treno che la portava ad allenarsi dal paese alla città. Antonella Morra, 33 anni, da Cerignola, non sapeva quanto lungo e pieno di andate e ritorni sarebbe stato il suo viaggio sulla carrozza del calcio. 

Antonella ha gli occhi belli e le gambe lunghe ed è in viaggio da quasi vent’anni appresso a una palla. Da Bari in poi non si è fermata mai. Capo d’Orlando, Torres, Napoli, Res Roma e poi ancora Bari e quindi la Roma. Un amore per il pallone che nasce insieme col parlare. Perché il calcio è un linguaggio semplice e comune a tutti. «Io e mio fratello accompagnavamo papà alle sue partite di calcetto, mentre aspettavamo che finisse giocavamo per strada. Infatti anche lui è diventato calciatore. Io sono difensore però, lui attaccante e quest’anno è stato promosso in serie D. A Cerignola non c’era modo per le ragazze fino a che il presidente di una scuola calcio non mise su una squadra femminile e così sono passata dalla strada al campo a fare la serie C. Ma quell’anno il Bari venne promosso in B e io andai a giocare lì. Uscivo da scuola e correvo a prendere il treno. Il viaggio durava un’ora e mezza circa, lo facevo con una mia compagna di squadra. Tornavamo tardi, molto tardi»

Si comincia e si finisce con il sacrificio, quel peso specifico dell’amore per il calcio che fa andare avanti a dispetto di tutto se sei una donna e vuoi farlo diventare il tuo lavoro, tra sogno e utopia. «Una decina di anni fa ho lasciato definitivamente casa in Puglia. E ho iniziato a girare per squadre e città. A Cerignola non potevo rimanere, cercavo il calcio, dovevo per forza andare via. E poi i giovani vanno tutti via. Lì o fai il contadino o parti per sempre, perché lavorare la terra è faticoso. Cerignola è piccola ma bella, anche se non c’è il mare».

Finire nella Torres degli anni d’oro della squadra sassarese significava fare l’università del calcio. «A Sassari mi hanno insegnato una mentalità vincente, stare a fianco di grandi giocatrici mi ha fatto crescere molto».

Aveva 15 anni quando ha iniziato a viaggiare, oggi poco più della metà e con la fascia da capitano della Roma, torna a Bari a riprendersi quello che proprio con la Pink ha perso: la serie A. «Tutto in una partita, come la passata stagione. Vado a riconquistarmi la serie A sullo stesso campo dove l’ho perduta. Mi fa un certo effetto. So di aver dato tutto per non perderla col Bari e ora sono di nuovo qui, con lo stesso animo, e lo stesso intento di dare tutto per ottenere una vittoria che però riporti la Roma in serie A. Ho amore e rispetto per la mia terra, ma oggi c’è solo la Roma».

Le giallorosse arrivano a Bari con il vantaggio dei tre punti conquistati proprio con le pugliesi. Due squadre protagoniste assolute in un girone di serie B che non ammette passi falsi. «Noi abbiamo due risultati possibili - spiega Morra - ma giocheremo come se ne avessimo solo uno: la vittoria. Rilassarsi pensando di avere due risultati a disposizione so per esperienza che è pericoloso. Troveremo un ambiente caldo che conosco e un Bari che attaccherà dall’inizio, sarà una partita dura. Dobbiamo saper gestire la voglia di chiudere subito, essere brave ad aspettare e a sfruttare la nostra forza offensiva».

Una sfida particolare, tra le due miglior difese del girone, con soli nove gol subiti per parte. Ma la Roma ne ha segnati 83 contro i 70 della Pink. «Vince chi sbaglia meno lì davanti, anche se essenzialmente sarà una partita di testa, chi controlla meglio le emozioni la spunterà. All’andata abbiamo vinto 3 a 1, ma sappiamo che oggi sarà tutta un’altra storia. Sappiamo di dover entrare in campo e lasciar perdere le provocazioni: esisteremo solo noi e il pallone».

Da troppo tempo la Roma si rotola nel sogno di ritornare in serie A. In un testa a testa logorante delle ultime tre stagioni. L’anno scorso a Chieti è finita tra lacrime e tanta amarezza. Oggi sono le giallorosse a essere un pezzetto più avanti. «C’è più consapevolezza rispetto - continua Morra - Siamo tranquille perché ogni partita l’abbiamo affrontata con grande determinazione, ogni partita come se fosse quella decisiva. La Roma è un gruppo unito e questo ha fatto la differenza. L’anno scorso a Bari proprio il gruppo è stato determinante, prima disunito ha sciupato poi si è ricompattato e si è ripreso vincendone una dopo l’altra, purtroppo non è bastato ed è stato come perdere tutto in 90 minuti»

Interista e con Samuel per idolo, Antonella Morra di chilometri inseguendo il pallone ne ha fatti. Ma il tempo delle domande, e del che fare?, prima o poi impone uno stop. «Il lavoro determinerà la mia scelta di continuare. Già lo so che sarà un gran sacrificio se dovessi rinunciare al pallone, ma per noi donne è un lavoro a tempo molto determinato e dopo c'è il nulla. Quest’anno ho lavorato e ho visto quanto è difficile e faticoso conciliare con gli allenamenti. Vedremo, io spero di poter giocare ancora. Come spero di vedere ovunque quello che ho visto la settimana scorsa al Franchi di Firenze: c’era la fila per entrare allo stadio dove si giocava la partita dello scudetto della Fiorentina Women, mi sono emozionata, mai vista una cosa così. Ho invidiato chi era in campo e vedeva tutta quella gente vestita di viola. Uno spettacolo da brividi. Spero che prima o poi sarà così su ogni campo di serie A delle donne»


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